PESARO – Ma chi è Chris Christoffersen? Del nuovo pivottone della Scavolini si è parlato finora davvero poco, benché da tempo sia stato indicato come uno dei principali obiettivi di mercato della dirigenza biancorossa e del coach Marco Crespi.
Forse il suo passaporto comunitario, peraltro assai prezioso di questi tempi, ha indotto in qualche modo a sottovalutarlo, quasi fosse un “quarto lungo" arrivato stavolta subito, senza i gialli dell’anno scorso.
Ma lo spilungone danese alto 2,18, per quanto sia un ragazzo posato ed anche umile, non ci tiene affatto ad essere visto come quello che “completa la rosa". Intanto è cresciuto in America. Negli ultimi quattro anni ha rappresentato una pedina importante dell’Università dell’Oregon e al famoso Draft Nba che ha “bocciato" Aaron McGhee c’era anche lui.
Anzi, gli avevano detto che aveva buone possibilità di essere scelto per via della statura ed anche della buona tecnica individuale, poi invece la delusione. Ma il buon Chris l’aveva confessato in un’intervista al sito “Bulls.com" di Chicago, subito dopo il “Pre-draft Camp" disputato appunto con la maglia dei Bulls: «Non ho avuto la possibilità di mettermi in luce; mi sono stati concessi pochi minuti e non ho potuto far vedere quello di cui sono capace». Quali sono le sue qualità principali? «Credo di essere piuttosto forte in post basso – risponde il danese – e poi corro bene sul parquet».
Dev’essere l’intervistatore a ricordargli i progressi compiuti nell’ultimo anno di college, con “picchi" di 15 punti e 15 rimbalzi. «Sì – ammette con qualche imbarazzo – i miei fondamentali si sono raffinati e soprattutto mi sento più forte mentalmente».
Chris è nato a Roenne, in Danimarca, il 13 agosto del ’79. Cestisticamente è però cresciuto negli Usa, e si è guadagnato anche la palma di “Most improved player" (il giocatore più migliorato) durante il college. Si è laureato in sociologia. Ha un sito internet tutto suo, che aggiorna puntualmente con i progressi della sua carriera cestistica. Sul parquet, la sua specialità è la stoppata, un fondamentale di cui a Pesaro si è persa ormai la memoria... Chris è il terzo stoppatore di tutti i tempi nella storia della Oregon University. Ha chiuso l’ultima annata con cifre non eccelse ma comunque di tutto rispetto: 8,2 punti a partita e 5,4 rimbalzi, con una stoppata di media e il 55% al tiro.
Undici volte ha realizzato una “doppia doppia" (più di dieci punti e rimbalzi): contro UCLA 14+15 (Mvp dell’incontro) e 5-stoppate-5 contro USC. Pensate che nei tre anni precedenti non era stato mai inserito nello starting-five, e invece nell’ultimo anno è partito in quintetto 35 volte su 35! «E’ stata una stagione bella e tremenda», commenta.
Insomma: un ragazzo in piena maturazione e (si spera) esplosione. Il suo difetto sono però i liberi: li tira come Joe Blair. L’anno scorso è arrivato a fatica al 55%. Ha giocato finora col numero 25. La nazionale danese continuava imperterrita a convocarlo, anche se lui era – con i piedi e ormai anche con la testa – al di là dell’Atlantico.
Nelle ore in cui non ha in mano un pallone da basket, si dedica al computer e a internet. Promette di rispondere a tutti quelli che gli scriveranno sul suo sito (usando il motore di ricerca di “Google" lo si può trovare) ma presto i pesaresi potranno fargli di persona tutte le domande che vogliono.
Giancarlo Iacchini
Forse il suo passaporto comunitario, peraltro assai prezioso di questi tempi, ha indotto in qualche modo a sottovalutarlo, quasi fosse un “quarto lungo" arrivato stavolta subito, senza i gialli dell’anno scorso.
Ma lo spilungone danese alto 2,18, per quanto sia un ragazzo posato ed anche umile, non ci tiene affatto ad essere visto come quello che “completa la rosa". Intanto è cresciuto in America. Negli ultimi quattro anni ha rappresentato una pedina importante dell’Università dell’Oregon e al famoso Draft Nba che ha “bocciato" Aaron McGhee c’era anche lui.
Anzi, gli avevano detto che aveva buone possibilità di essere scelto per via della statura ed anche della buona tecnica individuale, poi invece la delusione. Ma il buon Chris l’aveva confessato in un’intervista al sito “Bulls.com" di Chicago, subito dopo il “Pre-draft Camp" disputato appunto con la maglia dei Bulls: «Non ho avuto la possibilità di mettermi in luce; mi sono stati concessi pochi minuti e non ho potuto far vedere quello di cui sono capace». Quali sono le sue qualità principali? «Credo di essere piuttosto forte in post basso – risponde il danese – e poi corro bene sul parquet».
Dev’essere l’intervistatore a ricordargli i progressi compiuti nell’ultimo anno di college, con “picchi" di 15 punti e 15 rimbalzi. «Sì – ammette con qualche imbarazzo – i miei fondamentali si sono raffinati e soprattutto mi sento più forte mentalmente».
Chris è nato a Roenne, in Danimarca, il 13 agosto del ’79. Cestisticamente è però cresciuto negli Usa, e si è guadagnato anche la palma di “Most improved player" (il giocatore più migliorato) durante il college. Si è laureato in sociologia. Ha un sito internet tutto suo, che aggiorna puntualmente con i progressi della sua carriera cestistica. Sul parquet, la sua specialità è la stoppata, un fondamentale di cui a Pesaro si è persa ormai la memoria... Chris è il terzo stoppatore di tutti i tempi nella storia della Oregon University. Ha chiuso l’ultima annata con cifre non eccelse ma comunque di tutto rispetto: 8,2 punti a partita e 5,4 rimbalzi, con una stoppata di media e il 55% al tiro.
Undici volte ha realizzato una “doppia doppia" (più di dieci punti e rimbalzi): contro UCLA 14+15 (Mvp dell’incontro) e 5-stoppate-5 contro USC. Pensate che nei tre anni precedenti non era stato mai inserito nello starting-five, e invece nell’ultimo anno è partito in quintetto 35 volte su 35! «E’ stata una stagione bella e tremenda», commenta.
Insomma: un ragazzo in piena maturazione e (si spera) esplosione. Il suo difetto sono però i liberi: li tira come Joe Blair. L’anno scorso è arrivato a fatica al 55%. Ha giocato finora col numero 25. La nazionale danese continuava imperterrita a convocarlo, anche se lui era – con i piedi e ormai anche con la testa – al di là dell’Atlantico.
Nelle ore in cui non ha in mano un pallone da basket, si dedica al computer e a internet. Promette di rispondere a tutti quelli che gli scriveranno sul suo sito (usando il motore di ricerca di “Google" lo si può trovare) ma presto i pesaresi potranno fargli di persona tutte le domande che vogliono.
Giancarlo Iacchini