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Müller, la fine di un calvario

L’innesto di Higgs e Burrough ha concluso un difficile periodo nel quale la vecchia guardia ha dato il massimo

Fin almente. Dopo nove sconfitte consecutive, è l’inevitabile parola che esce dalla bocca di chi ha vissuto i due mesi seguiti alla vittoria su Milano. Si era alla prima del girone di ritorno, all’ultima partita con Fajardo e Turner. Henry era, poi, già assente a Roma (era negli States per i funerali del padre e chissà come sarebbe andata a finire con lui in campo, visto che alla Würth mancava l’uomo giusto per marcarlo) e contro Cantù, al Palaolimpia, cominciò il "calvario" dei gialloblù. «Finalmente, sì - dice Andrea Camata- perchè meritavamo una vittoria dopo nove partite perse di pochi punti e che, proprio per questo, sono quelle che bruciano di più. La vittoria ci ha allontanato da Imola e, se dovessimo continuare a migliorare, potremmo anche cercare di conquistare un posto ai play off». La differenza, rispetto, al recente passato «è stato poter giocare senza l’assillo di prima di dover stare attenti a non commettere troppi falli» perchè alle spalle non c’erano rincalzi. «Non abbiamo nulla da rimpiangere - avverte Camata- perchè abbiamo sempre messo grosso cuore in campo e il massimo delle nostre possibilità, ma domenica scorsa abbiamo potuto contare su un... attimo di respiro in più. La supremazia ai rimbalzi è nata anche da lì, dal fatto che siamo arrivati alla fine più freschi e dalla possibilità di andare a fare un aiuto anche commettendo un fallo».
Proprio sotto canestro, la Müller aveva dovuto affrontare le maggiori difficoltà, superabili ora con gli innesti di Higgs e Burroughs. «Adesso - conferma Paolo Alberti- è tutto un altro giocare. Si va in campo più riposati. A parte qualche mia scelta di tiro sbagliata, mi sono sentito, comunque, molto più fresco ed in grado di dare sempre una mano. Così, nonostante due-tre rimbalzi persi nel finale di partita, siamo, comunque, sempre riusciti a gestire bene i rimbalzi. Camata, poi, ha dominato la scena, a conferma che meriterebbe una grande squadra. Anche i nostri giovani, va detto, ci hanno dato molto aiuto, prima dell’arrivo di Burroughs e Higgs, ma avere due persone con esperienza, anche in una serata nella quale non hanno fatto vedere tutto il loro potenziale offensivo, è molto utile, anche perchè si tratta di giocatori che sanno come fare a ricevere una palla ed a muoversi sul campo. Anche quando sei in panchina sei più concentrato perchè sai che in campo c’è chi sta facendo bene» .
Paolo Alberti non dimentica, comunque, «tutti questi mesi di sofferenza, di lavoro senza gratificazione da parte di alcuno esterno al nostro gruppo» e sottolinea: «Questi giocatori non si sono mai fermati, nemmeno davanti al foglio di fallimento della società. Adesso le cose vanno un po’ meglio con i due nuovi americani e non vedo perchè non possiamo guardare avanti, anche ai play off».
Se i due lunghi hanno ricevuto il "soccorso" di Junior e Nate, i "piccoli" hanno potuto, finalmente, tornare a giocare nel pieno dei loro ruoli. E’ il caso di Marco Carraretto e Rodolfo Rombaldoni, che nelle precedenti partite si erano trovati "costretti" a giocare anche da ala piccola e, persino, ala grande. «Non appena siamo riusciti ad avere una squadra con più cambi - commenta Carraretto- abbiamo dimostrato di essere all’altezza di ogni altra squadra. Abbiamo vinto una partita importante e c’era da immaginarsi che Higgs e Burroughs fossero un po’ spaesati, essendo arrivati da poco: si curamente sapranno inserirsi meglio, ma intanto abbiamo avuto la soddisfazione di dimostrare che, con più rotazioni e più fiato, avremmo potuto vincere altre partite. I play off? Non montiamoci la testa. E’ prematuro parlarne, visto che non siamo ancori sicuri al cento per cento della salvezza, ma è certo che noi lotteremo sino alla fine, come sempre: poi guarderemo la posizione in classifica». «Importante - interviene Rombaldoni- è aver vinto dopo aver cercato di giocare assieme. Non c’è stato un segreto particolare, se non quello di confermare in campo la validità del nostro concesso di gruppo. Anche i nuovi si sono ben calati in questo. E’ chiaro, però, che c’è ancora molto da lavorare: l’alto numero di palle perse, ad esempio, si spiega col fatto che la squadra è come fosse nuova».
Renzo Puliero
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