VARESE — Stavolta si fa sul serio: Varese è pronta a lasciare andare Pozzecco alla Skipper senza chiedere una lira in cambio, lui è pronto a liberare la società dal suo contratto per cominciare una nuova avventura a Bologna. Manca l'ufficialità ma l'affare è concluso, con buona pace di chi all'inizio non ci credeva. La rinuncia di Varese agli 800 milioni (di lire) - stabiliti come indennizzo per cedere il contratto - ha accorciato i tempi dell'operazione. Domani mattina il proprietario, Gianfranco Castiglioni, incontrerà il Poz per un chiarimento e mettere la parola fine al matrimonio sportivo. Colpi di scena non ne sono previsti, ed è probabile che i due si lascino bene. Ma non sarà così con tutti, perchè i tifosi sanno chi ha messo il Poz alla porta.
Dodo Rusconi, e con lui Gregor Beugnot, ha sempre visto di buon occhio la partenza del funambolico regista, ritenuto uno degli ultimi legami con la gestione Bulgheroni, come se questo fosse un peccato mortale. Se è stata una scelta felice quella di rinunciare alla Mosca Atomica lo diranno il tempo e le prossime mosse della campagna acquisti. Forse l'addio a Varese è un bene per il giocatore: a settembre compirà 30 anni, è reduce dalla stagione più tribolata della sua carriera, ha sempre avuto rapporti difficili con Rusconi e Beugnot, qualche compagno ormai fatica a sopportarlo: cambiare aria lo farà riflettere, oltre che soffrire per il distacco da una città che ama.
Sempre nel pomeriggio di domani si radunerà la Metis, ma il capitano sarà già un ex: lo attende l'incontro definitivo con il patròn della Fortitudo, Giorgio Seragnoli, per mettere a punto i dettagli sul contratto, che sarà biennale e con cifre più basse rispetto a quanto guadagnava a Varese. Se poi, oltre che in campo, il Poz sarà bravo anche a migliorare l'immagine di una società all'avanguardia nel settore della comunicazione, il guadagno finale potrebbe aumentare.
Poz, l'altro ieri a Trieste, ha parlato anche con Matteo Boniccioli, l'allenatore della Skipper che non ha mostrato tanto entusiasmo per il suo eventuale ingaggio. Poi si è allineato, anche se la gestione di un giocatore così estroso non sarà semplice. La storia che il Poz si allena poco e male lo seguirà anche a Bologna, dove il lavoro in palestra è ritenuto fondamentale sia da Bonicciolli sia dal nuovo gm Zoran Savic. A Varese resterà un grande vuoto in campo e, a giudicare dalla rabbia montante dei tifosi, anche sugli spalti.
Roberto Pacchetti
Dodo Rusconi, e con lui Gregor Beugnot, ha sempre visto di buon occhio la partenza del funambolico regista, ritenuto uno degli ultimi legami con la gestione Bulgheroni, come se questo fosse un peccato mortale. Se è stata una scelta felice quella di rinunciare alla Mosca Atomica lo diranno il tempo e le prossime mosse della campagna acquisti. Forse l'addio a Varese è un bene per il giocatore: a settembre compirà 30 anni, è reduce dalla stagione più tribolata della sua carriera, ha sempre avuto rapporti difficili con Rusconi e Beugnot, qualche compagno ormai fatica a sopportarlo: cambiare aria lo farà riflettere, oltre che soffrire per il distacco da una città che ama.
Sempre nel pomeriggio di domani si radunerà la Metis, ma il capitano sarà già un ex: lo attende l'incontro definitivo con il patròn della Fortitudo, Giorgio Seragnoli, per mettere a punto i dettagli sul contratto, che sarà biennale e con cifre più basse rispetto a quanto guadagnava a Varese. Se poi, oltre che in campo, il Poz sarà bravo anche a migliorare l'immagine di una società all'avanguardia nel settore della comunicazione, il guadagno finale potrebbe aumentare.
Poz, l'altro ieri a Trieste, ha parlato anche con Matteo Boniccioli, l'allenatore della Skipper che non ha mostrato tanto entusiasmo per il suo eventuale ingaggio. Poi si è allineato, anche se la gestione di un giocatore così estroso non sarà semplice. La storia che il Poz si allena poco e male lo seguirà anche a Bologna, dove il lavoro in palestra è ritenuto fondamentale sia da Bonicciolli sia dal nuovo gm Zoran Savic. A Varese resterà un grande vuoto in campo e, a giudicare dalla rabbia montante dei tifosi, anche sugli spalti.
Roberto Pacchetti