REGGIO CALABRIA – Carlos Delfino ha ribadito le sue accuse davanti alla Procura federale ma l'ingegnere Agostino Silipo non ha fatto una piega. Ha fiducia nella giustizia e attende. Oggi, infatti, sarà un giorno importante per l'immagine e la credibilità della Viola in campo nazionale: è attesa la sentenza sul caso-Delfino. Il giocatore argentino di passaporto italiano è stato ascoltato sabato dalla Procura federale per cercare di far luce sulla firma (che Delfino ha ribadito non essere la sua) posta in calce al contratto che lega il giovane e talentuoso argentino alla società reggina. «Siamo assolutamente distesi e tranquilli – ha ribadito il presidente della società reggina –, perché siamo certi di dire il vero e la verità non potrà non essere provata. Un dato è certo il signor Delfino non può pensare di farla franca perché noi tuteleremo la nostra immagine e la nostra dignità in tutte le sedi. Lo annuncio da adesso: a noi non basterà neppure il giudizio sportivo, noi vogliamo adire le vie legali per tutelare la nostra immagine che il signor Delfino ha calpestato e infangato usando con estrema disinvoltura lo strumento della calunnia. Forse nel suo Paese è permesso farsi beffe della legge, ma qui siamo in Italia e il rispetto della legge è un fondamento del vivere civile. Al di là dello sport». Silipo non è arrabbiato ma è visibilmente amareggiato da tutta questa vicenda. «Delfino dovrà assumersi tutta la responsabilità di questa vicenda – aggiunge –. Voleva cambiare squadra? Bastava dircelo e avremmo trattato con l'eventuale altra società. Ci ha trascinati in una storia pazzesca e adesso dovrà pagarne le conseguenze».
– Sembra molto sicuro dei fatti suoi. «Sono certo degli assi che ho in mano. Sabato la Procura federale ha ritenuto superfluo perfino ascoltarci. Ci ha chiesto solo di presentare una memoria difensiva e noi abbiamo obbedito facendo ricapitolare i fatti dal nostro legale, avv. Costa».
– Dunque si sente in una botte di ferro? «L'ho detto prima: sono certo dei fatti miei. Con Delfino abbiamo trattato a lungo prima di trovare un accordo che ha soddisfatto anche il ragazzo che l'ha sottoscritto davanti a cinque testimoni».
– Le posso chiedere cosa pensa della Fortitudo? «Io ritengo che quella bolognese sia una società corretta che si sia fidata un po' troppo della parola di un ragazzo. Però credo anche che il Real Madrid sia una società più corretta della Fortitudo».
– Perché? «Per il semplice motivo che anche il Real Madrid voleva Delfino ma quando l'abbiamo diffidato perché l'atleta era sotto contratto con noi, gli spagnoli hanno desistito dicendo a Delfino di risolvere prima la questione pendente con noi. La Fortitudo, invece, ha preferito tenere un altro atteggiamento che comunque non sta a me commentare».
– Di Delfino abbiamo anche parlato troppo. Della squadra cosa mi dice? «Che sta venendo su molto bene. Lardo sta confermando sul campo tutto il bene che si diceva prima e la squadra a me piace molto».
– Ma non è ancora completa. «La completeremo presto».
– Ha già il nome che serve? «Sì. E fosse per me sarebbe già sull'aereo».
– La dobbiamo pregare? «No. Si tratta di Cedric Ceballos».
