“Gli esami non finiscono mai” diceva il grande Eduardo. E’ proprio vero!
Me ne sono accorto anch’io che a quasi settant’anni ho dovuto rimboccarmi le maniche per imparare un mestiere nuovo, quello di presidente di una squadra di pallacanestro, coinvolto nel gravoso compito di riportare i fasti e l’entusiasmo di un glorioso passato sugli spalti di quel “Tempio” che negli anni migliori ha visto brillare in alto i più prestigiosi trofei internazionali conquistati dai più grandi campioni canturini.
Un compito molto arduo, un esame difficilissimo al quale, concedetemelo, nemmeno mi ero iscritto ma in cui mi ci sono ritrovato catapultato mio malgrado un po’ per passione, un po’ per riconoscenza, un po’ per orgoglio e molto per incoscienza.
Nessun rammarico intendiamoci, anzi, nonostante tutti i problemi che ho dovuto affrontare i questi tre anni, e nonostante la quasi assoluta mancanza di aiuti da parte di coloro che avrebbe potuto farlo, sono contento lo stesso.
Mi sento di dire che oggi sono più ricco! Certamente non di denaro, come potrete ben comprendere, ma di esperienza, di professionalità e soprattutto di umanità.
Vivendo ogni giorno a contatto con gli atleti, i ragazzi, gli uomini, che per me sono tutti come figli, con i loro problemi, con le loro gioie, con le loro emozioni, si diventa ansiosi, protettivi e attenti e si impara a godere della ricchezza semplice di una stretta di mano, di una pacca sulla spalla, di un sorriso, di un abbraccio o di un sfogo di pianto.
Sensazioni impagabili vissute ogni giorno con tutti i giocatori che sono passati da Cantù in questi tre anni ma in particolar modo con colui che mi è sempre stato molto vicino, forse per affinità di pensiero, per cultura cestistica o più semplicemente per una innata simpatia e per un sempre accresciuto rispetto reciproco: Antonello Riva.
Oggi, per esigenze di programmazione, le nostre strade sono costrette a dividersi, questo fa parte dello sport così come fa parte anche della vita e Antonello lo ha imparato subito fin da giovanissimo quando nemmeno quattordicenne dovette lasciare la famiglia per trasferirsi a Cantù o quando ancora dovette lasciare Cantù per Milano e poi Pesaro, Gorizia e poi ancora Cantù. Ogni volta una grande emozione carica di tristezza per ciò che lasciava e di entusiasmo per ciò che trovava.
Ma questa volta forse è diverso, a quarant’anni Antonello Riva sa che quello che sta per affrontare non è il solito trasferimento in una nuova città dove certamente non mancherà di infiammare ancora con le sue gesta un nuovo pubblico che lo acclamerà da par suo come un eroe.
Questa volta Antonello è un atleta maturo ma soprattutto un uomo intelligente che saprà arricchirsi di questa nuova esperienza per farla fruttare al meglio nella prospettiva di un futuro che lo vedrà come sempre protagonista in campo o magari dietro una scrivania.
Ad Antonello Riva va il più alto riconoscimento e il ringraziamento di tutta la società, dei suoi tifosi e di tutta la città, unitamente al mio augurio personale per un futuro ricco di grandi soddisfazioni. “ Forza Bomber…gli esami non finiscono mai.”
Francesco Corrado
Me ne sono accorto anch’io che a quasi settant’anni ho dovuto rimboccarmi le maniche per imparare un mestiere nuovo, quello di presidente di una squadra di pallacanestro, coinvolto nel gravoso compito di riportare i fasti e l’entusiasmo di un glorioso passato sugli spalti di quel “Tempio” che negli anni migliori ha visto brillare in alto i più prestigiosi trofei internazionali conquistati dai più grandi campioni canturini.
Un compito molto arduo, un esame difficilissimo al quale, concedetemelo, nemmeno mi ero iscritto ma in cui mi ci sono ritrovato catapultato mio malgrado un po’ per passione, un po’ per riconoscenza, un po’ per orgoglio e molto per incoscienza.
Nessun rammarico intendiamoci, anzi, nonostante tutti i problemi che ho dovuto affrontare i questi tre anni, e nonostante la quasi assoluta mancanza di aiuti da parte di coloro che avrebbe potuto farlo, sono contento lo stesso.
Mi sento di dire che oggi sono più ricco! Certamente non di denaro, come potrete ben comprendere, ma di esperienza, di professionalità e soprattutto di umanità.
Vivendo ogni giorno a contatto con gli atleti, i ragazzi, gli uomini, che per me sono tutti come figli, con i loro problemi, con le loro gioie, con le loro emozioni, si diventa ansiosi, protettivi e attenti e si impara a godere della ricchezza semplice di una stretta di mano, di una pacca sulla spalla, di un sorriso, di un abbraccio o di un sfogo di pianto.
Sensazioni impagabili vissute ogni giorno con tutti i giocatori che sono passati da Cantù in questi tre anni ma in particolar modo con colui che mi è sempre stato molto vicino, forse per affinità di pensiero, per cultura cestistica o più semplicemente per una innata simpatia e per un sempre accresciuto rispetto reciproco: Antonello Riva.
Oggi, per esigenze di programmazione, le nostre strade sono costrette a dividersi, questo fa parte dello sport così come fa parte anche della vita e Antonello lo ha imparato subito fin da giovanissimo quando nemmeno quattordicenne dovette lasciare la famiglia per trasferirsi a Cantù o quando ancora dovette lasciare Cantù per Milano e poi Pesaro, Gorizia e poi ancora Cantù. Ogni volta una grande emozione carica di tristezza per ciò che lasciava e di entusiasmo per ciò che trovava.
Ma questa volta forse è diverso, a quarant’anni Antonello Riva sa che quello che sta per affrontare non è il solito trasferimento in una nuova città dove certamente non mancherà di infiammare ancora con le sue gesta un nuovo pubblico che lo acclamerà da par suo come un eroe.
Questa volta Antonello è un atleta maturo ma soprattutto un uomo intelligente che saprà arricchirsi di questa nuova esperienza per farla fruttare al meglio nella prospettiva di un futuro che lo vedrà come sempre protagonista in campo o magari dietro una scrivania.
Ad Antonello Riva va il più alto riconoscimento e il ringraziamento di tutta la società, dei suoi tifosi e di tutta la città, unitamente al mio augurio personale per un futuro ricco di grandi soddisfazioni. “ Forza Bomber…gli esami non finiscono mai.”
Francesco Corrado