FEDELE alla sua indole seria e tranquilla, Griffith ha risposto alla chiamata, secondo i tempi dovuti. Dopo il lungo stop, seguendo le tabelle di recupero, senza nessun effetto speciale, Rashard è cresciuto ed è tornato ad essere determinante. Come l´anno scorso, o quasi: l´Efes se n´è accorto, l´Omone c´è.
«Sono circa all´85% del mio potenziale, l´obiettivo è arrivare al massimo per le prossime settimane, quando comincerà l´ultima parte della stagione. Ero calmo prima, lo sono adesso. È una questione di ritmo: tre mesi senza palla, senza gioco. Non ero più abituato alle corse a tutto campo, all´intensità. Ci vuole tempo, sono venti giorni che m´alleno con la squadra».
La pazienza è stata premiata. «I miei compagni e il coach sono sempre andati forte, i risultati sono lì: i colpi a vuoto sono episodi che, come gli infortuni, ci stanno. Intanto, senza me e Becirovic è arrivata la Coppa Italia e siamo a un passo dalle Final Four. La squadra e Messina cercano sempre di darmi una mano e ci riescono. Ci conosciamo bene, ma rientrare non è stato automatico, anzi le difficoltà ci sono. Sbagli un canestro, non prendi un rimbalzo, giochi tre minuti e poi ti devi fermare, perché è quella la tua autonomia. Adesso sto prendendo il ritmo e recuperando la confidenza mentale. I 26´ giocati con l´Efes sono stati positivi, ma la mia strada non è ancora completata: ho fatto degli errori, ne rifarò, ma mi sento tranquillo, perché la Virtus c´è».
Sono giorni di vittorie, che aiutano lo spirito. «E´ stata una grande settimana, ma avremo presto altri ostacoli del genere. La Benetton è qua, punta al primo posto, noi invece dobbiamo prima prendere loro. Ci conosciamo bene». Che Rashard sarà nei prossimi giorni, con tante partite in fila? «In crescendo, anche se i 25 punti e i 15 rimbalzi non sono la mia meta. Prestazioni grandi le possono fare in tanti nella Kinder». Con la squadra del Grande Slam, che differenza c´è? «In pratica, nessuna: il nostro target è sempre quello. Forse la stagione scorsa eravamo più matricole, più affamati: adesso siamo coscienti del ruolo». Un po´ come i Lakers? «E io come Shaq? Solo a grandi linee. Ginobili è un giocatore «flash», con delle vampate, un po´ come Kobe. Ma la sostanza è che praticamente ognuno di noi può a turno decidere una partita. E non siamo egoisti. Segreto? No, verità». E Messina come Phil Jackson? «Ettore è il coach. Punto e basta, il migliore d´Europa. Può essere solo lui il nostro allenatore. Giordano Consolini è una grande tecnico, come Lele Molin. Ottime persone. Ma il capo è solo Messina. Su questo non abbiamo dubbi».
Francesco Forni
«Sono circa all´85% del mio potenziale, l´obiettivo è arrivare al massimo per le prossime settimane, quando comincerà l´ultima parte della stagione. Ero calmo prima, lo sono adesso. È una questione di ritmo: tre mesi senza palla, senza gioco. Non ero più abituato alle corse a tutto campo, all´intensità. Ci vuole tempo, sono venti giorni che m´alleno con la squadra».
La pazienza è stata premiata. «I miei compagni e il coach sono sempre andati forte, i risultati sono lì: i colpi a vuoto sono episodi che, come gli infortuni, ci stanno. Intanto, senza me e Becirovic è arrivata la Coppa Italia e siamo a un passo dalle Final Four. La squadra e Messina cercano sempre di darmi una mano e ci riescono. Ci conosciamo bene, ma rientrare non è stato automatico, anzi le difficoltà ci sono. Sbagli un canestro, non prendi un rimbalzo, giochi tre minuti e poi ti devi fermare, perché è quella la tua autonomia. Adesso sto prendendo il ritmo e recuperando la confidenza mentale. I 26´ giocati con l´Efes sono stati positivi, ma la mia strada non è ancora completata: ho fatto degli errori, ne rifarò, ma mi sento tranquillo, perché la Virtus c´è».
Sono giorni di vittorie, che aiutano lo spirito. «E´ stata una grande settimana, ma avremo presto altri ostacoli del genere. La Benetton è qua, punta al primo posto, noi invece dobbiamo prima prendere loro. Ci conosciamo bene». Che Rashard sarà nei prossimi giorni, con tante partite in fila? «In crescendo, anche se i 25 punti e i 15 rimbalzi non sono la mia meta. Prestazioni grandi le possono fare in tanti nella Kinder». Con la squadra del Grande Slam, che differenza c´è? «In pratica, nessuna: il nostro target è sempre quello. Forse la stagione scorsa eravamo più matricole, più affamati: adesso siamo coscienti del ruolo». Un po´ come i Lakers? «E io come Shaq? Solo a grandi linee. Ginobili è un giocatore «flash», con delle vampate, un po´ come Kobe. Ma la sostanza è che praticamente ognuno di noi può a turno decidere una partita. E non siamo egoisti. Segreto? No, verità». E Messina come Phil Jackson? «Ettore è il coach. Punto e basta, il migliore d´Europa. Può essere solo lui il nostro allenatore. Giordano Consolini è una grande tecnico, come Lele Molin. Ottime persone. Ma il capo è solo Messina. Su questo non abbiamo dubbi».
Francesco Forni
Fonte: La Repubblica