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Con un mago, che Sacripanti

Peterson: " E' il coach del momento"

CANTÙ (Como) — Il giocatore più forte dell'Oregon Scientific Cantù è seduto in panchina. È un nano in mezzo ai giganti. Si chiama Stefano Sacripanti. È lui l'uomo del miracolo brianzolo, l'allenatore emergente del basket made in Italy. Ne è convinto anche un santone dei canestri come Dan Peterson: «Sacripanti? È il coach del momento», ha dichiarato il presidente onorario dell'Olimpia.
L'uomo nuovo della Pallacanestro Cantù è un giovane con la faccia da bimbo. Una sorta di Harry Potter che studia per diventare un mago del basket. E i risultati gli stanno dando ragione: sotto la sua guida fatta di lavoro e sudore, la squadra brianzola la scorsa stagione ha compiuto una rimonta formidabile salvandosi da una spirale negativa che la stava risucchiando. E quest'anno è tornata regina, è salita in classifica tanto in alto come non le accadeva da un decennio.
Il merito della risurrezione, oltre che del presidente Francesco Corrado, è di questo 32enne cresciuto a pane e basket sulla collina brianzola. Abbandonata la pallacanestro giocata, la statura non lo aiutava, ha capito che la sua strada era in panchina. Nella seconda metà degli Anni 80 era l'assistente di Fabrizio Frates nel vivaio canturino. Ha regalato a Cantù tre scudetti con le giovanili. Poi coach Franco Ciani l'ha chiamato a fargli da vice. Una stagione sofferta, la prima dell'era Corrado. L'anno passato un avvio disastroso di campionato: a Natale Cantù era a fondo classifica con due punti. Il patron Corrado silurò Ciani. La leggenda vuole che, non trovando allenatori sul mercato, il massimo dirigente di Cantù abbia affidato per necessità la squadra al timido Sacripanti. Quattro partite di prova, fu l'incarico affidatogli. Fu un poker di vittorie. «Mi hanno aiutato in tanti, a cominciare da Riva e Gay», ricorda Sacripanti. Che si conquistò la fiducia dei due pretoriani biancoblù con parole semplici: «Io sono così come di vedete e mi conoscete».
Riconfermato, Sacripanti quest'estate ha trascorso un mese negli States. Poi ha scelto uno per uno i giocatori dell'Oregon, facce sconosciute, ma perfettamente in linea con il budget a disposizione. Una formazione costruita pezzo per pezzo, una squadra artigianale, fatta in bottega. Un lavoro lento, paziente cominciato ad agosto. Il risultato? Una compagine solida, concreta, unita. Di più: un secondo posto in classifica, l'Eurolega a portata di mano e un basket champagne che diverte. E per Sacripanti, sacchiano convinto, tifoso del Milan, ma con un modello da imitare nel basket che si chiama Ettore Messina, è cominciata una galappota entusiasmante, ma tiene com'è nel suo stile i piedi per piantati per terra.
Paolo Marelli
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