Milano - Sono tutti pronti a tornare al Parco Sempione i ragazzi del Dezza, ovvero il playground milanese più qualificato dopo la morte di quel rettangolo d´asfalto dentro il «romantico giardino inglese» progettato da Emilio Alemagna nel 1891. Dicono sia questione di giorni, di settimane. Poi inizierà il trasloco vero e proprio e al Dezza rimarranno gli aficionado come Jerry Ciampi, che di questo piccolo «Rucker» a Milano è un padrino con tanti figliastri.
Questo sulla carta, perché operativo al 100% il playground del Sempione tornerà ad esserlo nel giugno del 2003. Quando i campionati minori - che qui tutti chiamano minors - saranno finiti ed inizierà l´elettrizzante miscela di cinque-contro-cinque e basket-mercato. Dalle 18 in avanti, soprattutto il fine settimana, chi vince resta in campo, i canestri valgono un punto.
Capita anche di giocare dieci minuti dopo aver aspettato due ore, soprattutto se la tua squadra è scarsa e davanti ti trovi un tipo come Alessandro Mambretti, tiratore mancino del Torre Boldone (sobborgo di Bergamo, serie B2), che nelle serate di vena fa sempre canestro e ti beffeggia pure. Al Dezza, Mambretti è una legge, al Sempione era un 'prospetto´: «Io tornerò al Parco - racconta - perché sono cresciuto lì, c´è più sole ed il contorno è molto più bello. Al Dezza si sono trasferiti quasi tutti quelli del Parco, si è trattato di un esodo momentaneo. Non ci speravo quasi più al nuovo playground del Parco Sempione, mi stavo affezionando a questo campetto con canestri brutti (per un tiratore puro come lui, ndr), ma qui gli alberi non mi regalano l´abbronzatura che vorrei».
Detto dal «Mambro», è una sorta di de profundis. Quasi che il Dezza sia e sia stato un ripiego, niente più. Forse, o forse no. Almeno tre anni di grandi partite di serie C1 sono state trasportate qui, in una sorta di Summer League senza premi. È il livello a fare la storia di un playground, e non la sua bellezza. Prendete l´asfalto che c´è a pochi isolati, in via Stendhal, dentro l´Anfiteatro. È qualcosa di incredibilmente bello vederlo di notte, illuminato quasi da poterci giocare. La prima volta sembrava il campo da baseball di Kevin Costner ne «L´uomo dei sogni». Ma non c´è competitività, quindi quelli buoni se lo filano poco.
Così capita di vederli pure di sera dopo qualche birra, sfidando l´inquilino del quarto piano del palazzo di fronte (il più classico dei «Chiamo i carabinieri»), magari divisi tra il basket e il calcetto come fecero i ragazzi del San Pio X la notte in cui festeggiarono la permanenza in serie C2, vincendo il derby con la Pallacanestro Milano. Il Parco ha atteso svariati anni di troppo, non si offenderà se ancora per qualche settimana sarà Dezza il teatro delle evoluzioni: non ci passano Garnett, Marbury o Iverson, superstar Nba formatesi sull´asfalto, ma la filosofia è sempre quella: 1) non presentarti con una squadra nuova di zecca, perché qui rischi di non giocare mai; 2) se sei forte, ti chiamano «loro», altrimenti i tuoi quattro amici devono essere veramente di categoria; 3) gli arbitri? Dimenticali.
A New York si chiama «Rucker League», qui chiamatela pure «Dezza League» in attesa del controesodo. Mambretti ama far coppia con Andrea Solaini, per tutti «Elle», che del «Mambro» è anche agente al pari di altri giocatori di una scuderia molto particolare: quella dei «Ragazzi di Via Dezza». Una passione nata per gioco nelle serate di canestri e basket-mercato, destinata a diventare un mestiere nel prossimo futuro della guardia titolare della Sangiorgese, in serie C1. Ed era inevitabile che al campetto, assieme ai giocatori, ai talent-scout, ai dirigenti, comparisse la figura di un procuratore sportivo come «Elle». «Il bello - dice Solaini - è sfruttare la propria esperienza per dare una mano a qualcuno che non sa quanto potrebbe valere. E io mi diverto parecchio, questi sono tutti amici miei, ragazzi del Dezza, gente vera. Qui al campetto quelli buoni li vedi per davvero, magari è gente fortunata che si costruisce reputazione e carriera, altre volte non capita così ed è un vero peccato. Penso a un giocatore forte come Emiliano Costantini (tiratore delle minors milanesi), un ragazzo che al playground è un fenomeno, ma che è stato considerato poco nella sua carriera, soprattutto perchè poco conosciuto».
Anche «Elle» tornerà al Parco Sempione: «Cercheremo di ricreare il clima di una volta. Non sarà facile perché sono cambiati i tempi e le nuove generazioni tendono ad accontentarsi, ma ci proveremo. Andrò sempre nei playground dove il livello è più alto: il basket non è uno sport da scapoli e ammogliati ed ho da costruirmi il futuro da player-agent».
Insomma, è basket vero quello del Dezza, ma qui, tra le due fila di alberi di una via in centro a Milano, non c´è posto soltanto per i «giocatori»: il pomeriggio è del tre-contro-tre dei ragazzini, la soluzione più gettonata di street basketball oggi, un fenomeno estivo che raccoglie almeno dieci tour di grande risonanza con finali nazionali simili a processioni di massa verso località prevalentemente turistiche. Una fuga vera e propria dal basket indoor, vista la progressiva penuria dei settori giovanili. Tanto che viene da chiedersi, spesso, che fine facciano questi ragazzini d´inverno.
