FABRIANO - In casa Banca Marche giorno dopo giorno cresce la consapevolezza dello splendido periodo di forma di Michael Meeks. L'ala/pivot biancazzurra nelle ultime otto partite sta viaggiando alla nobile media di 19,1 punti e 7,3 rimbalzi a serata, con il 63% da due, il 44% da tre e l'82% ai liberi. Incuriositi da così tanta manna, siamo andati a fare quattro chiacchiere con Michael per scoprire il segreto dei suoi straordinari miglioramenti rispetto ad un avvio di stagione non troppo esaltante. Trent'anni da poco compiuti, 205 cm, Meeks è un jamaicano con passaporto canadese, scuola cestistica statunitense e moglie tedesca: un classico emblema di crogiolo di popoli, o 'melting pot', come si dice in americano.
«E' vero, non sto andando male. Di sicuro giocare molto ultimamente (35,3 minuti, ndr) mi ha aiutato. Ma l'intera squadra mi sembra che si stia comportando bene. Tutto nasce dall'ottimo gruppo che è stato creato. Anche a novembre e dicembre, quando c'è stato un periodo di flessione, il feeling tra noi è rimasto forte e, con pazienza, siamo tornati a giocare nel modo migliore. Anzi, siccome io sono un tipo che pensa sempre positivo, ti dico che i play-off sono alla nostra portata. Ci proveremo fino in fondo, anche se le sette partite che ci rimangono sono difficili».
Sabato a Fabriano (ore 20.30), intanto, c'è il derby con Pesaro. «La Scavolini è una squadra ricca di talento, versatile. Noi lunghi dovremo difendere attentamente su Blair, Johnson e Tusek, credendo al massimo nei nostri mezzi».
Il sogno di Michael è concludere alla grande questa stagione con la casacca biancazzurra, per poi tuffarsi nell'avventura dei Mondiali di Indianapolis in estate con il suo Canada. «Ho ricevuto la convocazione per la Nazionale del mio paese e mi ha fatto molto piacere. E' il secondo Mondiale a cui partecipo (in passato anche due Panamericani e le Olimpiadi di Sidney, dove fu assoluto protagonista, ndr). Abbiamo una buona squadra, c'è anche Nash (stella Nba a Dallas, ndr), cercheremo di arrivare più avanti possibile anche lì».
Meeks è un gigante gentile, con gli occhialini tondi da intellettuale fuori dal parquet, le treccine e l'immancabile chitarra, che suona da due anni. «Ho scoperto che mi rilassa. La suono dappertutto, dopo gli allenamenti e le partite, sul pullman mentre viaggiamo. Qui a Fabriano ne ho tre e me ne sta per arrivare una nuova».
Uno sguardo al futuro, infine. «Mi piacerebbe da matti rimanere a Fabriano anche l'anno prossimo, perché qui si sta bene, i tifosi sono tanti e ci seguono ovunque, non avevo mai visto tanto attaccamento alla squadra nei posti in cui avevo giocato prima. E poi penso che il campionato italiano di A1 sia uno dei migliori dopo l'Nba».
Ferruccio Cocco
«E' vero, non sto andando male. Di sicuro giocare molto ultimamente (35,3 minuti, ndr) mi ha aiutato. Ma l'intera squadra mi sembra che si stia comportando bene. Tutto nasce dall'ottimo gruppo che è stato creato. Anche a novembre e dicembre, quando c'è stato un periodo di flessione, il feeling tra noi è rimasto forte e, con pazienza, siamo tornati a giocare nel modo migliore. Anzi, siccome io sono un tipo che pensa sempre positivo, ti dico che i play-off sono alla nostra portata. Ci proveremo fino in fondo, anche se le sette partite che ci rimangono sono difficili».
Sabato a Fabriano (ore 20.30), intanto, c'è il derby con Pesaro. «La Scavolini è una squadra ricca di talento, versatile. Noi lunghi dovremo difendere attentamente su Blair, Johnson e Tusek, credendo al massimo nei nostri mezzi».
Il sogno di Michael è concludere alla grande questa stagione con la casacca biancazzurra, per poi tuffarsi nell'avventura dei Mondiali di Indianapolis in estate con il suo Canada. «Ho ricevuto la convocazione per la Nazionale del mio paese e mi ha fatto molto piacere. E' il secondo Mondiale a cui partecipo (in passato anche due Panamericani e le Olimpiadi di Sidney, dove fu assoluto protagonista, ndr). Abbiamo una buona squadra, c'è anche Nash (stella Nba a Dallas, ndr), cercheremo di arrivare più avanti possibile anche lì».
Meeks è un gigante gentile, con gli occhialini tondi da intellettuale fuori dal parquet, le treccine e l'immancabile chitarra, che suona da due anni. «Ho scoperto che mi rilassa. La suono dappertutto, dopo gli allenamenti e le partite, sul pullman mentre viaggiamo. Qui a Fabriano ne ho tre e me ne sta per arrivare una nuova».
Uno sguardo al futuro, infine. «Mi piacerebbe da matti rimanere a Fabriano anche l'anno prossimo, perché qui si sta bene, i tifosi sono tanti e ci seguono ovunque, non avevo mai visto tanto attaccamento alla squadra nei posti in cui avevo giocato prima. E poi penso che il campionato italiano di A1 sia uno dei migliori dopo l'Nba».
Ferruccio Cocco