«So che questa è una città che vive di basket: é un onore vestire la maglia di una società prestigiosa come la Virtus». Non sorprende che, appena sbarcato, Ruslan Avleev abbia già imparato l'equazione di Bologna uguale Basket City. Imparerà presto a conoscere anche la città «della quale finora ho visto soltanto gli alberghi: quando sono venuto qui, è sempre stato per giocare e basta», intanto stamattina imparerà di che pasta è fatto Boscia Tanjevic, che l'ha fortemente voluto. C'è da augurarsi che si piacciano a prima vista, perchè il ragazzone russo ha un caratterino niente male.
Della sua aggressione a un arbitro in Saporta cup due inverni fa ormai sanno anche i sassi: avesse dovuto scontare i due anni che gli appioppò la Fiba, oggi forse non sarebbe qui. Invece eccolo, il primo vero grande acquisto dell'era Lombardi. Avleev è alto il giusto (1,98) e grosso anche più del necessario: gioca molto di muscoli, ha un tiro buono, ma soprattutto è un bel talento. Non è proprio quel che si suol dire un giocatore preso in economia (dei 600 mila dollari a stagione che chiedeva per due anni forse qualcosa si è limato, ma non tutto), ma in giro si dice che li valga tutti. Al campo, come sempre, l'ardua sentenza.
Al campo, che sarebbe l'Arcoveggio, il ragazzone si presenta intorno alle 19, quando comunque la piccola folla dei cronisti in attesa sapeva già della sua presenza: non che gliel'avesse rivelata il Dadone, blindato nel suo ufficio a cercar lunghi e forse a studiare un modo per definire al meglio la spinosa questione Meneghin, bensì il cedolino della carta d'imbarco del volo Zurigo-Milano intestato a mister Avleev, che un occhio attento ha trovato nel cortile della palestra. Una volta arrivata, l'ex ala dell'Ural Perm, che dice di non saper bene l'inglese, si esprime in russo, tradotto via cellulare dal suo agente.
«So poco di questa città: mi hanno detto che ha l'università più vecchia del mondo — dice Avleev — Sono contentissimo della scelta che ho fatto. Quello che è successo lo scorso anno, vale a dire le sconfitte e tutto il resto, non mi interessano: voglio vedere soltanto ciò che succederà quest'anno». Anche perchè in gran parte la stagione che verrà dipenderà da lui.
Angelo Costa
Della sua aggressione a un arbitro in Saporta cup due inverni fa ormai sanno anche i sassi: avesse dovuto scontare i due anni che gli appioppò la Fiba, oggi forse non sarebbe qui. Invece eccolo, il primo vero grande acquisto dell'era Lombardi. Avleev è alto il giusto (1,98) e grosso anche più del necessario: gioca molto di muscoli, ha un tiro buono, ma soprattutto è un bel talento. Non è proprio quel che si suol dire un giocatore preso in economia (dei 600 mila dollari a stagione che chiedeva per due anni forse qualcosa si è limato, ma non tutto), ma in giro si dice che li valga tutti. Al campo, come sempre, l'ardua sentenza.
Al campo, che sarebbe l'Arcoveggio, il ragazzone si presenta intorno alle 19, quando comunque la piccola folla dei cronisti in attesa sapeva già della sua presenza: non che gliel'avesse rivelata il Dadone, blindato nel suo ufficio a cercar lunghi e forse a studiare un modo per definire al meglio la spinosa questione Meneghin, bensì il cedolino della carta d'imbarco del volo Zurigo-Milano intestato a mister Avleev, che un occhio attento ha trovato nel cortile della palestra. Una volta arrivata, l'ex ala dell'Ural Perm, che dice di non saper bene l'inglese, si esprime in russo, tradotto via cellulare dal suo agente.
«So poco di questa città: mi hanno detto che ha l'università più vecchia del mondo — dice Avleev — Sono contentissimo della scelta che ho fatto. Quello che è successo lo scorso anno, vale a dire le sconfitte e tutto il resto, non mi interessano: voglio vedere soltanto ciò che succederà quest'anno». Anche perchè in gran parte la stagione che verrà dipenderà da lui.
Angelo Costa
Fonte: Il Resto del Carlino