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Gilbert, un'altra tigre per la Scavolini

PESARO — Ci sarà un'altra tigre per la Scavolini. Perso Booker, ecco che un altro prodotto di Missouri — l'università che ha svezzato Melvin i cui giocatori vengono chiamati «Tiger» — è pronto a vestire la maglia biancorossa. Clarence Gilbert è la penultima tesserina che entra nel mosaico biancorosso, ormai quasi al completo: la Scavolini l'ha firmato la notte scorsa e non c'è voluto molto per convincerlo che era meglio varcare l'oceano piuttosto che giocare nella Usbl. Un giocatore affamato, rimasto fuori dai draft Nba e voglioso di costruirsi una reputazione importante dopo una carriera universitaria coi fiocchi: «Missouri ha una grande tradizione e negli ultimi anni un ottimo programma grazie a un coach arrivato da Duke con una grande cultura cestistica e non solo — spiega Crespi, espertissimo della Ncaa —. Perciò i ragazzi che escono da Missouri sono formati benissimo anche come persone oltre che come giocatori. Gilbert ha giocato stabilmente in quintetto, più guardia che play. Se dovessi mettere sul suo biglietto da visita una sola caratteristica vi direi che è un grandissimo tiratore».
Un americano che accetta di partire dalla panchina: com'è possibile? «Ci ho parlato più volte per fargli capire quale sarà la sua posizione in modo tale che non ci siano incomprensioni durante l'anno. Clarence ha voglia di crescere, per lui non è un problema partire in quintetto o dalla panchina».
Intanto, ieri Pecile, Gigena, Malaventura e Lacey si sono ritrovati alla Baia per i primi test atletici, oggi dovrebbe arrivare il danese Christoffersen, è slittato a sabato l'arrivo di Albano mentre Aaron McGhee ha problemi col passaporto e ritarderà ulteriormente il suo sbarco in Italia.
Il raduno odierno quindi inizierà con molte assenze ma solo una, a questo punto, è quella che conta davvero: la guardia titolare non ancora agganciata dalla Scavolini. Nelle ultime ore si era diffusa la voce di un interessamento per Charlie Smith girato dagli Spurs a Portland, dove probabilmente verrà tagliato, ma il «ragno» di Udine è troppo poco difensore per piacere a Crespi e fare chimica con Beric. Quindi le strade da percorrere sono ancora quelle dei giorni scorsi, a meno che non arrivi una sorpresa inattesa.
Elisabetta Ferri
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