PESARO – Era una fredda mattina di gennaio (2002) quando Quin Snyder, coach della Missouri University, convoca nel suo ufficio il suo supercannoniere Clarence Gilbert.
«Senti Roccia – gli fa (“Roccia", Rock, è il soprannome del 22enne fromboliere insieme all’altro che gli hanno dato gli amici fuori dal parquet: Tudy) – Sei soddisfatto del tuo ruolo nei Tigers?». «Sì certo, coach – risponde Clarence – lei mi dà carta bianca e faccio un mucchio di punti, però... insomma, quando non sono in serata qualcuno mi definisce uno “sparacchiatore" e questo non mi va giù. Oltre a tirare credo di saper fare parecchie cose!». «E’ appunto di questo che volevo parlarti. Senti, mi serve un leader, un nuovo play per la nostra squadra. E voglio te in quel ruolo!». «Io? Ma, coach...». Snyder lo anticipa: «So cosa vuoi dire, tu finora hai dimostrato di avere soprattutto cuore... beh, adesso dovrai dimostrare di avere anche “testa", ma senza perdere niente della tua grinta e istintività. Anzi, io voglio che il tuo cuore cominci a battere in tutti i nostri giocatori. Da oggi questa è la “tua" squadra: non mi deludere!».
E come play Gilbert non solo non ha tradito la fiducia del coach, ma ha anzi premiato la sua scelta al di là delle più rosee aspettative: «Non mi aspettavo nemmeno io una conversione così rapida ed efficace – confessa Snyder – Clarence ha imparato in fretta a guidare i compagni e a fidarsi di loro (e per uno come lui è un bel progresso!). Ma quello che più mi ha impressionato è la sua capacità di leadership nello spogliatoio. Mi ha preso alla lettera: la squadra è diventata davvero “la sua". Ha un grande carattere. Del resto è una Roccia: uno che non si spezza e nemmeno si scheggia!».
E sentite come l’ex “individualista" Gilbert ha imparato in fretta il nuovo verbo dell’uomo-squadra: «Un buon playmaker deve far giocare la squadra insieme, unita, compatta; deve credere ciecamente nei suoi compagni, avere fiducia in loro, metterli nelle condizioni migliori per dare il meglio di se stessi, non lasciare mai che si demoralizzino dopo un errore». Sirene per le orecchie di qualsiasi coach...
Ma siccome, con tutto il rispetto per il gioco di squadra, i tiratori non ci dispiacciono affatto, diciamo subito che le prodezze balistiche di Roccia (tipo i 40 punti con 12-bombe-12 contro Colorado, o il record inarrivabile di 332 triple segnate nei quattro anni alla Missouri, col 37% di media) hanno reso questo ragazzo già famoso in tutti gli States.
La stampa americana lo definisce “uno dei realizzatori giovani più esplosivi", “superbo nella velocità e nell’elevazione", “tenace come un bulldog", “capace di tirare con le mani dell’avversario in faccia", “difensore caparbio ed anche buon rimbalzista per la sua statura (1,88)".
Poi naturalmente ci sono anche i giudizi meno lusinghieri: dicono per esempio che le sue scelte di tiro non siano sempre le migliori (vedi l’1/11 quest’anno contro Iowa). «E’ vero – ammette coach Snyder – Deve imparare a disciplinarsi, a controllare la sua irruenza, a cambiare i ritmi della gara. Ma è uno che impara in fretta!». Quest’estate è stata la seconda scelta assoluta nel Draft della Usbl. E’ amico per la pelle della guardia Nba Keyon Dooling (hanno cominciato a giocare insieme, quando Tudy aveva 9 anni). Il suo record statistico è stato stabilito sempre contro Iowa: 43 punti e 9 rimbalzi.
Giancarlo Iacchini
«Senti Roccia – gli fa (“Roccia", Rock, è il soprannome del 22enne fromboliere insieme all’altro che gli hanno dato gli amici fuori dal parquet: Tudy) – Sei soddisfatto del tuo ruolo nei Tigers?». «Sì certo, coach – risponde Clarence – lei mi dà carta bianca e faccio un mucchio di punti, però... insomma, quando non sono in serata qualcuno mi definisce uno “sparacchiatore" e questo non mi va giù. Oltre a tirare credo di saper fare parecchie cose!». «E’ appunto di questo che volevo parlarti. Senti, mi serve un leader, un nuovo play per la nostra squadra. E voglio te in quel ruolo!». «Io? Ma, coach...». Snyder lo anticipa: «So cosa vuoi dire, tu finora hai dimostrato di avere soprattutto cuore... beh, adesso dovrai dimostrare di avere anche “testa", ma senza perdere niente della tua grinta e istintività. Anzi, io voglio che il tuo cuore cominci a battere in tutti i nostri giocatori. Da oggi questa è la “tua" squadra: non mi deludere!».
E come play Gilbert non solo non ha tradito la fiducia del coach, ma ha anzi premiato la sua scelta al di là delle più rosee aspettative: «Non mi aspettavo nemmeno io una conversione così rapida ed efficace – confessa Snyder – Clarence ha imparato in fretta a guidare i compagni e a fidarsi di loro (e per uno come lui è un bel progresso!). Ma quello che più mi ha impressionato è la sua capacità di leadership nello spogliatoio. Mi ha preso alla lettera: la squadra è diventata davvero “la sua". Ha un grande carattere. Del resto è una Roccia: uno che non si spezza e nemmeno si scheggia!».
E sentite come l’ex “individualista" Gilbert ha imparato in fretta il nuovo verbo dell’uomo-squadra: «Un buon playmaker deve far giocare la squadra insieme, unita, compatta; deve credere ciecamente nei suoi compagni, avere fiducia in loro, metterli nelle condizioni migliori per dare il meglio di se stessi, non lasciare mai che si demoralizzino dopo un errore». Sirene per le orecchie di qualsiasi coach...
Ma siccome, con tutto il rispetto per il gioco di squadra, i tiratori non ci dispiacciono affatto, diciamo subito che le prodezze balistiche di Roccia (tipo i 40 punti con 12-bombe-12 contro Colorado, o il record inarrivabile di 332 triple segnate nei quattro anni alla Missouri, col 37% di media) hanno reso questo ragazzo già famoso in tutti gli States.
La stampa americana lo definisce “uno dei realizzatori giovani più esplosivi", “superbo nella velocità e nell’elevazione", “tenace come un bulldog", “capace di tirare con le mani dell’avversario in faccia", “difensore caparbio ed anche buon rimbalzista per la sua statura (1,88)".
Poi naturalmente ci sono anche i giudizi meno lusinghieri: dicono per esempio che le sue scelte di tiro non siano sempre le migliori (vedi l’1/11 quest’anno contro Iowa). «E’ vero – ammette coach Snyder – Deve imparare a disciplinarsi, a controllare la sua irruenza, a cambiare i ritmi della gara. Ma è uno che impara in fretta!». Quest’estate è stata la seconda scelta assoluta nel Draft della Usbl. E’ amico per la pelle della guardia Nba Keyon Dooling (hanno cominciato a giocare insieme, quando Tudy aveva 9 anni). Il suo record statistico è stato stabilito sempre contro Iowa: 43 punti e 9 rimbalzi.
Giancarlo Iacchini