MILANO — Tetti, limiti, divieti. Lo sport italiano, un po' per autarchia, un po' per risparmiare, vuole mettere un freno all'ingresso di atleti provenienti da federazioni che non appartengono all'Unione Europea. E nel basket, dove far spesa negli States è conveniente e costa poco, in molti già tremano.
Fa eccezione la dirigenza dell'Olimpia: «Il tetto imposto dalla Federazione al tesseramento di giocatori extracomunitari non ci interessa più di tanto - risponde risoluto Gino Natali, gm Olimpia - perché di concerto con il presidente Corbelli adottiamo un'altra politica. Ormai penso si sia capito che puntiamo sugli italiani. Per noi poter tesserare sei o quattro americani non fa molta differenza. Tanto non li prenderemmo lo stesso». Una posizione chiara, dettata da motivi tecnici ed emozionali più che economici: «L'impostazione è quella di lavorare con un nucleo di giocatori che possano dare affidamento prima di tutto dal punto di vista del gruppo e della voglia di giocare in questa società. E' chiaro che anche noi guardiamo al mercato d'oltreoceano e che prenderemo sicuramente tre giocatori americani, ma non uno in più. Abbiamo considerato i vari ruoli da coprire e fatto delle graduatorie di preferenza. Al primo posto, per ogni spot, abbiamo messo dei giocatori italiani. Se non li troviamo guardiamo fuori dalle nostre frontiere». Il discorso della limitazione serve anche a dare una mano ai vivai italiani: «Sotto questo profilo - conferma Natali - è certo una buona idea: vedere squadre con sette americani più Dan Gay e Marcelo Damiao è veramente incredibile. I nostri giovani devono avere spazio per crescere». Ma gli americani costano meno? «Dipende da chi prendi». Appunto.
Maurizio Trezzi
Fa eccezione la dirigenza dell'Olimpia: «Il tetto imposto dalla Federazione al tesseramento di giocatori extracomunitari non ci interessa più di tanto - risponde risoluto Gino Natali, gm Olimpia - perché di concerto con il presidente Corbelli adottiamo un'altra politica. Ormai penso si sia capito che puntiamo sugli italiani. Per noi poter tesserare sei o quattro americani non fa molta differenza. Tanto non li prenderemmo lo stesso». Una posizione chiara, dettata da motivi tecnici ed emozionali più che economici: «L'impostazione è quella di lavorare con un nucleo di giocatori che possano dare affidamento prima di tutto dal punto di vista del gruppo e della voglia di giocare in questa società. E' chiaro che anche noi guardiamo al mercato d'oltreoceano e che prenderemo sicuramente tre giocatori americani, ma non uno in più. Abbiamo considerato i vari ruoli da coprire e fatto delle graduatorie di preferenza. Al primo posto, per ogni spot, abbiamo messo dei giocatori italiani. Se non li troviamo guardiamo fuori dalle nostre frontiere». Il discorso della limitazione serve anche a dare una mano ai vivai italiani: «Sotto questo profilo - conferma Natali - è certo una buona idea: vedere squadre con sette americani più Dan Gay e Marcelo Damiao è veramente incredibile. I nostri giovani devono avere spazio per crescere». Ma gli americani costano meno? «Dipende da chi prendi». Appunto.
Maurizio Trezzi
