PESARO — Finora, quando aveva l'acqua alla gola la Scavolini ha dimostrato di saper prendere al volo il salvagente. Ha tirato fuori la testa dalle onde a Bologna, contro la Skipper, nella serata che poteva sancire l'eliminazione dalla corsa europea ma stasera la sostanza non cambia: altra sfida da vincere o morire (ore 20.30, diretta su Tele+nero e sulle frequenze di Radio Città, Odeon ed Esmeralda). Ma i ruoli stavolta s'invertono: se la Fortitudo soffre di un complesso-Pesaro, allora la Benetton è la bestia nera della Scavolini. Tre volte si sono affrontate in questa stagione, su fronti diversi (Supercoppa, campionato, Eurolega) e hanno sempre vinto i verdi di Mike D'Antoni. Pillastrini prova a spiegare perché, ma ha fiducia di riuscire a invertire il trend negativo: «Treviso ha un gioco che ci dà fastidio per via dei suoi lunghi perimetrali, che amano tirare da tre. Questo alla lunga non ti dà punti di riferimento, ti costringe a rincorrerli lontano dal canestro e così viene meno la copertura dell'area, che è la nostra forza. In più dispongono di esterni molto atletici, che finora si sono dimostrati fisicamente superiori ai nostri. E' tempo di risolvere questi rebus e sono sicuro che stavolta ce la faremo».
Gli ordini di scuderia per i suoi sono precisi: «Limare il numero delle palle perse, contenere il loro contropiede, o almeno impedire che lo facciano addirittura da canestro subìto, limitare la loro esuberanza a rimbalzo offensivo: sono queste le armi che consentono alla Benetton di giocare senza paura di sbagliare. Se gli togliamo queste certezze, allora la partita può girare a nostro favore».
A Pillastrini interessa poco cosa faranno Barcellona e Skipper: «Perché sono convinto che, anche se le vinciamo tutte, l'unico problema per noi resta sempre Treviso con cui onestamente non possiamo sperare di ribaltare lo scarto canestri. Sarebbe un'utopia perchè 28 punti sono un'enormità e sarebbe troppo pesante interpretare in questo modo la gara. Dobbiamo vincere e basta da qui fino a Barcellona, e poi vediamo che succede».
Mentre Beric torna in panchina, il ballottaggio degli americani vede ancora Blair in rampa di lancio: non potrebbe essere altrimenti per uno che viene dai 15 punti e 17 rimbalzi rifilati alla Skipper una settimana fa. Al suo fianco, però, sarà importante rivedere il miglior Tusek e un Maggioli che, stringendo i denti, sappia trovare una serata importante. E più del duello tra Edney e Booker, sarà importante reggere la battaglia con le guardie e le ali piccole: «E' la squadra stessa che deve mettere gli esterni nelle condizioni di giocare bene. Non intendo solo tirare da tre — spiega Pilla —, ma anche e soprattutto saper attaccare il canestro procurandosi i raddoppi della difesa avversaria e, con essi, falli, assist o qualche scarico per i compagni».
Elisabetta Ferri
Gli ordini di scuderia per i suoi sono precisi: «Limare il numero delle palle perse, contenere il loro contropiede, o almeno impedire che lo facciano addirittura da canestro subìto, limitare la loro esuberanza a rimbalzo offensivo: sono queste le armi che consentono alla Benetton di giocare senza paura di sbagliare. Se gli togliamo queste certezze, allora la partita può girare a nostro favore».
A Pillastrini interessa poco cosa faranno Barcellona e Skipper: «Perché sono convinto che, anche se le vinciamo tutte, l'unico problema per noi resta sempre Treviso con cui onestamente non possiamo sperare di ribaltare lo scarto canestri. Sarebbe un'utopia perchè 28 punti sono un'enormità e sarebbe troppo pesante interpretare in questo modo la gara. Dobbiamo vincere e basta da qui fino a Barcellona, e poi vediamo che succede».
Mentre Beric torna in panchina, il ballottaggio degli americani vede ancora Blair in rampa di lancio: non potrebbe essere altrimenti per uno che viene dai 15 punti e 17 rimbalzi rifilati alla Skipper una settimana fa. Al suo fianco, però, sarà importante rivedere il miglior Tusek e un Maggioli che, stringendo i denti, sappia trovare una serata importante. E più del duello tra Edney e Booker, sarà importante reggere la battaglia con le guardie e le ali piccole: «E' la squadra stessa che deve mettere gli esterni nelle condizioni di giocare bene. Non intendo solo tirare da tre — spiega Pilla —, ma anche e soprattutto saper attaccare il canestro procurandosi i raddoppi della difesa avversaria e, con essi, falli, assist o qualche scarico per i compagni».
Elisabetta Ferri
Fonte: Il Resto del Carlino