PESARO – Ha spiazzato qualche osservatore e si spera che spiazzi anche gli avversari. “Atipicità" è la parola chiave per svelare la combinazione della cassaforte biancorossa sotto canestro. Ma era proprio questo il “pacchetto lunghi" che Crespi aveva chiesto alla società. Lo rivela Lucio Zanca: «Nell’ideare il reparto il nostro allenatore è partito dal generale, dal gruppo, da quello che serviva alla squadra nel suo insieme». E’ in questa ottica che vanno valutati i Christoffersen, i Lacey, gli Albano che ruoteranno intorno all’Asso (McGhee). «E quello che serviva a Crespi era 1) un giocatore molto alto ma anche sveglio, rapido, reattivo, e Chris è così. 2) Uno aggressivo e rognoso, tutto sostanza, che gioca duro e non spreca niente, e questo è Lacey. 3) Uno bravo tecnicamente, con buone mani, e abbiamo preso Albano. 4) E infine un atleta devastante nell’uno contro uno, cioè McGhee. Di meglio non si poteva fare, specialmente col budget di quest’anno». Giocatori mancini, spilungoni che corrono come gazzelle, lunghi che tirano da fuori: un pacco assortito e appunto atipico. Potrebbe funzionare, anche senza il grosso nome. Se la colonna centrale “tiene", sarà McGhee a fare la differenza. Senza contare che gli altri tre sono ragazzi in forte crescita (come il danese) o comunque desiderosi di ritagliarsi un ruolo importante (Lacey e Albano). Nelle squadre di Crespi, inoltre, il baricentro del gioco è solitamente spostato verso gli esterni: saranno soprattutto loro a “lavorare" la materia prima fornita dai lunghi in termini di rimbalzi, recuperi e aperture del contropiede. Al di là dei risultati, che come ben si sa non sono mai preventivabili, la nuova Scavolini correrà molto, sarà veloce e aggressiva, giocherà (presumibilmente) un basket piacevole e spumeggiante. «Non dobbiamo vincere lo scudetto – dice Zanca – ma far divertire il pubblico, questo sì. E’ un obbligo morale per noi, e con questi nuovi giocatori pensiamo di riuscirci». Non è un rischio prendere tanti “universitari" tutti insieme? «E’ ugualmente rischioso portare qui gente che ha fatto bene altrove. Le certezze non esistono nello sport. L’importante è conoscerli, i giocatori, e noi modestamente li conosciamo. Abbiamo scelto con cognizione di causa e ci fidiamo di McGhee, di Christoffersen e di Gilbert». Un’ultima domanda al vicepresidente: c’è stata una soddisfazione particolare in questo mercato così difficile, condizionato dai vincoli severi di un budget ridotto? «Sì, la soddisfazione di constatare che se il budget si è ridimensionato, non così il nome “Scavolini", la forza di attrazione di questo marchio nel mondo del basket».
Giancarlo Iacchini
Giancarlo Iacchini