Av ev a costruito, l’estate scorsa, una squadra che il mondo del basket dava come candidata alla retrocessione. Il lavoro di Lardo e la qualità dei giocatori hanno poi detto che le scelte di Claudio Crippa erano state giuste. E la Müller è stata, sino alla prima giornata di ritorno, la rivelazione del campionato. Poi sono seguiti due mesi... d’inferno, sino a quando il general manager ha potuto rimettersi sul mercato e portare a Verona Higgs e Burrough. «Era importante - sottolinea ora Claudio Crippa - avere l’opportunità di inserire due giocatori nuovi, per riformare lo zoccolo duro formato da otto elementi più giovani a rotazione. Grazie all’intervento del curatore fallimentale, che ha reperito le risorse necessarie, ed al Tribunale che ha recepito il nostro messaggio sulla necessità di assestare l’organico per giocarsi al meglio le possibilità di restare in A1, ques to è stato possibile. Il fatto di poter lottare ad armi pari con le altre squadre ci dà nuova forza morale».
Lardo, domenica scorsa, le è saltato al collo dopo la vittoria su Imola per ringraziarla: «Ci pesava enormemente il fatto di non poter schierare una squadra competitiva. I ragazzi che sono qui dall’inizio sono stati straordinari e fantastici e, proprio per questo, ci dispiaceva ancora di più. Nonostante triplicassero gli sforzi, non si riusciva a vincere. È stata una liberazione anche perchè nel cercare i due nuovi abbiamo incontrato grosse difficoltà: siamo andati con i piedi di piombo, aspettando qualche giorno in più per fare scelte oculate».
Quali valutazioni avete fatto nella scelta? «Dal punto di vista tecnico, abbiamo cercato di valutare l’evolversi della squadra: con la partenza di Turner e Fajardo c’era un buco tecnico e di leadership da colmare. Ma i "sopravvissuti" sono stati bravi a crescere ed era giusto considerare anche questo e assicurare loro, comunque, il giusto spazio».
Si riferisce, in particolare, a Carroll? «Non solo. Quando abbiamo valutato le caratteristiche dei nuovi, abbiamo tenuto conto che Camata, dopo un periodo oscuro, era in grado di fare di più, che Carroll avesse il suo spazio per continuare a crescere, che gli italiani potessero continuare a dare il loro contributo avendo però ancora più personalità. Così abbiamo preso due americani che non sono "stelle", ma in grado di sconvolgere l’impianto di gioco costruito da Lardo a livello tecnico e mentale».
Higgs ha caratteristiche tecniche analoghe a quelle di Turner. «Sapevamo che aveva un buon tiro, ma a Varese è stata una sorpresa. Abbiamo scoperto un eccellente atleta ed un uomo che ha capito subito lo spirito della squadra. Ha grande voglia di mettersi in evidenza e si è inserito benissimo nel tessuto della squadra. Domenica ha dimostrato intelligenza quando ha capito di non essere in buona serata al tiro, non forzando mai una conclusione e dedicandosi alla difesa ed ai rimbalzi».
La scelta del «numero 4» è stata più difficile? «Sì perchè trovare lunghi di buone capacità è difficile. Il nostro raggio di azione era circoscritto perchè non potevamo permetterci di pagare penali d’uscita alla Cba e perchè gli altri campionati minori americani sono ancora in corso. Abbiamo scandagliato le diverse leghe ed emersa la possibilità di "pescare" in Giappone dove il campionato era appena finita».
Ed è arrivato un suo ex compagno di squadra. «Seguivo Junior Burrough sin da quando giocava con me. L’ho sempre ritenuto ottimo, di buone capacità tecniche, uno che deve solo dare continuità al suo talento, ma con buoni punti nelle mani, buona tecnica e personalità. Non andava sottovalutato, inoltre, il fatto di aver già giocato con Rombaldoni e Camata e che conosceva già il campionato italiano».
Burrough è arrivato giusto in tempo per giocare contro Imola. «Dopo l’esperienza col Giappone per Daniel, siamo stati in tensione, ma tutto è andato bene. E Junior è riuscito a dare un bel contributo nell’ultimo quarto della partita, quando dopo tre-quattro giocate non brillanti, si è preso la responsabilità di fare tre canestri che hanno favorito la nostra volata vincente: un segno di grande personalità».
Il calendario della Müller resta molto duro. «Lo è per tutti. Abbiamo da affrontare Kinder e Siena, ma le altre gare sono contro squadre della nostra fascia, con le quali possiamo competere benissimo. Il campo dirà se saremo competitivi o meno. È chiaro che andare ad Avellino e Roseto non è facile per alcuno».
