PESARO – La conferma che per il rinnovo del contratto di Marko Tusek non si prevedono ostacoli arriva autorevole dalle alte (nel vero senso della parola) sfere societarie. Il corazziere Ario Costa è rimasto l’unico a presidiare la sede biancorossa (Magnifico è al “camp", Crespi negli USA, mentre Zanca ha... staccato la spina per qualche giorno) e nonostante la provvisoria solitudine ostenta serenità olimpica.
L’unico dispiacere riguarda il rumoroso addio di Maggioli ma per il momento preferisce astenersi da qualunque commento, almeno fino a quando le bocce non saranno ferme. Ma torniamo a Tusek: «Non credo ci saranno problemi per la sua riconferma». Nemmeno se venisse abbassato il tetto dei 5 extracomunitari consentiti? «Beh, in quel caso bisognerebbe rifletterci su, perché noi abbiamo già Beric come extracomunitario, ma non credo proprio che le regole verranno modificate di nuovo, almeno per quest’anno. C’è la riunione del Coni il 24, ma dalle informazioni ricevute non abbiamo grandi motivi di preoccupazione. E andiamo avanti tranquilli, attenendoci alla delibera della Federazione sul 5+1».
Quindi anche il discorso di aggiungere stranieri con passaporto comunitario (tipo Joey Beard) risulta meno urgente. «Infatti, anche perché qualche... italiano in squadra ce lo vogliamo! E con i tre americani che le regole ci consentono, oltre a Beric e Tusek, dobbiamo prendere un play-guardia e ricostruire il settore lunghi».
Insomma, chi ama il brivido delle novità quest’anno non resterà deluso. Poi è ovvio che bisognerà vedere “quali" novità. Ha ancora in mano la famosa lista dei cento e passa nomi? «Come no – sorride il direttore generale della Victoria Libertas – ma a questo punto ha avuto una bella sfoltita!». Vi siete chiariti le idee? «Sì, abbiamo individuato con precisione gli uomini che vogliamo. Sono atleti che ci piacciono molto ma che adesso dobbiamo valutare anche dal punto di vista ambientale e caratteriale».
Per provarli dovrete per caso trasferirvi a... San Marino, dato l’attuale giro di vite sui visti? «Eh... ma non credo ce ne sia bisogno: a parte che un visto “turistico" di qualche giorno è sempre consentito, se ci riesce veramente di portare a Pesaro i giocatori che abbiamo scelto non ci sarà bisogno di “provini": andremo a botta sicura». E che gli dei del basket vogliano almeno concedere un fortunato epilogo alla lunga odissea estiva della Scavolini!
La penultima domanda è un tantino insidiosa: Traina rimane? Costa ha appena un attimo di esitazione: «Al momento... direi di sì». L’ultima è proprio “subdola": e Beric, rimane anche lui? Qui nessunissima esitazione: «Beric sarà il giocatore fondamentale della prossima Scavolini – proclama Ario con convinzione – E credo proprio che sarà il Beric che per una serie di motivi non abbiamo visto l’anno scorso. Da lui ci aspettiamo quel salto di qualità che è appunto mancato nell’ultima stagione. Su di lui puntiamo davvero parecchio». Così è, se vi pare. Di più, alla metà di luglio, non è lecito pretendere. Ci sarebbe stato il brivido del sorteggio della Uleb Cup con i relativi calendari, ma la Vuelle a torto o a ragione si è chiamata fuori. Magari le sarebbe toccato il girone D, quello in cui invece è finita Varese (con Zara, Cholet, Charleroi, Amsterdam e Lleida), ma nell’anno dell’euro Pesaro è diventata improvvisamente “euroscettica".
Giancarlo Iacchini
L’unico dispiacere riguarda il rumoroso addio di Maggioli ma per il momento preferisce astenersi da qualunque commento, almeno fino a quando le bocce non saranno ferme. Ma torniamo a Tusek: «Non credo ci saranno problemi per la sua riconferma». Nemmeno se venisse abbassato il tetto dei 5 extracomunitari consentiti? «Beh, in quel caso bisognerebbe rifletterci su, perché noi abbiamo già Beric come extracomunitario, ma non credo proprio che le regole verranno modificate di nuovo, almeno per quest’anno. C’è la riunione del Coni il 24, ma dalle informazioni ricevute non abbiamo grandi motivi di preoccupazione. E andiamo avanti tranquilli, attenendoci alla delibera della Federazione sul 5+1».
Quindi anche il discorso di aggiungere stranieri con passaporto comunitario (tipo Joey Beard) risulta meno urgente. «Infatti, anche perché qualche... italiano in squadra ce lo vogliamo! E con i tre americani che le regole ci consentono, oltre a Beric e Tusek, dobbiamo prendere un play-guardia e ricostruire il settore lunghi».
Insomma, chi ama il brivido delle novità quest’anno non resterà deluso. Poi è ovvio che bisognerà vedere “quali" novità. Ha ancora in mano la famosa lista dei cento e passa nomi? «Come no – sorride il direttore generale della Victoria Libertas – ma a questo punto ha avuto una bella sfoltita!». Vi siete chiariti le idee? «Sì, abbiamo individuato con precisione gli uomini che vogliamo. Sono atleti che ci piacciono molto ma che adesso dobbiamo valutare anche dal punto di vista ambientale e caratteriale».
Per provarli dovrete per caso trasferirvi a... San Marino, dato l’attuale giro di vite sui visti? «Eh... ma non credo ce ne sia bisogno: a parte che un visto “turistico" di qualche giorno è sempre consentito, se ci riesce veramente di portare a Pesaro i giocatori che abbiamo scelto non ci sarà bisogno di “provini": andremo a botta sicura». E che gli dei del basket vogliano almeno concedere un fortunato epilogo alla lunga odissea estiva della Scavolini!
La penultima domanda è un tantino insidiosa: Traina rimane? Costa ha appena un attimo di esitazione: «Al momento... direi di sì». L’ultima è proprio “subdola": e Beric, rimane anche lui? Qui nessunissima esitazione: «Beric sarà il giocatore fondamentale della prossima Scavolini – proclama Ario con convinzione – E credo proprio che sarà il Beric che per una serie di motivi non abbiamo visto l’anno scorso. Da lui ci aspettiamo quel salto di qualità che è appunto mancato nell’ultima stagione. Su di lui puntiamo davvero parecchio». Così è, se vi pare. Di più, alla metà di luglio, non è lecito pretendere. Ci sarebbe stato il brivido del sorteggio della Uleb Cup con i relativi calendari, ma la Vuelle a torto o a ragione si è chiamata fuori. Magari le sarebbe toccato il girone D, quello in cui invece è finita Varese (con Zara, Cholet, Charleroi, Amsterdam e Lleida), ma nell’anno dell’euro Pesaro è diventata improvvisamente “euroscettica".
Giancarlo Iacchini
