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Amaro Pilla, l’ora dello sfogo

"La società mi ha lasciato solo"

PESARO – Se n’è andato in punta di piedi, “da gran signore" (come è stato detto) e se c’è un uomo che per temperamento detesta far polemica è proprio lui. Eppure i sassolini nella scarpa sono francamente troppi anche per un signore mansueto e correttissimo come Stefano Pillastrini. «L’imbarazzo dei dirigenti della Scavolini nell’annunciare il cambio di allenatore mi è sembrato evidente. Io avevo già annunciato che sarei rimasto e ne ero convinto, perché ero convinto che ci fosse la volontà di affrontare insieme le difficoltà, e una stagione che si prospettava difficile, viste ad esempio le contestazioni dell’Inferno nei miei confronti. Ma quando ho capito che ero solo e che non c’era né unità né volontà di collaborazione da parte della società, ho pensato che fosse meglio tirarsi indietro senza insistere nella controversia». Che riguardava cosa esattamente? «Tutto non voglio dire. Però ci tengo a sottolineare almeno tre cose: 1) Io credevo in Pecile e l’avrei promosso play titolare, ma non unico: nel senso che chiedevo alla società un “cambio", un aiuto per Andrea; mi si rispose di no, che come regista doveva esserci solo lui. Adesso invece leggo che si cerca un play americano “davanti" a Pecile! 2) Si continua a dire che la conferma di Maggioli era incompatibile con la mia presenza: ora, a parte che Michele va via lo stesso, voglio affermare nel modo più chiaro che per me lui è un eccellente giocatore, che io lo avrei tenuto e se allenassi un’altra squadra farei di tutto per comprarlo! 3) Si dice anche che la società mi abbia rimproverato la volontà di far giocare Gigena “quattro", cioè ala grande. Ma lui giocava “quattro" con Caja: sono stato io a farlo giocare “tre" (ala piccola)! Se adesso avevo proposto di riportarlo più vicino al canestro era per contribuire al “ridimensionamento" annunciato da Scavolini, visto che nel ruolo di ala, con Beric, Traina e Flamini, c’era un vero sovraffollamento!». Ma forse, con l’avvento di Crespi, alcuni piani sono mutati e può darsi che anche il ridimensionamento sia stato... ridimensionato: «Alla fine spenderanno come prima!», azzarda Pillastrini.
Inevitabile ripensare, con qualche recriminazione, alla stagione passata: «Si andava avanti giorno per giorno, in balia dei risultati, e se non arrivavano o era colpa mia o dei più disparati fattori psicologici. In realtà era il settore esterni che non andava. Dovevamo prendere una guardia, ad esempio Bell che era libero, altroché DeMarco. Lì abbiamo sbagliato tutti, me compreso. Abbiamo creduto che ci mancasse un lungo, proprio mentre Blair e Tusek stavano ritrovando la forma giusta. Se Blair fosse stato in forma fin dall’inizio, la stagione avrebbe preso un’altra piega!». Adesso la società punta su Beric... «Ed è giusto così: in fondo in dieci anni di carriera ha sbagliato solo una stagione. Merita una seconda opportunità».
Il Pilla è reduce da un corso per allenatori tenuto a Bormio ed è impegnato a Cesenatico nel suo camp estivo (a cui partecipano tra gli altri gli juniores pesaresi Gurini, Trionfo e Bartolucci). Offerte nessuna? «Due: Rimini e una squadra polacca, ma ho detto no. Preferisco aspettare progetti più stimolanti, magari quest’inverno... oppure saltare la stagione e programmare bene la prossima». Un’ultima sensazione vuole comunicare alla città in cui ha allenato per due anni intensi: «Sono sicuro che la gente di Pesaro non fosse contro di me. Ho avuto tantissime manifestazioni di stima e di affetto».
Giancarlo Iacchini
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