Ci sono anche i play off da inseguire? «Siamo in lotta. La vittoria su Imola ci darà spinta a livello psicologico per questo ultimo mese e riprendiamo un discorso tecnico: è chiaro che non si potranno fare magie tecniche in un mese, però siamo ancora vivi e competitivi. Nonostante tutto, la Müller è sempre rimasta in zona play off ed i due nuovi dovrebbero portarci energie fisiche e mentali, non avendo dietro quelle scorie che da settembre a oggi, voglia o non voglia, tutti noi ci portiamo dentro: questo può darci una spinta in più, che potrebbe essere decisiva per il traguardo finale che, in questo momento, è la conferma della A1 a livello sportivo».
E poi?
Renzo Puliero
Lardo, domenica scorsa, le è saltato al collo dopo la vittoria su Imola per ringraziarla: «Ci pesava enormemente il fatto di non poter schierare una squadra competitiva. I ragazzi che sono qui dall’inizio sono stati straordinari e fantastici e, proprio per questo, ci dispiaceva ancora di più. Nonostante triplicassero gli sforzi, non si riusciva a vincere. È stata una liberazione anche perchè nel cercare i due nuovi abbiamo incontrato grosse difficoltà: siamo andati con i piedi di piombo, aspettando qualche giorno in più per fare scelte oculate».
Quali valutazioni avete fatto nella scelta? «Dal punto di vista tecnico, abbiamo cercato di valutare l’evolversi della squadra: con la partenza di Turner e Fajardo c’era un buco tecnico e di leadership da colmare. Ma i "sopravvissuti" sono stati bravi a crescere ed era giusto considerare anche questo e assicurare loro, comunque, il giusto spazio».
Si riferisce, in particolare, a Carroll? «Non solo. Quando abbiamo valutato le caratteristiche dei nuovi, abbiamo tenuto conto che Camata, dopo un periodo oscuro, era in grado di fare di più, che Carroll avesse il suo spazio per continuare a crescere, che gli italiani potessero continuare a dare il loro contributo avendo però ancora più personalità. Così abbiamo preso due americani che non sono "stelle", ma in grado di sconvolgere l’impianto di gioco costruito da Lardo a livello tecnico e mentale».
Higgs ha caratteristiche tecniche analoghe a quelle di Turner. «Sapevamo che aveva un buon tiro, ma a Varese è stata una sorpresa. Abbiamo scoperto un eccellente atleta ed un uomo che ha capito subito lo spirito della squadra. Ha grande voglia di mettersi in evidenza e si è inserito benissimo nel tessuto della squadra. Domenica ha dimostrato intelligenza quando ha capito di non essere in buona serata al tiro, non forzando mai una conclusione e dedicandosi alla difesa ed ai rimbalzi».
La scelta del «numero 4» è stata più difficile? «Sì perchè trovare lunghi di buone capacità è difficile. Il nostro raggio di azione era circoscritto perchè non potevamo permetterci di pagare penali d’uscita alla Cba e perchè gli altri campionati minori americani sono ancora in corso. Abbiamo scandagliato le diverse leghe ed emersa la possibilità di "pescare" in Giappone dove il campionato era appena finita».
Ed è arrivato un suo ex compagno di squadra. «Seguivo Junior Burrough sin da quando giocava con me. L’ho sempre ritenuto ottimo, di buone capacità tecniche, uno che deve solo dare continuità al suo talento, ma con buoni punti nelle mani, buona tecnica e personalità. Non andava sottovalutato, inoltre, il fatto di aver già giocato con Rombaldoni e Camata e che conosceva già il campionato italiano».
Burrough è arrivato giusto in tempo per giocare contro Imola. «Dopo l’esperienza col Giappone per Daniel, siamo stati in tensione, ma tutto è andato bene. E Junior è riuscito a dare un bel contributo nell’ultimo quarto della partita, quando dopo tre-quattro giocate non brillanti, si è preso la responsabilità di fare tre canestri che hanno favorito la nostra volata vincente: un segno di grande personalità».
Il calendario della Müller resta molto duro. «Lo è per tutti. Abbiamo da affrontare Kinder e Siena, ma le altre gare sono contro squadre della nostra fascia, con le quali possiamo competere benissimo. Il campo dirà se saremo competitivi o meno. È chiaro che andare ad Avellino e Roseto non è facile per alcuno».
Ci sono anche i play off da inseguire? «Siamo in lotta. La vittoria su Imola ci darà spinta a livello psicologico per questo ultimo mese e riprendiamo un discorso tecnico: è chiaro che non si potranno fare magie tecniche in un mese, però siamo ancora vivi e competitivi. Nonostante tutto, la Müller è sempre rimasta in zona play off ed i due nuovi dovrebbero portarci energie fisiche e mentali, non avendo dietro quelle scorie che da settembre a oggi, voglia o non voglia, tutti noi ci portiamo dentro: questo può darci una spinta in più, che potrebbe essere decisiva per il traguardo finale che, in questo momento, è la conferma della A1 a livello sportivo».
E poi?
Renzo Puliero