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Crespi, una Scavolini competitiva

Soddisfatto il coach dopo il torneo di Urbino: «Con Treviso 15 minuti di alta qualità»

PESARO - Ettore Messina non perde mai, neppure in amichevole. Ma finire alle spalle dei campioni d’Italia dopo aver rischiato anche di vincerla, quella partita, è pur sempre una nota lieta, per chi ha come primo obiettivo quello di divertirsi e divertire. E alla fine coach Crespi traccia bilanci incoraggianti: «Abbiamo giocato contro due grandi squadre (Virtus Bologna e Benetton -ndr), con delle assenze su tutti i fronti - analizza il tecnico della Scavolini - Si è visto che abbiamo voglia di competere con chiunque e adesso ci dedicheremo alla cura dei dettagli. Tre sono gli aspetti positivi: con Treviso per i primi 15’ abbiamo giocato una pallacanestro di alta qualità, addirittura inaspettata per me, a questo punto della stagione; con talento e fisico i verdi erano volati a +10, con serie possibilità di scappare via. I nostri giocatori hanno reagito con orgoglio e cuore, procurandosi il pallone del possibile pareggio; la nostra squadra non ha una storia, ci stiamo conoscendo ora, ma il fatto che si possa giocare con il sostegno di un tale pubblico aiuta a farlo con piacere e più in fretta». La sorpresa più positiva della serata è arrivata da McGhee, lo “sbudellato" che prima delle partite si carica con i cuffioni alla Blair... «Mi eccita il gioco duro - confessa l’Asso - e ci tenevo a giocare bene la seconda partita, visto che la prima sera non ero andato granchè. Con coach Crespi ci si diverte e - allenandoci intensamente - possiamo arrivare lontano». «Aaron mi aveva colpito l’altra sera - racconta il coach - quando siamo scesi dal pullman. Con Bologna era un po’ fuori partita, io l’ho confortato e lui ha detto: “No, no, non c’è problema. Sono pronto" e la mattina dopo è venuto lui a suggerirmi una cosa. Significa che non si spaventa se gioca male, non trova scuse, ma cerca delle soluzioni al fatto che non sta rendendo perchè si deve ancora ambientare a questo tipo di basket». Marco Crespi ha di che essere soddisfatto, può contare su dieci (quando il gruppo tornerà al completo) atleti intercambiabili che - parole testuali - «decidono da soli in che ruolo preferiscono giocare». Tradotto: se Gilbert ama fare il play-maker (per un paragone, scomodiamo l’immenso Darwin Cook, che la Roccia ricorda in alcune movenze), lui fa il play-maker, anche se di fianco ha Malaventura, che all’inizio era stato bollato come cambio di Pecile. A proposito di Gilbert: il folletto ex Missouri non ha cambiato numero di maglia. In finale ha indossato il 12 - invece del 5 - perchè nelle vecchie divise bianche non esiste più quel numero. Melvin Booker ha fatto razzìa di completini... Nella riuscitissima duegiorni urbinate è stata registrata la presenza dei noti agenti Luciano Capicchioni e Reed T. Salwen, ma anche di uno sconsolato Pecile, forzatamente in borghese e visibilmente debilitato per via di uno stomaco che fa le bizze. La carica è solo in stand-by, perchè - assicura Sunshine - con Crespi le cose funzionano a meraviglia. Richardson invece è più pimpante, nonostante la caviglia fasciata. L’ex Indiana sorride e promette: «Lavorerò per imparare l’italiano». Gigena - uno dei migliori in finale (3/3 da 3 e 7 rimbalzi) - è stanchissimo dopo il match, quasi non si regge in piedi. «Ma domani (ieri -ndr) arrivano mia moglie e mia figlia e voglio che trovino tutto in ordine...».
Camilla Cataldo
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