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Scavolini, 600 al primo allenamento

Porte aperte al Bpa

PESARO — Sarà stata la novità o la lunga estate senza basket ma vedere 600 tifosi biancorossi assiepati sulle tribune del Bpa Palas per il primo allenamento della Scavolini fa comunque un certo effetto. Lo ha fatto ai dirigenti biancorossi che su un'accoglienza del genere avevano sperato ma non ci avrebbero scommesso. Lo ha fatto al coach venuto da Milano (via Biella e Siviglia), un Marco Crespi che non nasconde la sua soddisfazione: «Beh, fa un certo effetto vedere tanta gente al primo allenamento, anche in un palasport così grosso. Sono contento che ci sia voglia di conoscere questa squadra, così come sono contento dell'approccio di tutti i ragazzi: stanno lavorando sodo». Non dice, il coach della Scavolini, che nell'allenamento mattutino aveva spremuto i suoi, tanto che Aaron McGhee ha dovuto smettere per un fastidioso dolore al collo ed anche Misha Beric si è fermato alla fine per un risentimento muscolare. Gli altri ci hanno dato dentro dall'inizio alla fine al ritmo, a tratti indiavolato, imposto da Crespi. E al pubblico, al di là dei numerosi errori al tiro, non è sfuggita la voglia di fare. Mentre è sfuggito qualche applauso per una stoppata di un Gilbert voglioso di imporsi e per una schiacciata di Christoffersen, il lungagnone danese che gioca a basket da poco (e si vede nei movimenti d'attacco) ma che secondo lo staff tecnico della Scavolini farà molti canestri in contropiede: «Corre come un piccolo e farà molte schiacciate a rimorchio in contropiede», dice Lucio Zanca che sembra aver recuperato fiducia anche per gli abbonamenti.
I 5-600 del Bpa Palas devono dunque accontentarsi di una seduta di allenamento con molti giovani, visto che Richardson è ancora in attesa del visto; Gigena è vicino alla moglie che è in imminente attesa del primogenito e McGhee fa in tempo a farci vedere un buon tiro dalla media, oltre ad un tentativo di schiacciata andato a vuoto. E' un McGhee dai grandi bicipiti ricoperti di tatuaggi tra i quali spunta, in particolare, un asso di picche che rappresenta il soprannome dell'ala-centro finalista Ncaa con Oklahoma: «Asso». Con la speranza che sia veramente tale e porti la Scavolini più in alto possibile. Occhi puntati, dunque, su Clarence Gilbert, che è un torello che ricorda Wilbur Holland e che si è divertito più che a tirare a fornire assist ai compagni. Partirà anche dalla panchina, ma sarà un concorrente per tutti, Pecile in primis. Oggi si replica, mattina alla Baia e pomeriggio, dalle 18, all'astronave. Porte aperte a chi vuole vedere i giovani biancorossi darci dentro e non concedere nulla nemmeno in allenamento. Il motto è sempre quello: vedere per credere.
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