Massimo Pisa
Gianmaria Vacirca
Questo sulla carta, perché operativo al 100% il playground del Sempione tornerà ad esserlo nel giugno del 2003. Quando i campionati minori - che qui tutti chiamano minors - saranno finiti ed inizierà l´elettrizzante miscela di cinque-contro-cinque e basket-mercato. Dalle 18 in avanti, soprattutto il fine settimana, chi vince resta in campo, i canestri valgono un punto.
Capita anche di giocare dieci minuti dopo aver aspettato due ore, soprattutto se la tua squadra è scarsa e davanti ti trovi un tipo come Alessandro Mambretti, tiratore mancino del Torre Boldone (sobborgo di Bergamo, serie B2), che nelle serate di vena fa sempre canestro e ti beffeggia pure. Al Dezza, Mambretti è una legge, al Sempione era un 'prospetto´: «Io tornerò al Parco - racconta - perché sono cresciuto lì, c´è più sole ed il contorno è molto più bello. Al Dezza si sono trasferiti quasi tutti quelli del Parco, si è trattato di un esodo momentaneo. Non ci speravo quasi più al nuovo playground del Parco Sempione, mi stavo affezionando a questo campetto con canestri brutti (per un tiratore puro come lui, ndr), ma qui gli alberi non mi regalano l´abbronzatura che vorrei».
Detto dal «Mambro», è una sorta di de profundis. Quasi che il Dezza sia e sia stato un ripiego, niente più. Forse, o forse no. Almeno tre anni di grandi partite di serie C1 sono state trasportate qui, in una sorta di Summer League senza premi. È il livello a fare la storia di un playground, e non la sua bellezza. Prendete l´asfalto che c´è a pochi isolati, in via Stendhal, dentro l´Anfiteatro. È qualcosa di incredibilmente bello vederlo di notte, illuminato quasi da poterci giocare. La prima volta sembrava il campo da baseball di Kevin Costner ne «L´uomo dei sogni». Ma non c´è competitività, quindi quelli buoni se lo filano poco.
Così capita di vederli pure di sera dopo qualche birra, sfidando l´inquilino del quarto piano del palazzo di fronte (il più classico dei «Chiamo i carabinieri»), magari divisi tra il basket e il calcetto come fecero i ragazzi del San Pio X la notte in cui festeggiarono la permanenza in serie C2, vincendo il derby con la Pallacanestro Milano. Il Parco ha atteso svariati anni di troppo, non si offenderà se ancora per qualche settimana sarà Dezza il teatro delle evoluzioni: non ci passano Garnett, Marbury o Iverson, superstar Nba formatesi sull´asfalto, ma la filosofia è sempre quella: 1) non presentarti con una squadra nuova di zecca, perché qui rischi di non giocare mai; 2) se sei forte, ti chiamano «loro», altrimenti i tuoi quattro amici devono essere veramente di categoria; 3) gli arbitri? Dimenticali.
A New York si chiama «Rucker League», qui chiamatela pure «Dezza League» in attesa del controesodo. Mambretti ama far coppia con Andrea Solaini, per tutti «Elle», che del «Mambro» è anche agente al pari di altri giocatori di una scuderia molto particolare: quella dei «Ragazzi di Via Dezza». Una passione nata per gioco nelle serate di canestri e basket-mercato, destinata a diventare un mestiere nel prossimo futuro della guardia titolare della Sangiorgese, in serie C1. Ed era inevitabile che al campetto, assieme ai giocatori, ai talent-scout, ai dirigenti, comparisse la figura di un procuratore sportivo come «Elle». «Il bello - dice Solaini - è sfruttare la propria esperienza per dare una mano a qualcuno che non sa quanto potrebbe valere. E io mi diverto parecchio, questi sono tutti amici miei, ragazzi del Dezza, gente vera. Qui al campetto quelli buoni li vedi per davvero, magari è gente fortunata che si costruisce reputazione e carriera, altre volte non capita così ed è un vero peccato. Penso a un giocatore forte come Emiliano Costantini (tiratore delle minors milanesi), un ragazzo che al playground è un fenomeno, ma che è stato considerato poco nella sua carriera, soprattutto perchè poco conosciuto».
Anche «Elle» tornerà al Parco Sempione: «Cercheremo di ricreare il clima di una volta. Non sarà facile perché sono cambiati i tempi e le nuove generazioni tendono ad accontentarsi, ma ci proveremo. Andrò sempre nei playground dove il livello è più alto: il basket non è uno sport da scapoli e ammogliati ed ho da costruirmi il futuro da player-agent».
Insomma, è basket vero quello del Dezza, ma qui, tra le due fila di alberi di una via in centro a Milano, non c´è posto soltanto per i «giocatori»: il pomeriggio è del tre-contro-tre dei ragazzini, la soluzione più gettonata di street basketball oggi, un fenomeno estivo che raccoglie almeno dieci tour di grande risonanza con finali nazionali simili a processioni di massa verso località prevalentemente turistiche. Una fuga vera e propria dal basket indoor, vista la progressiva penuria dei settori giovanili. Tanto che viene da chiedersi, spesso, che fine facciano questi ragazzini d´inverno.
Massimo Pisa
Gianmaria Vacirca
Fonte: La Repubblica