«Sazia e disperata», un'immagine usata dal cardinale Biffi per descrivere la realtà delle Due Torri. E forse questa immagine può essere utilizzata per la Città dei Canestri. Sazia perché negli ultimi nove anni — dal primo scudetto conquistato da Messina — è sempre stata al centro dell'attenzione. Disperata perché, pur invidiata e ammirata, non è riuscita a raccogliere quel che avrebbe potuto. Lasciandosi fregare, di tanto in tanto, da Milano, Varese e Treviso. Che ora ci potrà riprovare (confermato Marconato) con Messina, alla prima vera esperienza lontano dalle Due Torri.
Ma la Città dei Canestri è ancora più disperata perché non ricorda, nelle ultime nove annate, un'estate del genere. E tale considerazione, credeteci, non è per nulla legata al clima tropicale di questi giorni.
La disperazione è legata a un mercato che fino a questo momento ha registrato solo partenze (almeno in casa Virtus) e arrivi (in casa Fortitudo) di chi, in qualche modo, dovrà poi essere sistemato. Ovvero Evtimov, Miloserdov, Van den Spiegel, e lo stesso De Pol, che resta comunque legato — ha vinto il lodo — all'Aquila biancoblù. Giusta l'osservazione di chi obietta che in giro, a parte il valzer delle panchine, s'è mosso pochissimo. E che gli stessi campioni d'Italia hanno perso Nachbar, Tskitishvili, (anche se Skita ha inciso pochissimo), rischiano di veder partire pure Charlie Bell, con la contropartita, per ora, di un ungherese che deve ancora dimostrare tutto (almeno da noi).
Ma a Bologna, dove appunto si è «sazi e disperati», ci si era abituati ad altro. Alle aste per aggiudicarsi Meneghin — ha ragione Recalcati: per il suo bene farebbe meglio a cambiare aria — agli ingaggi di giganti che si chiamavano Vrankovic e Griffith, agli arrivi di nazionali italiani e non. Quest'anno tutto fermo in attesa della conferma di Boniciolli (o arriverà Sagadin dopo aver inseguito Ivanovic?) e dell'arrivo del sigaro di Tanjevic (che un anno fa avrebbero potuto trovarsi sulla stessa panchina, a Villeurbanne). Bloccati, con le campagne abbonamenti ancora di là da venire (ma i segnali, tastando la piazza, sono freddini) e gli annunci che restano strozzati in gola.
Sazi e disperati. Sperando di svegliarci, presto, e di capire che, magari, si è trattato solo di un brutto sogno.
Alessandro Gallo
Ma la Città dei Canestri è ancora più disperata perché non ricorda, nelle ultime nove annate, un'estate del genere. E tale considerazione, credeteci, non è per nulla legata al clima tropicale di questi giorni.
La disperazione è legata a un mercato che fino a questo momento ha registrato solo partenze (almeno in casa Virtus) e arrivi (in casa Fortitudo) di chi, in qualche modo, dovrà poi essere sistemato. Ovvero Evtimov, Miloserdov, Van den Spiegel, e lo stesso De Pol, che resta comunque legato — ha vinto il lodo — all'Aquila biancoblù. Giusta l'osservazione di chi obietta che in giro, a parte il valzer delle panchine, s'è mosso pochissimo. E che gli stessi campioni d'Italia hanno perso Nachbar, Tskitishvili, (anche se Skita ha inciso pochissimo), rischiano di veder partire pure Charlie Bell, con la contropartita, per ora, di un ungherese che deve ancora dimostrare tutto (almeno da noi).
Ma a Bologna, dove appunto si è «sazi e disperati», ci si era abituati ad altro. Alle aste per aggiudicarsi Meneghin — ha ragione Recalcati: per il suo bene farebbe meglio a cambiare aria — agli ingaggi di giganti che si chiamavano Vrankovic e Griffith, agli arrivi di nazionali italiani e non. Quest'anno tutto fermo in attesa della conferma di Boniciolli (o arriverà Sagadin dopo aver inseguito Ivanovic?) e dell'arrivo del sigaro di Tanjevic (che un anno fa avrebbero potuto trovarsi sulla stessa panchina, a Villeurbanne). Bloccati, con le campagne abbonamenti ancora di là da venire (ma i segnali, tastando la piazza, sono freddini) e gli annunci che restano strozzati in gola.
Sazi e disperati. Sperando di svegliarci, presto, e di capire che, magari, si è trattato solo di un brutto sogno.
Alessandro Gallo
Fonte: Il Resto del Carlino