BARCELLONA _ Zoran Savic, non solo qui a Barcellona ci ha giocato, ma ci ha pure vinto e, dopo qualche anno, ha messo su anche casa. E se proprio la Skipper, all'inizio dell'inverno, non lo avesse chiamato, probabilmente adesso starebbe sui bordi della sua piscina a godersi l'inizio della primavera catalana. Logico quindi che sia lui la persona più indicata per parlare di questo Barcellona – Skipper che rappresenta un'ultima spiaggia per entrambi i duellanti. Un appuntamento delicato soprattutto per la Skipper bastonata dal derby e reduce da un doppio passo falso tra Eurolega e campionato. La ricetta di Savic, per andarsene dal palau Blaugrana con i due punti in tasca è la più logica: «Uscire in maniera diversa dallo spogliatoio. Non si può concedere a tutti gli avversari venti punti di vantaggio prima ancora che la partita sia cominciata. Magari contro squadre di medio livello come Roma arrivi comunque a giocarti la vittoria nel finale. Ma contro Scavolini o Kinder non soltanto perdi ma, sotto di venti, rischi poi di prenderne addirittura trenta come è successo domenica. Bisogna cambiare. Subito. Perchè anche il Barcellona è squadra che non perdona le false partenze e ha pure l'ultimo tiro vincente». Già, c'è pure il problema di fermare un killer implacabile come Jasikevicius, l'uomo che sulla sirena ha freddato, in rapida successione, sia Scavolini che Benetton. Zoran conosce molto bene il lituano, assente nella gara d'andata quando la Skipper s'impose di 4 punti: «Non solo _ dice _ è per me il miglior play maker d'Europa ma è anche un ragazzo straordinario. Che fa gruppo e dà allegria a tutta la squadra. Con lui il Barcellona si trasforma. Il timoniere in campo, Jasikevicius, e quello in panchina, il contestato Aito. «Aito continua Savic _ ha alle spalle una carriera straordinaria. Se hai vinto tanto non puoi essere un cattivo allenatore. Se Aito ha un difetto è quello di curare poco le pubbliche relazioni e forse questo non ha contribuito a creargli preziose amicizie. Ma certo non è un coach che si può contestare». Ma dimentichiamoci per una sera di Jasikevicius e Aito e pensiamo soltanto a noi stessi. Pensiamo al fatto che fino a qualche settimana fa dominavamo il campionato italiano». Pensiamo di affrontare questa partita per quello che è, cioè una finale. Chi perde torna a casa e noi non vogliamo uscire proprio adesso, dopo aver fatto tanta fatica ad arrivare alla seconda fase di Eurolega, quando tutti, ormai, ci davano per spacciati».
Gianni Cristofori
Gianni Cristofori
Fonte: Il Resto del Carlino