REGGIO CALABRIA – Mimmetto Barbaro l'aveva fatto fuori dalla sua Viola dei sogni. Non ci sarebbe stato spazio in quella Viola di Myers e Sabonis per Alejandro Montecchia. E sarebbe stato un peccato mortale. Perché Ale è ormai il cuore pulsante della Viola, il suo leader riconosciuto, il braccio e la mente di coach Zorzi sul parquet. Intorno a lui si respira fiducia e lui promana carisma. Un carisma contagioso e irresistibile perché Alejandro ha la forza dell'uomo normale che si riesce a fare spazio tra i giganti dei canestri. Quest'anno sta producendo una stagione strepitosa prendendo per mano la Viola e conducendola verso una salvezza che a fine novembre sembrava una chimera per una squadra che, partita tra mille difficoltà, aveva anche inanellato tredici sconfitte consecutive. Ma Ale non si è mai arreso e ha continuato a predicare basket. Non aveva un pivot cui appoggiare il giocare vicino a canestro? Nessun problema: il perimetro diventava il punto di forza della sua squadra e lui armava il braccio dei suoi tiratori. Dice del suo play il giovane talento Carlos Delfino: «Montecchia per me è come una fratello maggiore che mi guida sia in campo sia nella vita. È un “referente” importante. Non so come si pronuncia la parola esatta in italiano, ma per me Montecchia è anche molto di più. Si merita che i tifosi siano pazzi per lui». E Montecchia? Continua diritto per la sua strada. Domenica sera, durante quegli interminabili minuti del black-out ha trovato anche il tempo di avvicinarsi al tavolo degli scout della Lega per informarsi dei risultati delle dirette concorrenti della “sua” Viola. Una smorfia, quando ha saputo della vittoria di Udine e poi di nuovo in campo a suggerire ai suoi compagni che ancora c'era molto da fare e si doveva gestire un vantaggio di undici punti per due minuti. Ama tirare da lontano, ma sa essere anche un artista del penetra-e-scarica. Qualche volta paga la sua generosità in difesa, ma per il resto è un computer sul parquet che si muove alla velocità della luce e imbecca sempre il compagno libero per il tiro giusto, smarcato, punendo un aiuto difensivo di troppo. Montecchia corre e pensa. Guarda e serve assist. Dà il massimo e s'arrabbia con i suoi compagni se non fanno lo stesso. Il g.m. Giuse Barrile l'aveva messo al primo posto per la sua squadra. Andava sul sicuro e lo sapeva. Ha preferito tenere i piedi a terra. E l'uomo normale l'ha ripagato. Alla grande.
Piero Gaeta
Piero Gaeta