BARCELLONA - In uno di quegli enormi borsoni biancoblù che nella hall del Plaza aspettano di sapere in quale camera finiranno, ci devono essere anche i 31 punti presi nel derby. Freschi com´erano, la Skipper non ha proprio potuto fare a meno di portarseli dietro e appoggiarli in questo monumentale albergo che si affaccia su Piazza di Spagna, naturalmente con la speranza di scaricarli qui, vincendo stanotte la sfida col Barcellona (20.30, diretta Tele+). Più che una partita una finale, più che una finale un´ultima playa per cercare di arrivare nelle prime quattro a Casalecchio, ma pure per tornare a campare sereni a Bologna.
L´altra faccia del derby è questa: perdi uno e paghi, come minimo, tre. Finisci strangolato dalla Kinder in una serata nerissima, seppure mutilata dalle nevralgiche assenze di Basile e Kovacic (che stasera ci saranno, anche se con due soli allenamenti nelle gambe), e nemmeno il primato in campionato serve a bloccare il ventilatore di chiacchiere e veleni che si mette a girare scoperchiando i pensieri peggiori. Qualcosa dev´essere arrivato anche dalle parti di Boniciolli, che ieri aveva un umore ancor più nero del dopo derby. Seragnoli l´ha chiamato lunedì a rapporto, e non occorre essere dotati di microspie per capire che l´argomento del proprietario sia stato ribadire di non aver scritto in fronte Jo Condor. Non è contento di averne presi 13 in casa contro Pesaro, lo è ancor meno di aver visto invertire i numeri di quella cifra nel passivo coi bianconeri. Dargli torto è impossibile, dare comunque tempo alla squadra e a Boniciolli pare invece sia stata la ragionevole conclusione del colloquio. Dopodichè, decideranno al solito i risultati, ma anche il modo in cui verranno eventualmente mancati. Stasera, per farla breve, o l´Aquila sfoggia un partitone, o inizierà una pericolosa deriva di polemiche e fuochi incrociati dalla quale sarà difficile venir fuori.
Il gioco si è fatto improvvisamente duro, e per trovarne uno in grado di reggerlo e spiegarlo si è dovuta inseguire la testa angolare di Zoran Savic. Seduto a tavolino alle pendici del Montjuich (sul cui cucuzzulo, nel Palau Sant Jordi, alzò la coppa con la Kinder nel '98), il gigante dagli occhi dolci e dai gomiti ruvidi, che da queste parti ha preso casa e metterà radici, ha detto al solito cose sensate e pesate. «Va bene, abbiamo perso male con la Kinder, è stata una delle poche volte in cui sono uscito dal campo sentendo vergogna: ma ora bisogna reagire, giocare e vincere. Se non usciamo dall´apatia che ci ha preso, finisce male. Dobbiamo ricordarci chi siamo, i primi nel campionato italiano, e tornare ad avere la testa giusta per le partite. Non abbiamo gente che fa 50 punti per noi, quindi bisogna lavorare duro in difesa. Abbiamo avuto anche tanti problemi di infortuni, ma adesso ci siamo e dobbiamo dimostrarlo. Per prima cosa entrando in partita senza prendere subito 10-15 punti di scarto, altrimenti è una rincorsa continua. Basta, entriamo a testa alta, sicuri del nostro basket, e giochiamocela».
Oltre alla coppa bianconera, qui Zoran ha vinto un Europeo con la sua nazionale, e l´anno scorso lo scudetto e la Coppa del Re giocando per il Barca. Che dunque conosce meglio di qualsiasi altro. «Per me sono a livello di Kinder e Panathinaikos, una squadra mista di esperienza e gioventù, col miglior play d´Europa». Quel play è Jasikevicius, capace di giustiziare all´ultimo tiro Treviso e Pesaro. All´andata rimase sempre seduto per problemi fisici, stavolta sarà in campo da subito. «E se non gira bene lui mettono Navarro...», ha sospirato Boniciolli prima di salire in camera, avvolto nel suo cupo mumble mumble. Perché qui nessuno ha dubbi sul fatto che la notte sarà tremenda, e tutti stanno aggrappati alla stessa speranza: che la Fortitudo sappia esserlo anche di più.
