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Carmenati, torno a Fabriano per vincere

Il nuovo coach: «Ci serve un play e un pivot americano. Voglio una squadra ricca di agonismo»

FABRIANO - La saletta delle riunioni, in sede, è colma e vociante. E' il giorno di Roberto Carmenati, alla prima uscita ufficiale come nuovo allenatore del Fabriano Basket. Diversi chili in meno, volto soddisfatto, il coach (38enne, fabrianese purosangue) si appresta a varare un vero progetto di ricostruzione. Benedetto dai dirigenti (presidente Biondi e vice D'Ovidio in testa) che gli hanno accordato una fiducia biennale. «Ringrazio la società che mi ha accolto a braccia aperte e gli sportivi per le manifestazioni di stima - esordisce Carmenati - ma non vengo a Fabriano solo per tornare a casa e per riscuotere onori, anche perché il mio curriculum non è poi così ricco. Piuttosto affronto questa nuova esperienza con vere motivazioni professionali e con slancio personale, affinché la prossima pagina sia sempre quella più bella». Ha un piglio battagliero il coach, anche quando chiama a raccolta tutte le componenti cittadine, tifosi compresi, presenti con una delegazione del club AltaTensione. «Fabriano deve custodire due patrimoni: il diritto di A1 e il pubblico, l'8° d'Italia (2.911 spettatori di media, ndr) mai così partecipe come la scorsa stagione. Ma adesso è necessario che anche gli industriali e le istituzioni si riconoscano in questo progetto». Carmenati, che sarà affiancato da Massimo Cerini e Andrea Pecchia, passa poi al discorso tecnico. «La squadra sarà composta da sette giocatori affidabili, più tre giovani, di cui uno fabrianese. Per il quintetto abbiamo già preso Hulett, Porter e Clark. Ora ci serve un play, italiano o comunitario, e un pivot americano. In panchina c'è il play Gattoni. Ci manca il cambio dei lunghi». Si parla del ritorno di John Turner. «Non credo, né io né la società lo abbiamo nominato. Un giocatore esperto tra tanti giovani, però, mi piacerebbe». Come giocherete? «Ho in mente una squadra ricca di agonismo, compatta in difesa, atletica, senza un terminale unico, con responsabilità offensive ripartite. Punteremo sulla velocità e sul contropiede, tiri rapidi. Dite che abbiamo poca pericolosità perimetrale? Hulett è un buon tiratore». Gli obiettivi. «Molte squadre sono in piena costruzione. Difficile definire i valori. Dico la salvezza prima di tutto. Ma ho fiducia di competere per un posto tra i primi 12 (uguale play-off), sarebbe un successone. Non dobbiamo illuderci, però. La partenza ci mette sùbito alla prova. Se arrivo alla seconda settimana già la scampo bella». Scherza il coach. Al raduno, il 16 agosto, la squadra dovrebbe essere al completo. Il 17 al lavoro.
Ferruccio Cocco
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