MILANO — Come nasce un sogno? Con l'impegno, il sudore, il lavoro, la disciplina e un bel gruppo. Il sogno dell'Olimpia prende forma ogni giorno sul rinnovato parquet del Palalido e questa sera nel terzo test match della pre-season in quel di Pavia. Dalle 20, avversaria Novara (assente Garnett per una distorsione tarsica) nel quadrangolare dove sono impegnate anche Biella e i padroni di casa, la squadra di Attilio Caja farà un altro passo avanti verso quello che ha tutti i connotati per essere l'anno della riscossa.
I segnali, chiari, si vedono proprio in allenamento. Caja li dirige come un comandante della Luftwaffe. Per lui dedizione e applicazione valgono più di un bel canestro: «Conoscevo il suo credo cestistico - spiega Claudio Coldebella - ma quello che mi ha più impressionato è la concentrazione che pretende da noi giocatori. Anche in allenamento c'è tanta pressione, di quella buona però. Il coach cerca sempre di farci capire quello che spiega, ci rende partecipi e non solo esecutori del suo progetto di gioco. È una sensazione molto bella che aiuta anche nella creazione del gruppo».
Un'unione che è base per ottenere buoni risultati e che spesso, nella passata stagione, è stata l'ingrediente mancante dell'Olimpia di Pippo Faina. Ne sa qualcosa Martin Rancik, unico superstite di quella annata disastrosa: «Questo inizio non poteva essere migliore - dice l'ala slovacca - Siamo già molto uniti, tutti lavorano duro e si impegnano al massimo. Siamo ancora ad agosto ma penso che quest'anno arriveranno quelle vittorie solo promesse l'anno scorso». Caja predica gioco veloce, quello che Rancik preferisce: «Fin dal primo allenamento ci ha insegnato a trasformare ogni azione in contropiede. Giochiamo un basket semplice ma redditizio e molto spettacolare . Personalmente è quello che preferisco e penso sarà così anche per i nostri tifosi». Il talento di Rancik non è mai stato in discussione, la sua continuità sì: «Sono d'accordo - ammete Martin - devo imparare a giocare su alti livelli per un numero maggiore di partite e non fare grandi performance e poi sparire per un paio di partite».
In allenamento l'entusiasmo è alle stelle. Ma in questi casi serve anche mordere il freno: «Dobbiamo essere pronti per il 22 settembre - ricorda l'esperto Coldebella - non prima. A volte si tende a voler strafare durante la preparazione. Quello che conta però è arrivare alla partita di esordio al massimo delle forma, fisica e mentale. Per noi sarà fondamentale partire con il piede giusto e vincere le prime tre partite. Servirà per la classifica e anche per ricreare il giusto feeling con il pubblico e con la città». Un rapporto spesso conflittuale negli ultimi anni ma che sembra in netto miglioramento: «Vedo tanti tifosi agli allenamenti e anche in Valtellina avevamo sempre il tutto esaurito. Milano ha fame di basket, serve solo una squadra vincente e una buona immagine».
Maurizio Trezzi
I segnali, chiari, si vedono proprio in allenamento. Caja li dirige come un comandante della Luftwaffe. Per lui dedizione e applicazione valgono più di un bel canestro: «Conoscevo il suo credo cestistico - spiega Claudio Coldebella - ma quello che mi ha più impressionato è la concentrazione che pretende da noi giocatori. Anche in allenamento c'è tanta pressione, di quella buona però. Il coach cerca sempre di farci capire quello che spiega, ci rende partecipi e non solo esecutori del suo progetto di gioco. È una sensazione molto bella che aiuta anche nella creazione del gruppo».
Un'unione che è base per ottenere buoni risultati e che spesso, nella passata stagione, è stata l'ingrediente mancante dell'Olimpia di Pippo Faina. Ne sa qualcosa Martin Rancik, unico superstite di quella annata disastrosa: «Questo inizio non poteva essere migliore - dice l'ala slovacca - Siamo già molto uniti, tutti lavorano duro e si impegnano al massimo. Siamo ancora ad agosto ma penso che quest'anno arriveranno quelle vittorie solo promesse l'anno scorso». Caja predica gioco veloce, quello che Rancik preferisce: «Fin dal primo allenamento ci ha insegnato a trasformare ogni azione in contropiede. Giochiamo un basket semplice ma redditizio e molto spettacolare . Personalmente è quello che preferisco e penso sarà così anche per i nostri tifosi». Il talento di Rancik non è mai stato in discussione, la sua continuità sì: «Sono d'accordo - ammete Martin - devo imparare a giocare su alti livelli per un numero maggiore di partite e non fare grandi performance e poi sparire per un paio di partite».
In allenamento l'entusiasmo è alle stelle. Ma in questi casi serve anche mordere il freno: «Dobbiamo essere pronti per il 22 settembre - ricorda l'esperto Coldebella - non prima. A volte si tende a voler strafare durante la preparazione. Quello che conta però è arrivare alla partita di esordio al massimo delle forma, fisica e mentale. Per noi sarà fondamentale partire con il piede giusto e vincere le prime tre partite. Servirà per la classifica e anche per ricreare il giusto feeling con il pubblico e con la città». Un rapporto spesso conflittuale negli ultimi anni ma che sembra in netto miglioramento: «Vedo tanti tifosi agli allenamenti e anche in Valtellina avevamo sempre il tutto esaurito. Milano ha fame di basket, serve solo una squadra vincente e una buona immagine».
Maurizio Trezzi