PESARO — La sua zazzera ha fatto da sfondo al manifesto della campagna abbonamenti. «Pesaro c'è» è lo slogan che in qualche modo Andrea Pecile ha rappresentato perciò al play ha fatto proprio piacere la risposta, al solito fedele, della tifoseria.
«Un grandissimo risultato. Che ho avuto modo di apprezzare ancora di più facendo lunedì mattina il giro delle agenzie della Banca Popolare e toccando con mano la voglia e anche il nervosismo di tanta gente che si era messa in fila dal mattino presto per conquistarsi il suo posto al palazzo. Vuol dire che Pesaro ha capito che quello intrapreso è un progetto serio, basato su giovani promettenti che vogliono emergere e non solo un taglio del budget da parte della società».
Che cosa ha colpito Pecile in queste prime settimane di lavoro della squadra?
«La voglia di lavorare e l'entusiasmo di tutti i ragazzi che ne fanno parte».
Pecile guida il «comitato» di accoglienza che sta cercando di integrare i nuovi arrivati: come va da questo punto di vista?
«Fortunatamente parlo bene l'inglese e questo favorisce sicuramente la comunicazione. Vivo qui da quasi tre anni e mi ci sento a casa, quindi ho cercato di spiegare loro com'è la città, come muoversi e soprattutto che la gente li riconoscerà ovunque. E che saranno giudicati non tanto se giocano bene o meno bene, ma se mettono l'anima. In quel caso saranno apprezzati e anche quando andranno a comprare il pane o il latte avranno in cambio il cuore della gente... credo abbiano inteso cosa volevo dire quando hanno visto 700 persone al primo allenamento».
Prime impressioni su Norman Richardson?
«Un giocatore estremamente atletico, che ci può dare velocità e spinta in contropiede e che ci aiuterà a tenere alta l'intensità. Oltre a questo, l'ho già visto sacrificarsi molto per la squadra, buttarsi su tutti i palloni per recuperarli, cercare bei passaggi o buoni tiri senza mai forzare le situazioni: è importante che fin dai primi giorni emerga la volontà di inserirsi nel gioco di squadra».
E come vanno i primi giorni da play titolare per Pecile? Qualche tirata d'orecchie?
«E' inevitabile, quando si sta molto in campo c'è più margine di errore ma anche molta più soddisfazione perchè le responsabilità sono maggiori. A 19 anni sono entrato nel mondo Scavolini e aver raggiunto questo traguardo, cioè diventare una pedina importante per questa società, è per me fonte di grande felicità e orgoglio».
Nel frattempo Booker, il tuo maestro, ha scritto 34 alla prima uscita qui in Italia contro l'Olimpia di Caja: l'hai sentito?
«Sì, ora che è qui in Valtellina ci sentiamo spesso, sia con lui che con Blair. Si trovano bene ad Istanbul, sono contento per loro e gli auguro di avere una grandissima stagione. Ma soprattutto la auguro a noi». Elisabetta Ferri
«Un grandissimo risultato. Che ho avuto modo di apprezzare ancora di più facendo lunedì mattina il giro delle agenzie della Banca Popolare e toccando con mano la voglia e anche il nervosismo di tanta gente che si era messa in fila dal mattino presto per conquistarsi il suo posto al palazzo. Vuol dire che Pesaro ha capito che quello intrapreso è un progetto serio, basato su giovani promettenti che vogliono emergere e non solo un taglio del budget da parte della società».
Che cosa ha colpito Pecile in queste prime settimane di lavoro della squadra?
«La voglia di lavorare e l'entusiasmo di tutti i ragazzi che ne fanno parte».
Pecile guida il «comitato» di accoglienza che sta cercando di integrare i nuovi arrivati: come va da questo punto di vista?
«Fortunatamente parlo bene l'inglese e questo favorisce sicuramente la comunicazione. Vivo qui da quasi tre anni e mi ci sento a casa, quindi ho cercato di spiegare loro com'è la città, come muoversi e soprattutto che la gente li riconoscerà ovunque. E che saranno giudicati non tanto se giocano bene o meno bene, ma se mettono l'anima. In quel caso saranno apprezzati e anche quando andranno a comprare il pane o il latte avranno in cambio il cuore della gente... credo abbiano inteso cosa volevo dire quando hanno visto 700 persone al primo allenamento».
Prime impressioni su Norman Richardson?
«Un giocatore estremamente atletico, che ci può dare velocità e spinta in contropiede e che ci aiuterà a tenere alta l'intensità. Oltre a questo, l'ho già visto sacrificarsi molto per la squadra, buttarsi su tutti i palloni per recuperarli, cercare bei passaggi o buoni tiri senza mai forzare le situazioni: è importante che fin dai primi giorni emerga la volontà di inserirsi nel gioco di squadra».
E come vanno i primi giorni da play titolare per Pecile? Qualche tirata d'orecchie?
«E' inevitabile, quando si sta molto in campo c'è più margine di errore ma anche molta più soddisfazione perchè le responsabilità sono maggiori. A 19 anni sono entrato nel mondo Scavolini e aver raggiunto questo traguardo, cioè diventare una pedina importante per questa società, è per me fonte di grande felicità e orgoglio».
Nel frattempo Booker, il tuo maestro, ha scritto 34 alla prima uscita qui in Italia contro l'Olimpia di Caja: l'hai sentito?
«Sì, ora che è qui in Valtellina ci sentiamo spesso, sia con lui che con Blair. Si trovano bene ad Istanbul, sono contento per loro e gli auguro di avere una grandissima stagione. Ma soprattutto la auguro a noi». Elisabetta Ferri
Fonte: Il Resto del Carlino