Giovanni Egidio
L´altra faccia del derby è questa: perdi uno e paghi, come minimo, tre. Finisci strangolato dalla Kinder in una serata nerissima, seppure mutilata dalle nevralgiche assenze di Basile e Kovacic (che stasera ci saranno, anche se con due soli allenamenti nelle gambe), e nemmeno il primato in campionato serve a bloccare il ventilatore di chiacchiere e veleni che si mette a girare scoperchiando i pensieri peggiori. Qualcosa dev´essere arrivato anche dalle parti di Boniciolli, che ieri aveva un umore ancor più nero del dopo derby. Seragnoli l´ha chiamato lunedì a rapporto, e non occorre essere dotati di microspie per capire che l´argomento del proprietario sia stato ribadire di non aver scritto in fronte Jo Condor. Non è contento di averne presi 13 in casa contro Pesaro, lo è ancor meno di aver visto invertire i numeri di quella cifra nel passivo coi bianconeri. Dargli torto è impossibile, dare comunque tempo alla squadra e a Boniciolli pare invece sia stata la ragionevole conclusione del colloquio. Dopodichè, decideranno al solito i risultati, ma anche il modo in cui verranno eventualmente mancati. Stasera, per farla breve, o l´Aquila sfoggia un partitone, o inizierà una pericolosa deriva di polemiche e fuochi incrociati dalla quale sarà difficile venir fuori.
Il gioco si è fatto improvvisamente duro, e per trovarne uno in grado di reggerlo e spiegarlo si è dovuta inseguire la testa angolare di Zoran Savic. Seduto a tavolino alle pendici del Montjuich (sul cui cucuzzulo, nel Palau Sant Jordi, alzò la coppa con la Kinder nel '98), il gigante dagli occhi dolci e dai gomiti ruvidi, che da queste parti ha preso casa e metterà radici, ha detto al solito cose sensate e pesate. «Va bene, abbiamo perso male con la Kinder, è stata una delle poche volte in cui sono uscito dal campo sentendo vergogna: ma ora bisogna reagire, giocare e vincere. Se non usciamo dall´apatia che ci ha preso, finisce male. Dobbiamo ricordarci chi siamo, i primi nel campionato italiano, e tornare ad avere la testa giusta per le partite. Non abbiamo gente che fa 50 punti per noi, quindi bisogna lavorare duro in difesa. Abbiamo avuto anche tanti problemi di infortuni, ma adesso ci siamo e dobbiamo dimostrarlo. Per prima cosa entrando in partita senza prendere subito 10-15 punti di scarto, altrimenti è una rincorsa continua. Basta, entriamo a testa alta, sicuri del nostro basket, e giochiamocela».
Oltre alla coppa bianconera, qui Zoran ha vinto un Europeo con la sua nazionale, e l´anno scorso lo scudetto e la Coppa del Re giocando per il Barca. Che dunque conosce meglio di qualsiasi altro. «Per me sono a livello di Kinder e Panathinaikos, una squadra mista di esperienza e gioventù, col miglior play d´Europa». Quel play è Jasikevicius, capace di giustiziare all´ultimo tiro Treviso e Pesaro. All´andata rimase sempre seduto per problemi fisici, stavolta sarà in campo da subito. «E se non gira bene lui mettono Navarro...», ha sospirato Boniciolli prima di salire in camera, avvolto nel suo cupo mumble mumble. Perché qui nessuno ha dubbi sul fatto che la notte sarà tremenda, e tutti stanno aggrappati alla stessa speranza: che la Fortitudo sappia esserlo anche di più.
Giovanni Egidio
Fonte: La Repubblica