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Euro: il ricordo di Giovanni

Coach Impaloni, Capitan Boni e Valerio Bianchini ricordano lo scomparso

ROSETO - L'Euro Roseto, che ha reintegrato in squadra Max Monti, reduce da un infortunio al piede, continua gli allenamenti. Di basket giocato, però, nessuno ha voglia di parlare. I pensieri sono tutti per Giovanni Giunco. Inizia Coach Bruno Impaloni: «E' stato un vero e proprio punto di riferimento per lo sport, sarebbe riduttivo legarlo soltanto al basket». Capitan Mario Boni, che aveva conosciuto di persona Giunco da poco tempo, lo ricorda così: «Ebbi modo di parlare con lui al termine di un allenamento. Mi colpì per classe e carisma. Nei miei anni rosetani, in molti mi hanno parlato di Giovanni Giunco e non ho mai sentito una sola parola contro di lui: credo sia sintomatico del valore della persona». Grande affetto e stima anche nel ricordo di Valerio Bianchini: «La scomparsa di Giovanni Giunco è una perdita per il basket, perché lui era un grande testimone dell'evoluzione del movimento e del radicarsi del nostro sport in tutto il paese. Era l'esempio di come il basket potesse essere amato da tutti e potesse stare anche nella piccola Roseto, oltre che nel triangolo industriale Milano-Varese-Cantù. Giovanni aveva fatto di Roseto un caposaldo dell'espansione del basket, da grande dirigente sportivo quale era e nella più grande tradizione dei dirigenti sportivi e cioè con la capacità di innovare e fare progetti di ampio respiro per vedere il basket crescere ancora. Veniva spesso agli allenamenti e, ultimamente, mi aveva espresso il suo appoggio per il mio progetto di rilancio del basket, che qualcuno ha letto come mia possibile candidatura alla presidenza della FIP. La sua compagna, Minette, mi ha detto che Giovanni ha scritto alcune note per dare il suo prezioso contributo al mio progetto. Questi scritti mi saranno consegnati e mi piace pensare che siano il nutrimento più prezioso per il movimento che verrà. Paragonerei Giovanni Giunco al venditore di sidro descritto da Edgar Lee Masters nell'Antologia di Spoon River: un uomo che faceva felici i ragazzi vendendo il sidro, il succo delle mele che amorevolmente coltivava. Il venditore di sidro, parlando della sua morte, diceva: "Non seppellitemi sotto i cipressi o i sempreverdi che non danno frutti. Voglio essere seppellito sotto il melo, affinché il mio corpo dia nutrimento alle radici, il melo produca mele sempre più rosse e dalle mele esca ancora il sidro per fare felici i ragazzi". Mi piace ricordare così Giovanni, uomo saggio che aveva voglia di continuare a lavorare per un basket in crescita. I suoi appunti sono le succose mele che mi lascia e che sono patrimonio di tutto il basket».
Luca Maggitti
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