ROSETO - La presentazione del Roseto Basket, per i tifosi rosetani, è un po' come il primo giorno di scuola per gli studenti. Un primo giorno che ha acquistato un sapore speciale dal 1997, quando il semplice atto della presentazione dei giocatori è stato trasformato in serata di festa, adattissima ad accendere gli entusiasmi. Per lunghe settimane, dopo la fine dell'ultima stagione agonistica, i rosetani hanno discettato di basket nei bar, agli angoli delle strade, nelle pause di lavoro. Per molti giorni si sono rincorsi nomi e previsioni circa l'ultimo arrivo e sono state fatte elucubrazioni tecnico-tattiche sull'assetto migliore da dare alla Melillo Band, che oltre agli impegni di campionato è attesa anche all'esordio nella neonata competizione continentale Uleb Cup. Poi, dopo tante ore passate ad interrogarsi sulla fisionomia e sulla chimica di gioco che avrà il Roseto Basket Town è arrivata, a saziare la curiosità, la sera della presentazione. Una sera fatta di canti e balli, di luci e sorrisi ma, soprattutto, fatta dei visi di coloro i quali terranno accesa la curiosità di tifosi e appassionati per lunghi mesi. Le attenzioni più grandi dell'appassionato di basket rimangono saldamente a livello di parquet, pronte a focalizzarsi sul nome altisonante, sulla evenienza esotica, sul colpaccio possibile che è rimasto celato dietro l'angolo. Il Roseto Basket Town 2002/2003 è finalmente tutto a Roseto, in casa sua, dopo qualche giorno trascorso, fra sudore e fatica, in quel di Norcia, dove la squadra è rientrata subito dopo la cerimonia di presentazione. Sono arrivati anche Rodney Monroe e Eric Meek, coppia statunitense sulla quale la dirigenza biancoblù conta molto. Monroe, esterno color cioccolato con il nasino all'insù, ha sulle sue spalle la responsabilità più pesante: quella di fare canestro con continuità senza far rimpiangere SuperMario. La torre eburnea Meek, invece, ha il gravoso compito di catturare quanti più rimbalzi possibile, sostituendo Lockhart in difesa e aprendo nuovi sbocchi in attacco, dando profondità e peso ad un team che, sia chiaro, non dipenderà esclusivamente dalle lune dei suoi americani. Ci saranno, infatti, altri buoni giocatori a fare gruppo, portando sia qualità sia quantità. Atleti come l'"hidalgo" Fajardo, l'ala "tuttofare" Sartori, l'ala "latina" Moltedo, il finnico play Rannikko, il biondo e "pococrinito" Callahan e gli ormai "eterni giovani" Ruggiero e Maresca. E non è finita qui, perché, dietro le quinte, premono per un posto al sole anche l'ala Peter Van Elswik, abruzzese per matrimonio, e il play guardia Federico Pieri, che a Roseto ha lasciato un po' di cuore. Entrambi sono stati aggregati alla squadra per tenere alto il livello degli allenamenti e ad entrambi la dirigenza non ha fatto alcuna promessa, ma è chiaro che i due puntino a lavorare duro per guadagnarsi una chance. Soprattutto Pieri, ex-rosetano che così bene fece nel primo anno di A2 a Roseto, stagione 1998/1999 (34,6 minuti di media, 15,5 punti con un high stagionale di 32, 2,9 rimbalzi e quasi 2 assist a gara), potrebbe rappresentare l'alternativa ideale al recalcitrante Stefano Attruia, che resta il primo obiettivo di Coach Phil Melillo. Nelle ultime ore, a dire il vero, un altro nome è circolato: Andrea Meneghin, figlio di Dino, esterno dalle qualità cristalline, nonostante alcune stagioni giocate non all'altezza della sua fama, in uscita dalla Fortitudo Bologna. Ai più sembra un sogno irraggiungibile: staremo a vedere.
Luca Maggitti
Luca Maggitti