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Credo nel progetto Snaidero

Il preparatore Sepulcri è ritornato per costruire una squadra europea

Dopo un solo anno di dorato esilio, è tornato a casa dalla Virtus Bologna. Un po’ meno carico di gloria del previsto: solo la coppa Italia, invece del grande slam della stagione prima anche con scudetto ed Eurolega. Alla Kinder ha vissuto pure la fine dell’era Messina alle Vu nere, prima di tornare a servire i colori arancione. Alla Snaidero, ora, rifà coppia con un vecchio amico, coach Fabrizio Frates, assieme a cui, un lustro fa, ha riportato Gorizia in A1. Non l’aveva seguito, poi, nella sua prima occasione di mettersi alla prova lontano dal Friuli: a Siena. Adesso, ancora insieme, hanno il compito di conservare la serie A a Udine, di ben figurare nell’Uleb cup e di lanciare i giovani. Prospettive che hanno convinto Luigino Sepulcri a fare il figliol prodigo. Il preparatore atletico di ritorno ha avuto la situazione tutta lui in pugno nei primi tre giorni di lavoro.
Luigino, come hai trovato la rosa dei convocati?
«Abbiamo avviato il lavoro per valutarne le condizioni, anche se devono arrivare ancora giocatori, e per impostare la preparazione. Abbiamo cominciato per primi, perché il campionato è terminato a maggio ed eravamo ormai a quasi tre mesi di sosta. Ripartiamo per gradi, anche perché alcuni giocatori risentono della lunga pausa».
Sono i cinque (Stern, Li Vecchi, Cantarello, Cuic e Kastmiler) che giovedì mattina hanno fatto lavoro individuale mentre gli altri arancione riposavano.
«No, non è così. Stiamo lavorando adeguandoci alle reali condizioni dei giocatori. Il lavoro è molto individualizzato a seconda delle caratteristiche fisiche dei singoli. Il gruppo, comunque, è in condizioni presentabili. Ogni tre giorni di carico, ne faremo uno di mezzo scarico; dopo una settimana, lo scarico sarà totale. Così fino al ritiro di Arta Terme e Tolmezzo, dal 18 al 25 agosto prossimi. Là riprogrammeremo il lavoro perché avremo anche Alibegovic, Thompson e il play».
Il tuo ritorno a Udine?
«È dovuto a una serie di motivi. Prioritaria è stata l’idea di poter lavorare con serietà. Ho sempre creduto nel progetto della Snaidero di costruire, per gradi, una squadra competitiva a livello europeo».
A proposito, come incide sulla preparazione la partecipazione all’Uleb cup?
«Ora non interferisce. Durante la stagione, giocando il martedì in coppa, modificherà il ciclo settimanale di lavoro».
È bastata la dimensione europea a farti ritornare alla Snaidero?
«No, centra anche l’intenzione della società di lavorare sui giovani. Trovo gratificante costruire giocatori, come anche penso un allenatore per la parte tecnica. E qui c’è un gruppo di giovani interessanti (aveva lasciato Zacchetti, Vujacic e Munini che già conosce e trova anche i nuovi arrivati Antonutti e Ferrari assieme agli altri aggregati alla prima squadra, ndr). Bisogna avere la pazienza di costruirne qualcuno. Qualche altro arriverà grazie all’esperienza e alle conoscenze internazionali di Blasone».
C’è dell’altro?
«Non nascondo che con la famiglia e la dirigenza Snaidero ho continuato ad avere un ottimo rapporto, con attestati di stima reciproca. Non secondario è il fatto che conoscevo l’allenatore, Frates. Infine, avevo motivi miei personali.
Valerio Morelli
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