Dopo le visite (tutto ok) e la firma del contratto (annuale, poi si vedrà) Davide Bonora ha sostenuto ieri mattina il primo allenamento con la nuova Virtus (Roma) agli ordini di Piero Bucchi, un coach per lui molto relativamente nuovo perché è un ex bianconero.
«Con l'arrivo di Tanjevic alla Virtus mi era stato detto di aspettare — dice -, poi il tempo passava e dopo Roseto e Reggio Emilia mi è arrivata una buona offerta da Roma. Ho quindi parlato con l'attuale coach bianconero e, molto sinceramente, mi ha detto che la squadra era incompleta ma non rientravo nei piani» .
Il presidente Madrigali che si è sempre dichiarato «primo tifoso» è intervenuto?
Sì, ha cercato di convincermi; voleva che rimanessi nel modo più assoluto. Mi ha consigliato di lavorare a Bologna ancora per due o tre mesi in attesa di eventuali cambiamenti con la squadra e mi ha fatto proposte superiori a quelle di Roma. Ma ho preferito andare nella capitale, dove Bucchi e Brunamonti mi hanno garantito di giocare dal primo minuto e soddisfatto in ogni richiesta.
In molti hanno detto che con lei in campo la finale avrebbe avuto un esito diverso. E' d'accordo?
Se penso a quel match questo mi fa ogni volta molto male. E' il mio unico vero rimpianto delle mie stagioni bolognesi».
Ma perché Messina non l'ha fatta scendere in campo?
Penso che secondo lui, io dopo l'infortunio non ero più quello di prima quindi non mi ha dato fiducia. Come ho fatto con Tanjevic rispetto la sua decisione. Meglio così che essere fatto entrare, come è capitato più volte l'anno scorso, come «carta della disperazione» E' vero che nello spogliatoio c'erano tanti problemi?
No per me l'episodio dell'11 marzo è stato relativo a se stesso. Il vero problema è stata la sconfitta in Eurolega che ci ha causato un contraccolpo psicologico pesantissimo.
Mario Becca
«Con l'arrivo di Tanjevic alla Virtus mi era stato detto di aspettare — dice -, poi il tempo passava e dopo Roseto e Reggio Emilia mi è arrivata una buona offerta da Roma. Ho quindi parlato con l'attuale coach bianconero e, molto sinceramente, mi ha detto che la squadra era incompleta ma non rientravo nei piani» .
Il presidente Madrigali che si è sempre dichiarato «primo tifoso» è intervenuto?
Sì, ha cercato di convincermi; voleva che rimanessi nel modo più assoluto. Mi ha consigliato di lavorare a Bologna ancora per due o tre mesi in attesa di eventuali cambiamenti con la squadra e mi ha fatto proposte superiori a quelle di Roma. Ma ho preferito andare nella capitale, dove Bucchi e Brunamonti mi hanno garantito di giocare dal primo minuto e soddisfatto in ogni richiesta.
In molti hanno detto che con lei in campo la finale avrebbe avuto un esito diverso. E' d'accordo?
Se penso a quel match questo mi fa ogni volta molto male. E' il mio unico vero rimpianto delle mie stagioni bolognesi».
Ma perché Messina non l'ha fatta scendere in campo?
Penso che secondo lui, io dopo l'infortunio non ero più quello di prima quindi non mi ha dato fiducia. Come ho fatto con Tanjevic rispetto la sua decisione. Meglio così che essere fatto entrare, come è capitato più volte l'anno scorso, come «carta della disperazione» E' vero che nello spogliatoio c'erano tanti problemi?
No per me l'episodio dell'11 marzo è stato relativo a se stesso. Il vero problema è stata la sconfitta in Eurolega che ci ha causato un contraccolpo psicologico pesantissimo.
Mario Becca
Fonte: Il Resto del Carlino