PESARO — A un passo dalla partita perfetta. Solo una tripla fallita nel finale gli ha impedito di avere un tabellino di quelli che si ricordano: 8/8 da due, 1/2 da tre. In realtà è stata la giornata ad essere perfetta per Marko Tusek, che aveva già incassato una vincita grazie alle sue competenze sul calcio italiano. Gli ci voleva un partitone, perché il gigante sloveno è un giocatore che vive molto sugli umori e l'altra sera ha volato sulle ali dell'entusiasmo: «Segnare fa piacere a tutti, ma la verità è che spesso si fanno cose meno evidenti ma altrettanto importanti per la squadra: rimbalzi, palle recuperate, blocchi e difesa. E le ultime due voci non sono quantificabili negli scout, dove spesso ci si limita a leggere i punti segnati per decidere se uno ha giocato bene oppure no».
Rivendica la sua importanza per il gruppo?
«Certo, ma non solo la mia. Segnare 40 punti e dimenticarsi di difendere è più grave del contrario».
Si diceva che la Scavolini non sapeva battere le grandi: e adesso?
«E adesso ci stiamo creando una mentalità importante che ci renderà più solidi: in marzo abbiamo battuto la Kinder, siamo passati sul campo della Skipper, quindi abbiamo sconfitto la Benetton. Resta solo Cantù ad averci sempre battuto: ma sono sicuro che se ci ricapitano a tiro nei playoff, stavolta li facciamo fuori noi».
Dopo il ko di Roma le voci di corridoio davano in atto una fronda contro l'allenatore: voci spazzate via?
«Direi proprio di sì. Abbiamo risposto coi fatti, cominciando a giocare più di squadra, senza aspettarci che uno dovesse salvare tutti gli altri. Portando ciascuno il suo mattone, anche piccolo, a seconda delle proprie capacità si costruisce la casa, altrimenti tutto crolla. Chi va o chi resta sono discorsi di fine stagione, lasciamoli per quando il campionato sarà finito».
Contratto in scadenza anche per Tusek: un fattore di disturbo?
«No, affatto. Non ne abbiamo ancora parlato ma tutti sanno che vorrei restare qui. Certo, dipende anche da me saper convincere la società che c'è bisogno di Tusek».
Quante possibilità per le Final Four?
«Non tutto è nelle nostre mani, purtroppo. Dobbiamo vincerle tutte e due e potrebbe non bastare se la Benetton non inciamperà almeno una volta».
Intanto domani sera si gioca di nuovo in campionato: come inquadra la sfida con Fabriano?
«Come un derby. Siamo lontani pochi chilometri, magari non c'è la stessa rivalità che abbiamo con Bologna, ma tutte e due vogliamo vincere questa partita. Per noi, però, non è solo una questione di supremazia regionale, sono punti che ci servono per un obiettivo ancora possibile».
Già. L'anno scorso la Scavolini conquistò l'Eurolega con un filotto di otto vittorie consecutive nel finale di stagione regolare. Fateci il bis.
Elisabetta Ferri
Rivendica la sua importanza per il gruppo?
«Certo, ma non solo la mia. Segnare 40 punti e dimenticarsi di difendere è più grave del contrario».
Si diceva che la Scavolini non sapeva battere le grandi: e adesso?
«E adesso ci stiamo creando una mentalità importante che ci renderà più solidi: in marzo abbiamo battuto la Kinder, siamo passati sul campo della Skipper, quindi abbiamo sconfitto la Benetton. Resta solo Cantù ad averci sempre battuto: ma sono sicuro che se ci ricapitano a tiro nei playoff, stavolta li facciamo fuori noi».
Dopo il ko di Roma le voci di corridoio davano in atto una fronda contro l'allenatore: voci spazzate via?
«Direi proprio di sì. Abbiamo risposto coi fatti, cominciando a giocare più di squadra, senza aspettarci che uno dovesse salvare tutti gli altri. Portando ciascuno il suo mattone, anche piccolo, a seconda delle proprie capacità si costruisce la casa, altrimenti tutto crolla. Chi va o chi resta sono discorsi di fine stagione, lasciamoli per quando il campionato sarà finito».
Contratto in scadenza anche per Tusek: un fattore di disturbo?
«No, affatto. Non ne abbiamo ancora parlato ma tutti sanno che vorrei restare qui. Certo, dipende anche da me saper convincere la società che c'è bisogno di Tusek».
Quante possibilità per le Final Four?
«Non tutto è nelle nostre mani, purtroppo. Dobbiamo vincerle tutte e due e potrebbe non bastare se la Benetton non inciamperà almeno una volta».
Intanto domani sera si gioca di nuovo in campionato: come inquadra la sfida con Fabriano?
«Come un derby. Siamo lontani pochi chilometri, magari non c'è la stessa rivalità che abbiamo con Bologna, ma tutte e due vogliamo vincere questa partita. Per noi, però, non è solo una questione di supremazia regionale, sono punti che ci servono per un obiettivo ancora possibile».
Già. L'anno scorso la Scavolini conquistò l'Eurolega con un filotto di otto vittorie consecutive nel finale di stagione regolare. Fateci il bis.
Elisabetta Ferri
Fonte: Il Resto del Carlino