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Scavolini: faticacce ma con brio

Crespi al lavoro con una squadra tutta giovane

PESARO – Marco Crespi “grida" il prossimo esercizio con parlantina a raffica tutta lombarda, mixando italiano e “black english". Chris Christoffersen, il ciclopico danese, ha lo sguardo perplesso di chi non ha capito, e molto diligentemente alza la mano come uno scolaretto sui banchi. Il coach chiarisce. E corre e salta e urla ordini secchi o cadenza precise spiegazioni. Chiama i falli come un arbitro nei “tre contro tre", “cinque contro cinque" o “cinque contro zero" (per provare gli schemi offensivi) che costellano i nuovi serratissimi allenamenti della sua baby-Scavolini. «Con giocatori così giovani, tanto più se fermi da tre mesi, non puoi fare troppa teoria – chiosa il saggio Walter Magnifico – devi lasciare che corrano e si esprimano liberamente e proprio qui sta la bravura di Crespi: insegna gli schemi un po’ alla volta ma facendo giocare e divertire i ragazzi». L’ex capitano biancorosso, che di allenamenti se ne intende, conferma l’impressione che hanno avuto le centinaia di sportivi presenti al Palas per le prime sedute pesaresi della nuova squadra: qui si corre parecchio e si suda altrettanto; il tasso di atletismo è molto alto, così come l’intensità dell’impegno profuso. Corrono come tarantolati anche i lunghi, con i “2 e 18" del danesone in sorprendente evidenza. Malaventura sembra un altro dopo gli anni di Biella. Lacey e Albano sono tutta sostanza, e non serve l’oracolo di Delfi per profetizzare che la loro esperienza e mestiere (anche se il primo ha in fondo solo 24 anni) saranno preziosi per il coach e i compagni.
Quanto ai due “colorati", in attesa di Norm Richardson, sono innanzitutto ottimamente strutturati dal punto di vista fisico. Poi si vede che la conversione a play nell’ultimo anno alla Missouri ha molto giovato a “Tudy" Gilbert, perché la Roccia appare una guardia completa sia in regia (stando alla frequenza con cui cerca il passaggio smarcante) che al tiro, che resta il pezzo forte del suo repertorio e che esegue con disarmante naturalezza. Inoltre, nonostante la sua fama di “attaccante istintivo e selvaggio", gli osservatori Usa gli hanno sempre riconosciuto una buona attitudine difensiva, grazie alla forza muscolare, alla rapidità e mobilità laterale. Poi c’è l’Asso, al secolo Aaron McGhee, dispiaciutissimo per il torcicollo che gli ha impedito di portare a termine il primo allenamento: «Ci tenevo a impegnarmi al massimo, anche per tutti i tifosi che sono venuti a vederci, ma proprio non riuscivo a girare la testa!». Al suo primo ingresso sul parquet pesarese ha provato una forte emozione: «E’ proprio uno splendido impianto, mi piace, sarà bello giocare qui!», ci ha detto con un largo sorriso. Sarà bello anche per la gente veder giocare lui. Quella gente accorsa martedì all’Astronave da ogni dove, come trascinata da un misterioso richiamo: quasi un remake de “L’invasione degli ultracorpi". Per andare a ritirare non i famosi megabaccelli, ma un carico di speranze senza le quali il prossimo inverno sarebbe ben triste e noioso.
Giancarlo Iacchini
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