Segni particolari: Pozzecco. Basta la parola. Uno che ha comprato un merlo indiano e l'ha chiamato Dennis Rodman. Pare che il merlo sia capace di parlare tre lingue, far da mangiare, lavare e stirare. Per questo Gianmarco l'ha lasciato a Trieste, dalla mamma. Uno che ha sfondato a Varese. Perché vi segnaliamo la provenienza varesina? Prima del suo arrivo, il termine di paragone, in materia di play, era Aldo Ossola. Giocatore straordinario, ma mai un'iniziativa fuori le righe. Mai un tiro (Nikolic glielo impediva). Il Poz è diverso, penetra, scarica. E' capace di segnare 30 punti a gara. «Prima di me — dice con orgoglio — i play non segnavamo più di 4-5 punti per gara. A meno che non fossero americani. Ma anche loro, mi viene in mente Frederick, venivano discussi».
Play e personaggio. L'unico cestista che sappia attirare le attenzioni delle telecamere e dei giornali non specializzati. Quelli che si occupano solo di pettegolezzi. A Varese poteva farlo, a Bologna, forse, sarà più difficile. Basta pensare al primo anno di Meneghin e alle voci che giravano sul clan dei varesini.
Per il debutto casalingo promette già una sorpresa. Dovrà coinvolgere un suo amico di Bologna, ma virtussino, che dovrà indossare una canotta della Fortitudo. Di più, il Poz, non svela.
Trent'anni compiuti e uno scudetto, il Poz sa che non può perdere questo treno. Bologna lo cercava da anni e lui arriva nel pieno della maturità. Cestistica, s'intende, perché il Poz era e resta il Peter Pan dei canestri. Ma in un basket sempre più ripiegato su se stesso — vi dice nulla il fatto che molti club prestigiosi siano senza sponsor? —, Gianmarco è una manna. Possiamo imparare tante cose da uno come lui. Potranno impararne anche i suoi compagni-colleghi che molte volte, troppo spesso, parlano con il freno a mano tirato.
Alessandro Gallo
Play e personaggio. L'unico cestista che sappia attirare le attenzioni delle telecamere e dei giornali non specializzati. Quelli che si occupano solo di pettegolezzi. A Varese poteva farlo, a Bologna, forse, sarà più difficile. Basta pensare al primo anno di Meneghin e alle voci che giravano sul clan dei varesini.
Per il debutto casalingo promette già una sorpresa. Dovrà coinvolgere un suo amico di Bologna, ma virtussino, che dovrà indossare una canotta della Fortitudo. Di più, il Poz, non svela.
Trent'anni compiuti e uno scudetto, il Poz sa che non può perdere questo treno. Bologna lo cercava da anni e lui arriva nel pieno della maturità. Cestistica, s'intende, perché il Poz era e resta il Peter Pan dei canestri. Ma in un basket sempre più ripiegato su se stesso — vi dice nulla il fatto che molti club prestigiosi siano senza sponsor? —, Gianmarco è una manna. Possiamo imparare tante cose da uno come lui. Potranno impararne anche i suoi compagni-colleghi che molte volte, troppo spesso, parlano con il freno a mano tirato.
Alessandro Gallo
Fonte: Il Resto del Carlino