TRIESTE - Arriva dagli Stati Uniti il penultimo tassello della nuova Coop Nordest. Terrance Robertson, ala di 202 centimetri, classe 1976, è la scommessa sulla quale puntano Mario Ghiacci e Cesare Pancotto per far saltare il banco del campionato. Una scelta ponderata a lungo che, nelle speranze della società triestina, può consentire alla squadra di effettuare il salto di qualità. «Ci siamo confrontati molto prima di arrivare alla decisione – confessa il general manager triestino, Mario Ghiacci –. Siamo convinti di aver preso un giocatore importante, un vero numero ”3” che tira poco e bene ma che, per la squadra, sa fare la cosa giusta al momento giusto. Abbiamo chiesto informazioni su di lui e, tanto per farvi capire le potenzialità di questo ragazzo, ci è stato detto ”Non c’è paragone con Kelly Mc Carty”, l’obiettivo sul quale avevamo lavorato. Un giocatore che si era un po’ perso nella stagione 2001-2002, che ha passato momenti difficili ma che a Trieste può trovare l’ambiente ideale per rilanciarsi».
Nato a Saginow, Terrance Robertson ha giocato nell’università di Fresno, dalla quale è uscito nel 2000. Scelto dagli Charlotte Hornets è rimasto nell’Nba fino a gennaio prima di passare nella Cba con la maglia degli Idaho Stampede, formazione con la quale ha disputato dieci partite realizzando 11 punti e prendendo quasi 6 rimbalzi di media. Nel 2001-2002 è passato nella Nbdl ai Greenville Groove dove è rimasto fino a febbraio prima di veder rescisso il suo contratto (dicono così le note informative sul giocatore) «per ripetute violazioni delle norme della Lega». Un giocatore bizzoso, dunque, il cui carattere non spaventa Cesare Pancotto. «In questa scelta – commenta il tecnico marchigiano – è racchiuso il senso della sfida che la Pallacanestro Trieste ha voluto accettare. Sapete che dobbiamo fare i conti con un budget limitato e, così come successe lo scorso anno con Mc Mazique e Derell Washington, abbiamo deciso di provare a puntare su atleti ancora non del tutto espressi. Robertson è un ragazzo che non si discute dal punto di vista tecnico: ha molti numeri ed è sicuramente un buon giocatore. La scommessa è legata al fatto che la sua esperienza di quest’anno con la Coop rappresenta la sua prima volta fuori dagli Stati Uniti, in un mondo e in una realtà molto diversi da quelli che conosce. «Però crediamo molto nel nostro ambiente, nella forza del gruppo, del lavoro e di una città che è capace di trascinare e coinvolgere i suoi giocatori. È una scommessa, certo, ma crediamo valga la pena di essere giocata. La Coop di quest’anno, d’altra parte, non poteva accontentarsi di investire in Bot. Facendo un paragone con la Borsa era indispensabile puntare sulle azioni. Alto il rischio, ma alto anche il possibile guadagno».
Archiviato l’acquisto dell’ala americana che costituirà il quarto extracomunitario della Coop 2002-2003, Trieste si concentra sul play-guardia comunitario che completerà il roster per la prossima stagione. «Anche con l’ultimo giocatore tutto è praticamente definito – conclude Pancotto –. Abbiamo però voluto metabolizzare la scelta di Roberson e ponderare bene la situazione. Già oggi, comunque, potrebbero esserci novità».
Lorenzo Gatto
Nato a Saginow, Terrance Robertson ha giocato nell’università di Fresno, dalla quale è uscito nel 2000. Scelto dagli Charlotte Hornets è rimasto nell’Nba fino a gennaio prima di passare nella Cba con la maglia degli Idaho Stampede, formazione con la quale ha disputato dieci partite realizzando 11 punti e prendendo quasi 6 rimbalzi di media. Nel 2001-2002 è passato nella Nbdl ai Greenville Groove dove è rimasto fino a febbraio prima di veder rescisso il suo contratto (dicono così le note informative sul giocatore) «per ripetute violazioni delle norme della Lega». Un giocatore bizzoso, dunque, il cui carattere non spaventa Cesare Pancotto. «In questa scelta – commenta il tecnico marchigiano – è racchiuso il senso della sfida che la Pallacanestro Trieste ha voluto accettare. Sapete che dobbiamo fare i conti con un budget limitato e, così come successe lo scorso anno con Mc Mazique e Derell Washington, abbiamo deciso di provare a puntare su atleti ancora non del tutto espressi. Robertson è un ragazzo che non si discute dal punto di vista tecnico: ha molti numeri ed è sicuramente un buon giocatore. La scommessa è legata al fatto che la sua esperienza di quest’anno con la Coop rappresenta la sua prima volta fuori dagli Stati Uniti, in un mondo e in una realtà molto diversi da quelli che conosce. «Però crediamo molto nel nostro ambiente, nella forza del gruppo, del lavoro e di una città che è capace di trascinare e coinvolgere i suoi giocatori. È una scommessa, certo, ma crediamo valga la pena di essere giocata. La Coop di quest’anno, d’altra parte, non poteva accontentarsi di investire in Bot. Facendo un paragone con la Borsa era indispensabile puntare sulle azioni. Alto il rischio, ma alto anche il possibile guadagno».
Archiviato l’acquisto dell’ala americana che costituirà il quarto extracomunitario della Coop 2002-2003, Trieste si concentra sul play-guardia comunitario che completerà il roster per la prossima stagione. «Anche con l’ultimo giocatore tutto è praticamente definito – conclude Pancotto –. Abbiamo però voluto metabolizzare la scelta di Roberson e ponderare bene la situazione. Già oggi, comunque, potrebbero esserci novità».
Lorenzo Gatto