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La Roma ricomincia da Myers

Carlton carica la Virtus: «No ai proclami, ma siamo più forti dell’anno scorso»

ROMA - Programmata con saggezza da Piero Bucchi e Roberto Brunamonti, la nuova Virtus giallorossa s’è messa ieri al lavoro: destinazione campionato con un occhio verso la qualificazione per l’Eurolega, ambito traguardo da anni sfiorato ma mai raggiunto. A Settebagni, da anni casa della squadra, sono arrivati quasi tutti, da capitan Tonolli a Myers, da Righetti a Zanelli e poi i nuovi, Marko Tusek e Davide Bonora oltre al rientro nel team di Max Monti. All’appello mancano due o tre giocatori ma per due caselle il nome c’è già: si tratta del play statunitense Horace Jenkins e del pivot portoricano Daniel Santiago mentre per il cambio dell’ala piccola piace sempre Marcaccini ma Giancarlo per tornare dovrà ridurre le sue pretese economiche. Per Jenkins la situazione rasenta il ridicolo: Roma non riesce a farlo venire perché al Coni non c’è nessuno all’ufficio preposto per i visti mentre il centro, già della Virtus, arriverà dopo i mondiali di Indianapolis, a metà settembre.
Non fa proclami Bucchi, il coach chiamato a sostituire Caja. «Dobbiamo consolidare la posizione degli ultimi anni - spiega il tecnico bolognese che avrà in Guido Saibene l’assistente - Partiamo con una rifondazione radicale della società e ci vorrà un po’ di tempo per assestarci». Ha idee chiarissime Bucchi sulla sua squadra che avrà in Jenkins, l’anno passato in A2 a Borgomanero dove ha messo a segno 31 punti di media, un play che è soprattutto un attaccante ma anche un Bonora «che sa ragionare benissimo». Due giocatori per qualsiasi esigenza tattica ma in grado di giocare insieme.
Bellezza e talento mischiati bene in un clima dolce di un agosto poco agosto con Carlton Myers carico il giusto che è il primo a credere davvero nella bontà di questo gruppo. «La squadra non è male - dice Carlitos di ritorno dalla sua Rimini - mi sembra più equilibrata rispetto allo scorso anno, ci sono più alternative e sulla carta è più competitiva». Pensa al passato e qualche sassolino Myers se lo toglie della scarpe. «Quando si fanno proclami non va bene: Brunamonti e Bucchi qualcosina di basket sanno. Roberto (Brunamonti, ndr) è importante, da giocatore ha vinto tutto, ha fatto anche l’allenatore e per questo ha molti vantaggi rispetto ad altri general manager».
Myers, che aspetta la prima gara di campionato il 22 settembre a Varese per superare i 10 mila punti (è vicinissimo), analizza l’attuale momento dello sport (e del basket) italiano in crisi economica. «Alcuni stipendi sono insostenibili - spiega il capitano di Azzurra - Quello che ho fatto quando ero alla Fortitudo (nel ’99, ndr) ossia di decurtarmi il contratto, lo rifarei. C’è una crisi generale e i proprietari si sono stancati di spendere miliardi per non ottenere nulla: adesso tirano fuori centinaia di milioni».
Guarda la sua Roma, Myers, la squadra che dovrà crescere nel laboratorio Bucchi. «Mi sono piaciute le strategie di mercato della Virtus: le altre squadre parlavano, Roma si è mossa nell’ombra, sintomo di grande professionalità». E’ felice dell’arrivo di Bonora, ragazzo dalle grandi qualità. «L’ho sempre ammirato tantissimo, Davide, e ho cercato di giocarci assieme alla Fortitudo. Mi piace, ha testa: è uno che sa darti la palla al momento giusto. E io con un play come lui ho giocato pochissimo, solo con Djordjevic: gli altri sono registi inventati».
Di tutto e di più dal Carlitos del primo giorno, un richiamo al pubblico della capitale che vorrebbe sempre vicino. «Perché non giochiamo al Palaeur? Mi auguro di poterci andare presto (non prima di marzo, per via dei lavori, ndr). L’anno scorso ho visto 3000 persone al Palazzetto: per continuare così dobbiamo fare risultati. I dirigenti hanno fatto gli sforzi giusti, adesso tocca a noi». Poi, un "consiglio“ al presidente Toti: «Bisogna che la società organizzi promozioni a livello scolastico per agevolare i giovani. Ma qui non posso mica fare tutto io, il giocatore e anche occuparmi di marketing», conclude con un sorriso Carlton.
Pronto per il grande salto è Marko Tusek, 27 anni, sloveno arrivato in città con il furore dentro. Numero 4 che può giocare anche al centro dell’area, due anni di contratto con la Virtus, innamorato del calcio («tifo Inter ma la Lazio mi piace tantissimo») a Roma vuole la consacrazione dopo gli anni di Rimini (con Bucchi) e di Pesaro. «L’obiettivo è la qualificazione in Eurolega, ma si può fare anche qualcosina in più: sono qui per vincere».
Carlo Santi
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