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Scavolini, serve un “piccolo chimico” per i “tweeners”

Tanti biancorossi possono giocare in diversi ruoli

PESARO – Sulla... qualità della nuova Scavolini, qualsiasi giudizio “forte" sarebbe prematuro e arbitrario, mancando ancora qualunque riscontro oggettivo. Ma sulla “quantità", si può ben dire che la mannaia del temuto ridimensionamento non è caduta. I giocatori “importanti" della rosa biancorossa dieci erano e dieci sono rimasti, di cui però sette nuovi. I responsabili del mercato Vuelle hanno spiegato che, per il gioco rapido e intenso che ha in mente Crespi, la “quantità" era indispensabile, e che ci sarà spazio per tutti. E il numero dei “petali" della nuova rosa è per così dire moltiplicato dalla loro... duttilità. Tutti infatti, ad eccezione probabilmente di Christoffersen, possono giocare tranquillamente in almeno due ruoli. Il danese lo escludiamo per il fatto che la sua stazza e statura (2,18) lo colloca “naturalmente" nella posizione numero cinque, quella del classico “centrone" da piazzare in mezzo all’area colorata, sebbene proprio lui abbia rappresentato la “sorpresa di Folgaria" per la sua atipica velocità. Oltre al “big man" danese-americano, gioca centro Lacey, ma può farlo saltuariamente anche McGhee, data la sua potenza muscolare e la sua abilità in post basso. Altrimenti la posizione migliore dell’Asso (e da lui dichiaratamente preferita) è quella di ala forte, dove possono essere utilizzati anche Lacey, Albano e lo stesso Gigena. Gli ultimi due sono in realtà dei “tweeners", come si dice in Usa, “indecisi" tra due ruoli, in questo caso il quattro e il tre (ala piccola). L’eventuale utilizzo di Gigena come ala grande pare sia stato tra l’altro uno degli argomenti di contrasto tra l’ex allenatore Pillastrini e la dirigenza, e sul problema Crespi non ha ancora svelato le sue intenzioni. Però anche la casella numero tre appare piuttosto affollata, nonostante la partenza di Traina. Oltre a Gigena e ben prima di Albano, infatti, c’è da considerare Beric, che “sarà titolare", come ha assicurato la dirigenza, e visto l’arrivo di ben due guardie Usa difficilmente potrà allontanarsi troppo dallo spot di ala piccola, malgrado la sua tendenza a chiamare a sé il gioco alla stregua di un playmaker. Ma non dimentichiamo che Richardson, che l’Nba ha etichettato come guardia, giocava prevalentemente ala piccola all’università (c’è scritto “Hofstra forward Norm Richardson" in quasi tutte le guide), dunque le soluzioni tattiche a disposizione di Crespi appaiono molteplici. Come guardia (tiratrice) può ovviamente giocare Richardson, oltre a Beric, a Malaventura e allo stesso Pecile, ma il ruolo è tagliato su misura per Clarence Gilbert, la più classica “shooting guard". Tuttavia la Roccia, nel quarto anno di college, ha saputo convertirsi a play e con buoni risultati, dunque potrà (si spera) dare il cambio al regista titolare Pecile, insieme all’altro giovane in altalena tra i due ruoli che è Matteo Malaventura. Insomma, un bel gioco a incastro! Come si vede, non è solo questione di assemblare i giocatori “giusti", ma anche di individuare i ruoli in cui essi possano rendere al meglio. Un composto chimico che porterà la firma di Marco Crespi e che, come la chimica insegna, potrebbe risultare insospettabilmente esplosivo soltanto unendo a regola d’arte cinque “pacifici" elementi.
Giancarlo Iacchini
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