GIORNO di raduno per la nuova Virtus Roma. Giorno di facce conosciute e di facce nuove. Conforta vedere che dall'epurazione voluta dal presidente Toti sono stati salvati elementi cardine quali il «mitico» Ferdinando, il magazziniere factotum, e lo staff medico.
A fare gli onori di casa c'è capitan Tonolli. «Mi riesce difficile pensare di essere alla nona stagione con la Virtus. Non so quanti siano i giocatori con tanta anzianità nella stessa società. Questa maglia ce l'ho cucita sul cuore e chissà che non sia l'anno buono per togliersi qualche soddisfazione in più».
Lui finalmente avrà la possibilità di dividere il ruolo con un giocatore di affidamento e classe come Marko Tusek. Lo sloveno è tirato a lucido per questa nuova avventura. «Ho accettato la proposta di Roma con entusiasmo anche perchè ho capito che a Pesaro non rientravo più nei piani».
Non altissimo, poco più di due metri, Tusek è però un giocatore eclettico. «Quindi non solo dividerò il ruolo con Tonolli ma potremo spesso giocare assieme. Io in area posso difendere anche sui pivot e con Sandro formeremo una coppia di lunghi veloci nel ripartire in contropiede».
Sugli obiettivi Tusek non ha dubbi. «Non sono venuto a Roma per vedere gli altri vincere. Noi ci proveremo da subito». E per chiudere lo sloveno svela la sua passione calcistica, che farà felice mezza città. «Tifo per la Lazio, conosco Mihajlovic e Stankovic, due grandi».
Se Tusek è fiducioso ci pensa il nuovo coach Piero Bucchi a gettare acqua sul fuoco. «L'obiettivo è consolidare la nostra posizione e creare una buona base per cercare, in futuro, di affiancare le grandi».
L'impressione che però Roma, in silenzio, si sia mossa bene sul mercato c'è. «Abbiamo voluto conservare una connotazione italiana, cercando giocatori che possano essere intercambiabili. Tra un pò ci raggiungerà Horace Jenkins (bloccato perchè il Coni, solerte nel varare limiti agli extracomunitari, ha lasciato vuota, probabilmente per ferie, la stanza dell'ufficio visti) e poi finiti i Mondiali, che giocherà con Portorico, anche Santiago».
Sono loro che dovranno dare valore aggiunto a questa squadra. «Santiago, dopo due anni di Nba, è una garanzia. So invece che c'è curiosità nel vedere se Jenkins, che in Legadue è stato un grande realizzatore, s'integrerà con la squadra. È un giocatore particolare, che giovanissimo abbandonò il basket dopo la nascita del figlio per fare l'elettricista e far vivere la sua famiglia. È poi tornato a giocare ed ha fame di vittorie e stimoli. Ci penserà Bonora, se lui faticherà un pò a fare il regista nel senso puro, ad indicargli la giusta strada».
E Bonora non si tira certo indietro. «Partire dalla panchina o in quintetto non conta, so che avrò spazio. Mi metto al servizio della squadra. Ho scelto Roma perchè credo nei progetti di questa società, e non mi pento».
Rimpianti di Bologna? «No, lì ormai mi sentivo vecchio. Ho accettato di venire qui, rinunciando anche a qualche soldo in più, anche perchè mi stimola giocare vicino a un talento come Myers».
Lancia un messaggio ai suoi nuovi tifosi. «Vorrei che si identificassero in noi. Siamo la vera risposta italiana alle squadre zeppe di extracomunitari».
Fabrizio Fabbri
A fare gli onori di casa c'è capitan Tonolli. «Mi riesce difficile pensare di essere alla nona stagione con la Virtus. Non so quanti siano i giocatori con tanta anzianità nella stessa società. Questa maglia ce l'ho cucita sul cuore e chissà che non sia l'anno buono per togliersi qualche soddisfazione in più».
Lui finalmente avrà la possibilità di dividere il ruolo con un giocatore di affidamento e classe come Marko Tusek. Lo sloveno è tirato a lucido per questa nuova avventura. «Ho accettato la proposta di Roma con entusiasmo anche perchè ho capito che a Pesaro non rientravo più nei piani».
Non altissimo, poco più di due metri, Tusek è però un giocatore eclettico. «Quindi non solo dividerò il ruolo con Tonolli ma potremo spesso giocare assieme. Io in area posso difendere anche sui pivot e con Sandro formeremo una coppia di lunghi veloci nel ripartire in contropiede».
Sugli obiettivi Tusek non ha dubbi. «Non sono venuto a Roma per vedere gli altri vincere. Noi ci proveremo da subito». E per chiudere lo sloveno svela la sua passione calcistica, che farà felice mezza città. «Tifo per la Lazio, conosco Mihajlovic e Stankovic, due grandi».
Se Tusek è fiducioso ci pensa il nuovo coach Piero Bucchi a gettare acqua sul fuoco. «L'obiettivo è consolidare la nostra posizione e creare una buona base per cercare, in futuro, di affiancare le grandi».
L'impressione che però Roma, in silenzio, si sia mossa bene sul mercato c'è. «Abbiamo voluto conservare una connotazione italiana, cercando giocatori che possano essere intercambiabili. Tra un pò ci raggiungerà Horace Jenkins (bloccato perchè il Coni, solerte nel varare limiti agli extracomunitari, ha lasciato vuota, probabilmente per ferie, la stanza dell'ufficio visti) e poi finiti i Mondiali, che giocherà con Portorico, anche Santiago».
Sono loro che dovranno dare valore aggiunto a questa squadra. «Santiago, dopo due anni di Nba, è una garanzia. So invece che c'è curiosità nel vedere se Jenkins, che in Legadue è stato un grande realizzatore, s'integrerà con la squadra. È un giocatore particolare, che giovanissimo abbandonò il basket dopo la nascita del figlio per fare l'elettricista e far vivere la sua famiglia. È poi tornato a giocare ed ha fame di vittorie e stimoli. Ci penserà Bonora, se lui faticherà un pò a fare il regista nel senso puro, ad indicargli la giusta strada».
E Bonora non si tira certo indietro. «Partire dalla panchina o in quintetto non conta, so che avrò spazio. Mi metto al servizio della squadra. Ho scelto Roma perchè credo nei progetti di questa società, e non mi pento».
Rimpianti di Bologna? «No, lì ormai mi sentivo vecchio. Ho accettato di venire qui, rinunciando anche a qualche soldo in più, anche perchè mi stimola giocare vicino a un talento come Myers».
Lancia un messaggio ai suoi nuovi tifosi. «Vorrei che si identificassero in noi. Siamo la vera risposta italiana alle squadre zeppe di extracomunitari».
Fabrizio Fabbri