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Hulett, paragoni da brivido

La guardia di Fabriano: "Kobe è il mio mito; Io come lui? Non scherziamo"

FABRIANO — Il problema è uno solo, ma serio parecchio: chi convincerà il baby-fenomeno che l'Italia è il Belpaese per davvero? Chi saprà «blindarlo» allungandogli il contratto attualmente per una sola stagione? Carmenati il colpo grosso l'ha fatto ed è giustamente convinto che il suo «pupillo» vi stupirà, ma far capire a DeAndre Hulett che questa è una piccola Nba sarà dura. «Non voglio parlare di futuro», le prime parole del potenziale fuoriclasse del Michigan. «Questo per me è un anno di apprendistato, poi spero di concretizzare il sogno dei professionisti americani. Quello è il mio grande desiderio». Riparliamone più avanti, ma uno così andrebbe persuaso fin d'ora, perché campioni del genere in città non se ne sono poi visti tanti… «Voglio crescere». Una dozzina d'ore di aereo non hanno scalfito un contagioso sorriso e un'innata voglia di divertirsi col pallone in mano che ha tanto l'aria di essere tutta la sua vita. E allora appena mette piede a Fabriano, via alle prime schiacciate, all'uno contro uno con un collega della stampa (!), a un feeling speciale già nato con i tifosi presenti all'improvvisato incontro con i taccuini di ieri mattina.
«Del vostro paese conosco poco o niente a parte i compagni di squadra con cui ho giocato in Summer League e da avversari in Usbl. Comunque, a 22 anni, sono qui per continuare a crescere e migliorare».
«Chi è Monroe?». Treccine identiche a Porter, fisico longilineo spalmato su due metri di atletismo allo stato puro, somiglianza tecnico-cestistica neanche troppo vaga con il Jenkins sorpresa dell'anno nell'ultimo torneo di Legadue con Borgomanero, ma niente promesse impegnative. «Scusate, ma Rodney Monroe non lo conosco, per cui non posso dirvi se sarò il suo erede. E poi non faccio proclami sui punti individuali. Non conterebbero nulla i miei 30 punti in una partita, se poi perdiamo. Le mie qualità? Gioco su tutto il campo, mi sento piuttosto atletico, sono una guardia come posizione naturale, ma posso ricoprire tutte le tre posizioni sul perimetro. Quanto al tiro ci sto lavorando parecchio, anche se il mio gioco è più incentrato sulle penetrazioni».
«Il nuovo Kobe». Ma non solo Carmenati lo definisce un gran prospetto, visto che Pozzecco lo scorso anno sgranò gli occhi nell'incrociarlo alla Summer league («E' il giocatore che più mi ha impressionato», disse il Poz) e Joe Bryant un paio di mesi addietro lo paragonò a suo figlio Kobe. «Kobe è il mio mito, purtroppo però non posso avere la maglia numero 21, perché qui da voi non si usa… Io come lui? Non scherziamo, mi pare decisamente un po' troppo». Stasera (ore 22), debutterà in maglia fabrianese al torneo di Cervia contro la Fortitudo Bologna, mentre resta incerto il destino di Nunez.
Alessandro Di Marco
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