FABRIANO — Tiro alla Monroe, primo passo alla Jenkins, doti atletiche alla Myers. Più o meno questo si deduce dalle recensioni tecniche dei «book» americani e se solo una minima parte di quanto riportato fosse credibile, Hulett DeAndre – point guard di 203 centimetri classe 1980 – già si candida al ruolo di grande rivelazione dell'anno nel massimo campionato italiano. Con lui e con Ira Clark, vicinissimo alla firma con Fabriano c'è anche Chris Porter (ala di 202 centimetri del 78), un altro degli emergenti scoperto da coach Roberto Carmenati nella Usbl e confermatosi in Summer League.
Campione nascosto. Se il coach fabrianese ha tanta fretta di strappare l'accordo – almeno verbale, se non proprio scritto – con DeAndre prima del ritorno in Italia previsto per il fine settimana, un motivo c'è. E lo si riconoduce ai quei 37 punti e 17 rimbalzi di una storica partita ai tempi del colllege delle Sequoie (si chiama proprio così…) in cui il «talentissimo» fece innamorare cestisticamente di lui il suo illustre coach (lo «squalo» Tarkanian) in una stagione conclusa con dodici doppie doppie. L'Nba (scelto dai Raptors nel Duemila) l'ha vista solo di passaggio da giovanisimo, poi un lungo peregrinare tra le leghe americane con l'ultima esperienza maturata in una una decina di incontri in Florida nella Usbl. Per farla corta, un potenziale fuoriclasse. Con il valore aggiunto della freschezza dei 21 anni e la voglia di «sfruttare» la vetrina italiana per tornare nel mondo dorato dei «pro» d'oltreocano.
Finto gregario. Meno talento, ma tanta sostanza il biglietto da visita di Chris Porter, allenato da Carmenati e Jabbar negli Oklahoma Storm, ma anch'egli reduce da una carriera di College niente male. Il 24enne di Abbeville (draft Nba al secondo giro da Golden State nel Duemila) non avrà polpastrelli da pianistra, ma con le armi del dinamismo e la notevole solidità difensiva nell'ultima stagione ha contribuito ai successi dei Dakota Wizards in Cba e degli stessi Storm.
Un vero uomo squadra, lui pure, come DeAndre e Clark, mai visto né in Italia, nè nel resto d'Europa.
Alessandro Di Marco
Campione nascosto. Se il coach fabrianese ha tanta fretta di strappare l'accordo – almeno verbale, se non proprio scritto – con DeAndre prima del ritorno in Italia previsto per il fine settimana, un motivo c'è. E lo si riconoduce ai quei 37 punti e 17 rimbalzi di una storica partita ai tempi del colllege delle Sequoie (si chiama proprio così…) in cui il «talentissimo» fece innamorare cestisticamente di lui il suo illustre coach (lo «squalo» Tarkanian) in una stagione conclusa con dodici doppie doppie. L'Nba (scelto dai Raptors nel Duemila) l'ha vista solo di passaggio da giovanisimo, poi un lungo peregrinare tra le leghe americane con l'ultima esperienza maturata in una una decina di incontri in Florida nella Usbl. Per farla corta, un potenziale fuoriclasse. Con il valore aggiunto della freschezza dei 21 anni e la voglia di «sfruttare» la vetrina italiana per tornare nel mondo dorato dei «pro» d'oltreocano.
Finto gregario. Meno talento, ma tanta sostanza il biglietto da visita di Chris Porter, allenato da Carmenati e Jabbar negli Oklahoma Storm, ma anch'egli reduce da una carriera di College niente male. Il 24enne di Abbeville (draft Nba al secondo giro da Golden State nel Duemila) non avrà polpastrelli da pianistra, ma con le armi del dinamismo e la notevole solidità difensiva nell'ultima stagione ha contribuito ai successi dei Dakota Wizards in Cba e degli stessi Storm.
Un vero uomo squadra, lui pure, come DeAndre e Clark, mai visto né in Italia, nè nel resto d'Europa.
Alessandro Di Marco
Fonte: Il Resto del Carlino