LIVORNO. L'orso bianco della Mabo ha la stazza di Miladin Mutavdzic, Misha per gli amici, 2 metri e 9 centimetri di altezza, 115 chili di peso. L'orso bianco della Mabo è sbarcato nella calura di Livorno la mattina di Ferragosto, ha visto il mare, poi la palestra di via Pera e si è già innamorato di questo posto. «Italy is Italy, I love it», sentenzia in un inglese comprensibilissimo, imparato in sei anni di college, prima alla Wagner University, poi alla Louisiana State.
«Perchè sono venuto qua? Perchè questa è una delle prime tre leghe d'Europa e poi io amo l'Italia, anche se non ci ho mai giocato», racconta. L'anno scorso era in Turchia, nella Telekom di Ankara, con cui ha disputato la Saporta (11.8 punti di media in 12 partite) ed è arrivato in semifinale della Turkish Cup. Luca Banchi lo seguiva da più di un anno e voleva portarlo a Livorno già l'estate scorsa. «Poi però decidemmo di prendere un giocatore più leggero e arrivò Watkins», spiega il coach. «Stavolta ci siamo messi sulle sue tracce appena è finita la stagione. Mutavdzic rappresenta un investimento importante, in cui crediamo. É un giocatore solido, concreto, che ci garantisce una continuità di rendimento durante la stagione e che ha maturato un'esperienza importante a livello europeo. Con i suoi 30 anni (li compirà il 23 ottobre, ndr) e le esperienze nelle competizioni continentali sarà un po' la chioccia del gruppo». Proprio quest'anno, in Saporta, ha giocato contro Udine e ha fatto sfaceli. Guardarlo al videotape e ammirare come ha fatto a pezzi Scott e the animal Smith è roba da stropicciarsi gli occhi. In realtà quella fu probabilmente una giornata straordinaria per Misha, «il quale però - garantisce Banchi - è un giocatore che non ha troppi picchi verso l'alto, ma che non scende mai sotto rendimenti accettabili».
«La mia filosofia è quella di difendere e prendere i rimbalzi - racconta lui - ogni cosa nasce dalla difesa. Tuttavia in attacco credo che sia importante prendersi le proprie responsabilità». I quasi 12 punti per match messi a segno l'anno scorso in Saporta (11 in campionato), o i 9 firmati l'anno prima in Polonia (con l'Anwill Wloclawek, con cui è arrivato in finale playoff) o i 7.3 di quando giocava con Zmago Sagadin nell'Olimpia Lubiana dicono che è uno che sa dare il suo contributo anche nelle azioni offensive. E la stessa cosa l'ha detta il secondo allenamento sostenuto ieri in maglia amaranto. Piedi veloci, stazza da elefante, difficile da contenere quando è servito spalle a canestro in pivot basso, da dove si crea spazio per avvicinarsi al canestro e tirare in un semigancio mortifero. «Il suo arrivo ci rinforza sotto le plance - aggiunge Banchi - ma anche fuori, visto che creerà spazi ad Elliott e agli esterni».
La Mabo, insomma, adesso ha un pivot vero. Dopo le pene sofferte con Watkins e Radojevic, è un punto di partenza importante. «Negli anni passati ho giocato a livello europeo contro altre squadre italiane, come Fortitudo e Kinder e so quanto sia bello e duro il campionato - conclude Mutavdzic - La nostra squadra è giovane? Vuol dire che dovrò essere io a mettere in campo l'esperienza che l'anno scorso portava Ken Barlow. State certi che sono pronto. E poi a me le squadre giovani piacciono».
Giulio Corsi
«Perchè sono venuto qua? Perchè questa è una delle prime tre leghe d'Europa e poi io amo l'Italia, anche se non ci ho mai giocato», racconta. L'anno scorso era in Turchia, nella Telekom di Ankara, con cui ha disputato la Saporta (11.8 punti di media in 12 partite) ed è arrivato in semifinale della Turkish Cup. Luca Banchi lo seguiva da più di un anno e voleva portarlo a Livorno già l'estate scorsa. «Poi però decidemmo di prendere un giocatore più leggero e arrivò Watkins», spiega il coach. «Stavolta ci siamo messi sulle sue tracce appena è finita la stagione. Mutavdzic rappresenta un investimento importante, in cui crediamo. É un giocatore solido, concreto, che ci garantisce una continuità di rendimento durante la stagione e che ha maturato un'esperienza importante a livello europeo. Con i suoi 30 anni (li compirà il 23 ottobre, ndr) e le esperienze nelle competizioni continentali sarà un po' la chioccia del gruppo». Proprio quest'anno, in Saporta, ha giocato contro Udine e ha fatto sfaceli. Guardarlo al videotape e ammirare come ha fatto a pezzi Scott e the animal Smith è roba da stropicciarsi gli occhi. In realtà quella fu probabilmente una giornata straordinaria per Misha, «il quale però - garantisce Banchi - è un giocatore che non ha troppi picchi verso l'alto, ma che non scende mai sotto rendimenti accettabili».
«La mia filosofia è quella di difendere e prendere i rimbalzi - racconta lui - ogni cosa nasce dalla difesa. Tuttavia in attacco credo che sia importante prendersi le proprie responsabilità». I quasi 12 punti per match messi a segno l'anno scorso in Saporta (11 in campionato), o i 9 firmati l'anno prima in Polonia (con l'Anwill Wloclawek, con cui è arrivato in finale playoff) o i 7.3 di quando giocava con Zmago Sagadin nell'Olimpia Lubiana dicono che è uno che sa dare il suo contributo anche nelle azioni offensive. E la stessa cosa l'ha detta il secondo allenamento sostenuto ieri in maglia amaranto. Piedi veloci, stazza da elefante, difficile da contenere quando è servito spalle a canestro in pivot basso, da dove si crea spazio per avvicinarsi al canestro e tirare in un semigancio mortifero. «Il suo arrivo ci rinforza sotto le plance - aggiunge Banchi - ma anche fuori, visto che creerà spazi ad Elliott e agli esterni».
La Mabo, insomma, adesso ha un pivot vero. Dopo le pene sofferte con Watkins e Radojevic, è un punto di partenza importante. «Negli anni passati ho giocato a livello europeo contro altre squadre italiane, come Fortitudo e Kinder e so quanto sia bello e duro il campionato - conclude Mutavdzic - La nostra squadra è giovane? Vuol dire che dovrò essere io a mettere in campo l'esperienza che l'anno scorso portava Ken Barlow. State certi che sono pronto. E poi a me le squadre giovani piacciono».
Giulio Corsi