– Lei non può parlare di Cedric Ceballos con questa naturalezza. Ci vorrebbero in sottofondo squilli di tromba e rulli di tamburi... Ma quanto le costa? «Questi, se mi consente, sono fatti miei». Fin qui Tito Silipo. Che come tutti i grandi non si arrende a qualche difficoltà ma rilancia in grande stile. Ceballos, infatti, è un'ala che fino a qualche anno fa faceva sfracelli nella Nba. Ha giocato nei Lakers, ma i suoi campionati migliori li ha fatti con la maglia dei Phoenix Suns. Al di là di quello “stagno” chiamato Atlantico giocava essenzialmente ala piccola, ma essendo un atleta esplosivo di oltre due metri non avrebbe difficoltà a giocare ala grande nella nostra serie A come fece nel deserto dell'Arizona esaltandosi nello “small basket” predicato da coach Denny Ainge quando era l'ala forte titolare di un quintetto che presentava un back court formato da Jason Kidd e Steve Nash con Rex Chapman nel ruolo di ala piccola. Tiratore discreto dalla lunga distanza, Ceballos – testa “calda” se ne esiste una – ha nella velocità e nell'atletismo il suo pezzo forte. Lo scorso anno ha giocato nella Aba dove è stato il secondo miglior realizzatore della lega con una media punti di oltre 26 ad allacciata di scarpe con la maglia dei Las Vegas Slam. Inutile dire che sarebbe un colpo eccezionale. Un talento che, se verrà con voglia di giocare, potrà davvero spostare gli equilibri di un campionato come quello di questa serie A.
Piero Gaeta
– Sembra molto sicuro dei fatti suoi. «Sono certo degli assi che ho in mano. Sabato la Procura federale ha ritenuto superfluo perfino ascoltarci. Ci ha chiesto solo di presentare una memoria difensiva e noi abbiamo obbedito facendo ricapitolare i fatti dal nostro legale, avv. Costa».
– Dunque si sente in una botte di ferro? «L'ho detto prima: sono certo dei fatti miei. Con Delfino abbiamo trattato a lungo prima di trovare un accordo che ha soddisfatto anche il ragazzo che l'ha sottoscritto davanti a cinque testimoni».
– Le posso chiedere cosa pensa della Fortitudo? «Io ritengo che quella bolognese sia una società corretta che si sia fidata un po' troppo della parola di un ragazzo. Però credo anche che il Real Madrid sia una società più corretta della Fortitudo».
– Perché? «Per il semplice motivo che anche il Real Madrid voleva Delfino ma quando l'abbiamo diffidato perché l'atleta era sotto contratto con noi, gli spagnoli hanno desistito dicendo a Delfino di risolvere prima la questione pendente con noi. La Fortitudo, invece, ha preferito tenere un altro atteggiamento che comunque non sta a me commentare».
– Di Delfino abbiamo anche parlato troppo. Della squadra cosa mi dice? «Che sta venendo su molto bene. Lardo sta confermando sul campo tutto il bene che si diceva prima e la squadra a me piace molto».
– Ma non è ancora completa. «La completeremo presto».
– Ha già il nome che serve? «Sì. E fosse per me sarebbe già sull'aereo».
– La dobbiamo pregare? «No. Si tratta di Cedric Ceballos».
– Lei non può parlare di Cedric Ceballos con questa naturalezza. Ci vorrebbero in sottofondo squilli di tromba e rulli di tamburi... Ma quanto le costa? «Questi, se mi consente, sono fatti miei». Fin qui Tito Silipo. Che come tutti i grandi non si arrende a qualche difficoltà ma rilancia in grande stile. Ceballos, infatti, è un'ala che fino a qualche anno fa faceva sfracelli nella Nba. Ha giocato nei Lakers, ma i suoi campionati migliori li ha fatti con la maglia dei Phoenix Suns. Al di là di quello “stagno” chiamato Atlantico giocava essenzialmente ala piccola, ma essendo un atleta esplosivo di oltre due metri non avrebbe difficoltà a giocare ala grande nella nostra serie A come fece nel deserto dell'Arizona esaltandosi nello “small basket” predicato da coach Denny Ainge quando era l'ala forte titolare di un quintetto che presentava un back court formato da Jason Kidd e Steve Nash con Rex Chapman nel ruolo di ala piccola. Tiratore discreto dalla lunga distanza, Ceballos – testa “calda” se ne esiste una – ha nella velocità e nell'atletismo il suo pezzo forte. Lo scorso anno ha giocato nella Aba dove è stato il secondo miglior realizzatore della lega con una media punti di oltre 26 ad allacciata di scarpe con la maglia dei Las Vegas Slam. Inutile dire che sarebbe un colpo eccezionale. Un talento che, se verrà con voglia di giocare, potrà davvero spostare gli equilibri di un campionato come quello di questa serie A.
Piero Gaeta