CANTÙ — Nel calcio è scattato il semaforo rosso alle frontiere per calciatori e allenatori extracomunitari. E mercoledì prossimo il Coni pronuncerà la sua sentenza anche per la pallacanestro. Nel pianeta basket, con il mercato in effervescenza, la febbre sale e il pronunciamento del 24 luglio è attesissimo.
Ma Antonello Riva, leggenda dei canestri, 40 anni, non ha dubbi: «Ben venga una limitazione anche nella pallacanestro per gli atleti non comunitari. Nell'ultima stagione sono stati un'esagerazione. Ma anche cinque, come ha deciso in un primo momento la Fip per il prossimo campionato, sono troppi».
Il miglior realizzatore in assoluto in Italia, con oltre 14 mila punti segnati, una carriera zeppa di successi, il capitano dell'Oregon Scientific che ha costruito una stagione magica grazie a un gruppo tutto americano, spiega: «La forza trainante del basket in Italia è la Nazionale. Tv e giornali danno ampio spazio alla pallacanestro solo quando c'è una Nazionale che vince. Ma se permettiamo alle società di tesserare un numero troppo elevato di stranieri, come in questi ultimi anni, sono convinto che nel giro di cinque anni non ci sarà più nessun giocatore italiano in grado di vestire la maglia azzurra. Se il calcio ha deciso di chiudere le frontiere, perché ci si è accorti che gli extracomunitari tolgono spazio ai giovani, anche la pallacanestro deve imboccare la stessa strada. Non c'è alternativa».
Eppure Cantù nell'ultima stagione non ha forse costruito la sua fortuna sull'utilizzo di sei americani? «Le regole glielo permettevano e Cantù le ha sfruttate. Poi in Brianza hanno avuto la fortuna e la bravura di trovare l'alchimia giusta per una squadra che si è rivelata vincente. Ma quante altre società hanno tesserato una schiera di americani ottenendo soltanto le briciole?».
Largo ai giovani dunque. «Nel nostro campionato ci sono tanti ragazzi che hanno il talento per diventare ottimi giocatori. Ma senza spazi, senza la possibilità di maturare sul campo, sono destinati a sparire nell'anonimato. Faccio l'esempio di Cantù: abbiamo nel vivaio tanti ragazzi di buone qualità e belle speranze, ma quest'anno con sei americani, facevano persino fatica a ritagliarsi qualche minuto per allenarsi con la prima squadra. Limitando il numero degli stranieri il nostro basket potrà tornare a fiorire».
Nembo Kid, intanto, si prepara a far la valigia. Ma non parte per le vacanze. Antonello Riva potrebbe lasciare Cantù. Il suo contratto è scaduto e c'è aria di separazione: «La società non mi ha ancora fatto sapere nulla - dice il bomber brianzolo -. La situazione è ferma. Per la prima volta nella mia vita ho dovuto appoggiarmi a un procuratore (Riccardo Sbazzi, NdR) che sta valutando delle proposte. Mi hanno contatto un paio di squadre di A. Ciò non toglie che la mia prima scelta resti Cantù, anche con una riduzione di stipendio».
Paolo Marelli
Ma Antonello Riva, leggenda dei canestri, 40 anni, non ha dubbi: «Ben venga una limitazione anche nella pallacanestro per gli atleti non comunitari. Nell'ultima stagione sono stati un'esagerazione. Ma anche cinque, come ha deciso in un primo momento la Fip per il prossimo campionato, sono troppi».
Il miglior realizzatore in assoluto in Italia, con oltre 14 mila punti segnati, una carriera zeppa di successi, il capitano dell'Oregon Scientific che ha costruito una stagione magica grazie a un gruppo tutto americano, spiega: «La forza trainante del basket in Italia è la Nazionale. Tv e giornali danno ampio spazio alla pallacanestro solo quando c'è una Nazionale che vince. Ma se permettiamo alle società di tesserare un numero troppo elevato di stranieri, come in questi ultimi anni, sono convinto che nel giro di cinque anni non ci sarà più nessun giocatore italiano in grado di vestire la maglia azzurra. Se il calcio ha deciso di chiudere le frontiere, perché ci si è accorti che gli extracomunitari tolgono spazio ai giovani, anche la pallacanestro deve imboccare la stessa strada. Non c'è alternativa».
Eppure Cantù nell'ultima stagione non ha forse costruito la sua fortuna sull'utilizzo di sei americani? «Le regole glielo permettevano e Cantù le ha sfruttate. Poi in Brianza hanno avuto la fortuna e la bravura di trovare l'alchimia giusta per una squadra che si è rivelata vincente. Ma quante altre società hanno tesserato una schiera di americani ottenendo soltanto le briciole?».
Largo ai giovani dunque. «Nel nostro campionato ci sono tanti ragazzi che hanno il talento per diventare ottimi giocatori. Ma senza spazi, senza la possibilità di maturare sul campo, sono destinati a sparire nell'anonimato. Faccio l'esempio di Cantù: abbiamo nel vivaio tanti ragazzi di buone qualità e belle speranze, ma quest'anno con sei americani, facevano persino fatica a ritagliarsi qualche minuto per allenarsi con la prima squadra. Limitando il numero degli stranieri il nostro basket potrà tornare a fiorire».
Nembo Kid, intanto, si prepara a far la valigia. Ma non parte per le vacanze. Antonello Riva potrebbe lasciare Cantù. Il suo contratto è scaduto e c'è aria di separazione: «La società non mi ha ancora fatto sapere nulla - dice il bomber brianzolo -. La situazione è ferma. Per la prima volta nella mia vita ho dovuto appoggiarmi a un procuratore (Riccardo Sbazzi, NdR) che sta valutando delle proposte. Mi hanno contatto un paio di squadre di A. Ciò non toglie che la mia prima scelta resti Cantù, anche con una riduzione di stipendio».
Paolo Marelli