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Bologna, strategie da rivedere

Per Virtus e Skipper vietato sbagliare straniero con le nuove regole

Non potendo fornire grandi soddisfazioni sul campo — il brutto risultato agli europei di Turchia è costato il posto ai mondiali di Indianapolis — il basket nostrano dà i numeri. Magari consultando la Smorfia potrete pure giocarli al lotto: 3 come il numero minimo di italiani richiesti a referto; 4 come il massimo di extracomunitari utilizzabili da ogni singolo club in ogni partita e acquistabili da questa stagione (chi già ce li ha può tenerseli e aggiungerne, appunto, altri quattro) e 0 come gli errori ammessi. Già, perché a mettere pepe su questa vicenda c'è un vincolo terrificante: se i club sbaglieranno straniero saranno fatti loro. Nel senso che i tagli non ci saranno più. Quattro a referto (e quattro in più rispetto agli attuali) sono gli extracomunitari oggi e quattro (in più) saranno alla fine. Senza infortuni, ammutinamenti o fughe che tengano. Situazione difficile per la Virtus che ha già coperto tre tasselli su quattro — Becirovic, Smodis e Khjznyak — ma potrebbe tesserarne altri tre (senza però farli giocare contemporaneamente). Situazione simile per la Skipper, che a libro paga ha Kovacic, Miloserdov e il rientrante Zukauskas (ma, eventualmente, quattro extracomunitari da ingaggiare).
Strategie da rivedere, a meno che non ci siano sorprese particolari con i club e la Lega Basket (espressione delle società) disposti a rispondere a muso duro tanto al diktat del Coni sul contingentamento dei permessi di soggiorno, quanto alla Fip che, con il suo consiglio federale, ha operato questa scelta. Con l'obbligo di schierare tre italiani, poi, la Virtus scopre — il contratto di Bonora è scaduto — di avere la coperta corta. Perché Frosini, Brkic e Barlera sono contati. E se qualcuno avesse un raffreddore? Ma, obietterete voi, non era così lo scorso anno? Sissignore, ma non dimenticate che Ginobili, a referto, per il doppio passaporto, risultava italianissimo. Anche se non utilizzabile (peccato) per la nostra rappresentativa azzurra. Skipper più coperta, in questo caso, potendo contare su Basile, Galanda, Fucka (che pure potrebbe finire a Vitoria), Meneghin e pure De Pol.
Fanno discutere le dimissioni di Paolo Macchiavelli, prima amministratore delegato, poi direttore sportivo della Virtus per un biennio, dopo aver lavorato in Fortitudo.
Fanno discutere perché, conti alla mano, nello stesso intervallo di tempo (il biennio coinciso con il Grande Slam e l'appendice della conquista di una seconda Coppa Italia) si tratta delle dimissioni numero 6. Le prime furono quelle del primo amministratore delegato della società, Luca Poggi, seguite da quelle (respinte) di Roberto Brunamonti in marzo. Poi da quelle di Ettore Messina e ancora di Brunamonti (stavolta accettate) qualche settimana addietro. Nello stesso intervallo se n'è andato un altro amministratore delegato, Galeazzo Taddia. E oggi Macchiavelli. Il conto potrebbe addirittura salire a 8 ampliando il concetto di dimissioni. Per certi versi Abbio si è dimesso dalla Virtus, scegliendo Valencia. E per altri versi — lo stesso Madrigali lo ha puntualizzato più volte — Griffith, nella sua seconda stagione all'ombra delle Due Torri, si era dimesso da giocatore…
Alessandro Gallo
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