TREVISO. Ettore il burbero, Ettore il cinico, Ettore il guru, Ettore il permaloso. Messina è stato accolto a Treviso con varie etichette, conseguenza di mille sue battaglie contro la Benetton. Bravo, e chi dice di no?, però, dai, un po' con la puzza sotto il naso, come tutti i virtussini.
E chiaramente con il cuore a strisce bianconere, ora e per sempre. A Treviso sol perché nella Virtus di Madrigali e Lombardi di galletti ce n'erano già troppi. Per quel che ne sappiamo, noi Ettore Messina si è calato nella realtà benettoniana da ragazzo intelligente qual è, usando umiltà, disponibilità ed apertura mentale. Dopo vent'anni non ha solo girato pagina, è sbarcato su un altro pianeta, quello che fino all'altro giorno era abitato dai «nemici», il cui presidente, Giorgio Buzzavo, alla presentazione non esitò a rammentare, pur col sorriso sulle labbra, tutte le volte che l'aveva mandato al famoso paese... Non è facile riciclarsi così radicalmente, teniamolo presente nei giudizi futuri. Parlare di Messina non è difficile, poco più che quarantenne ha già alle spalle una carriera da brividi e lati umani e professionali molto interessanti. Ettore è nato a Catania, il 30 settembre farà 43 anni, laureato in Economia e Commercio, parla bene inglese e spagnolo, sposato, una figlia.
Trasferitosi subito nel Veneto, potrebbe diventare un discreto giocatore, ma lo frega un infortunio al ginocchio. Ed allora allena, a 17 anni, le giovanili della Reyer: certo un predestinato. Dall' '80 all' '82 passa al vivaio della Superga Mestre, si vede che il ragazzo ci sa fare, ha polso e padronanza del mestiere. A 23 anni è già assistente di Mangano a Udine, poi il salto di qualità, la svolta della vita: 1983, responsabile del settore giovanile (cinque scudettini) ed assistente della prima squadra. Messina si abbevera a fonti come Sandro Gamba, Alberto Bucci, Bob Hill, che sostituisce in corsa nell' '89, a 30 anni. Trionfa subito in Coppa Italia e Coppa Coppe (prima di lui la Virtus mai aveva vinto qualcosa fuori dai confini). Lo scudetto arriva nel 1993, dopo il secondo titolo di «Coach of the Year». Messina è pronto per la Nazionale: oro ai Giochi del Mediterraneo ( '93), argento ai Goodwill Games ( '94), quinto agli Europei di Atene ( '95), argento agli Europei di Madrid ('97). Il ritorno in Virtus è altrettanto naturale e vince più di prima: scudetto-Eurolega nel '98, Coppa Italia nel '99, «grande slam» nel 2001, Coppa Italia nel 2002. In campionato 400 partite con 289 successi (72 per cento), nei playoff 45 su 68. Undici vittorie su 21 finali. Ammirato e temuto da tutti, è uno dei primi tre allenatori europei, se non il migliore. Poi la vice presidenza dell'Associazione allenatori, consigliere dell'Associazione Europea, docente esterno alla Scuola di Direzione Aziendale della Bocconi di Milano. Fin qui il professionista. Ma Ettore è capace anche di gesti splendidi, come il suo fondamentale contributo al progetto di insegnamento, grazie al computer, delle abilità sociali ai bambini disabili all'ospedale Maggiore di Bologna. E' convocato dai tifosi virtussini ai Giardini Margherita per l'ultimo saluto prima di andare a Treviso, ad un certo punto non ce l'ha fatta più ed è scoppiato in lacrime. Già, proprio Ettore il burbero, Ettore il cinico, eccetera, eccetera...
Silvano Focarelli
E chiaramente con il cuore a strisce bianconere, ora e per sempre. A Treviso sol perché nella Virtus di Madrigali e Lombardi di galletti ce n'erano già troppi. Per quel che ne sappiamo, noi Ettore Messina si è calato nella realtà benettoniana da ragazzo intelligente qual è, usando umiltà, disponibilità ed apertura mentale. Dopo vent'anni non ha solo girato pagina, è sbarcato su un altro pianeta, quello che fino all'altro giorno era abitato dai «nemici», il cui presidente, Giorgio Buzzavo, alla presentazione non esitò a rammentare, pur col sorriso sulle labbra, tutte le volte che l'aveva mandato al famoso paese... Non è facile riciclarsi così radicalmente, teniamolo presente nei giudizi futuri. Parlare di Messina non è difficile, poco più che quarantenne ha già alle spalle una carriera da brividi e lati umani e professionali molto interessanti. Ettore è nato a Catania, il 30 settembre farà 43 anni, laureato in Economia e Commercio, parla bene inglese e spagnolo, sposato, una figlia.
Trasferitosi subito nel Veneto, potrebbe diventare un discreto giocatore, ma lo frega un infortunio al ginocchio. Ed allora allena, a 17 anni, le giovanili della Reyer: certo un predestinato. Dall' '80 all' '82 passa al vivaio della Superga Mestre, si vede che il ragazzo ci sa fare, ha polso e padronanza del mestiere. A 23 anni è già assistente di Mangano a Udine, poi il salto di qualità, la svolta della vita: 1983, responsabile del settore giovanile (cinque scudettini) ed assistente della prima squadra. Messina si abbevera a fonti come Sandro Gamba, Alberto Bucci, Bob Hill, che sostituisce in corsa nell' '89, a 30 anni. Trionfa subito in Coppa Italia e Coppa Coppe (prima di lui la Virtus mai aveva vinto qualcosa fuori dai confini). Lo scudetto arriva nel 1993, dopo il secondo titolo di «Coach of the Year». Messina è pronto per la Nazionale: oro ai Giochi del Mediterraneo ( '93), argento ai Goodwill Games ( '94), quinto agli Europei di Atene ( '95), argento agli Europei di Madrid ('97). Il ritorno in Virtus è altrettanto naturale e vince più di prima: scudetto-Eurolega nel '98, Coppa Italia nel '99, «grande slam» nel 2001, Coppa Italia nel 2002. In campionato 400 partite con 289 successi (72 per cento), nei playoff 45 su 68. Undici vittorie su 21 finali. Ammirato e temuto da tutti, è uno dei primi tre allenatori europei, se non il migliore. Poi la vice presidenza dell'Associazione allenatori, consigliere dell'Associazione Europea, docente esterno alla Scuola di Direzione Aziendale della Bocconi di Milano. Fin qui il professionista. Ma Ettore è capace anche di gesti splendidi, come il suo fondamentale contributo al progetto di insegnamento, grazie al computer, delle abilità sociali ai bambini disabili all'ospedale Maggiore di Bologna. E' convocato dai tifosi virtussini ai Giardini Margherita per l'ultimo saluto prima di andare a Treviso, ad un certo punto non ce l'ha fatta più ed è scoppiato in lacrime. Già, proprio Ettore il burbero, Ettore il cinico, eccetera, eccetera...
Silvano Focarelli