CANTU' (Como) — Alla vigilia della prima amichevole stagionale - domani (alle 20,30) a Cucciago contro la Turk Telecom Ankara - Dan Gay, il nuovo capitano dell'Oregon Scientific Cantù, traccia la rotta. Il pivot italoamericano, 42 anni, al suo sesto campionato in Brianza, ha ereditato i «gradi» dal leggendario Antonello Riva emigrato a Rieti.
«Con o senza la fascia mi sentivo già il capitano di questa squadra - ironizza il veterano della Florida -. Da quando Cantù è diventata una colonia a stelle e strisce, mi sono impegnato per dare una mano ai miei compagni che arrivano dall'altra parte dell'Atlantico. Un aiuto dentro e fuori dal campo per inserirsi in fretta e meglio. Perché la vera forza deve essere l'unità del gruppo. Se non c'è amicizia, non c'è altruismo, non c'è voglia di lottare e soffrire insieme. In tanti anni di esperienza mi sono convinto di una cosa: le vittorie prima nascono nello spogliatoio e poi si concretizzano sul parquet. Cantù è forte perché è una squadra compatta e solida. La nostra arma in più è in un motto: "Uno per tutti e tutti per uno". E anche i nuovi acquisti stanno respirando quest'aria».
Il pivot Jonzen e il play Fazzi, aspettando il cecchino Jones: sono questi i giocatori scelti da coach Sacripanti e dal diesse Arrigoni per far volare l'Oregon.
«Jonzen non farà rimpiangere Lindeman - osserva Gay -. Lo svedese ha un buon tiro da due e da tre. E' veloce nel gioco. Rapido nei movimenti. Si allena tantissimo e crescerà parecchio. Vedrete che sorpresa. Fazzi invece è esperto. Ritengo sia il cambio ideale per Mc Cullough. Jones lo stiamo tutti aspettando. E' l'oggetto misterioso. Nessuno lo conosce. Ma ai Mondiali di Indianapolis sta facendo bene. Buon segno. Un ottimo biglietto da visita».
Dopo la cavalcata trionfale dell'anno passato, riuscirà Cantù a ripetersi?
«Non sarà facile - risponde il capitano -. Ma noi ci proveremo. Lo scudetto? Un sogno. Meglio tenere i piedi per terra. Eppoi non ho ancora visto le altre squadre. Ma so che tutte si sono rafforzate. L'Oregon non potrà più contare sul fattore sorpresa, come la scorsa stagione. Dopo aver sfiorato la finale scudetto, non siamo più una rivelazione. Però Cantù è tornata grande e sono convinto che crescerà ancora. Vogliamo confermarci ad alto livello, ma dovremo essere molto umili».
Un messaggio particolare ai tifosi?
«Abbiamo bisogno del sostegno del pubblico. L'entusiasmo della gente è un'iniezione di fiducia».
Cantù ha perso la sua bandiera: Riva.
«Si sente la mancanza di Nembo Kid. Era un leader in campo e nello spogliatoio. Un modello per tutti. Ma siamo professionisti e ci adegueremo. Di sicuro Jones ci darà più minuti e un diverso apporto all'economia del gioco».
Ai mondiali americani chi salirà sul gradino più alto del podio?
«Usa, of course. Ma la Jugoslavia fa paura».
Paolo Marelli
«Con o senza la fascia mi sentivo già il capitano di questa squadra - ironizza il veterano della Florida -. Da quando Cantù è diventata una colonia a stelle e strisce, mi sono impegnato per dare una mano ai miei compagni che arrivano dall'altra parte dell'Atlantico. Un aiuto dentro e fuori dal campo per inserirsi in fretta e meglio. Perché la vera forza deve essere l'unità del gruppo. Se non c'è amicizia, non c'è altruismo, non c'è voglia di lottare e soffrire insieme. In tanti anni di esperienza mi sono convinto di una cosa: le vittorie prima nascono nello spogliatoio e poi si concretizzano sul parquet. Cantù è forte perché è una squadra compatta e solida. La nostra arma in più è in un motto: "Uno per tutti e tutti per uno". E anche i nuovi acquisti stanno respirando quest'aria».
Il pivot Jonzen e il play Fazzi, aspettando il cecchino Jones: sono questi i giocatori scelti da coach Sacripanti e dal diesse Arrigoni per far volare l'Oregon.
«Jonzen non farà rimpiangere Lindeman - osserva Gay -. Lo svedese ha un buon tiro da due e da tre. E' veloce nel gioco. Rapido nei movimenti. Si allena tantissimo e crescerà parecchio. Vedrete che sorpresa. Fazzi invece è esperto. Ritengo sia il cambio ideale per Mc Cullough. Jones lo stiamo tutti aspettando. E' l'oggetto misterioso. Nessuno lo conosce. Ma ai Mondiali di Indianapolis sta facendo bene. Buon segno. Un ottimo biglietto da visita».
Dopo la cavalcata trionfale dell'anno passato, riuscirà Cantù a ripetersi?
«Non sarà facile - risponde il capitano -. Ma noi ci proveremo. Lo scudetto? Un sogno. Meglio tenere i piedi per terra. Eppoi non ho ancora visto le altre squadre. Ma so che tutte si sono rafforzate. L'Oregon non potrà più contare sul fattore sorpresa, come la scorsa stagione. Dopo aver sfiorato la finale scudetto, non siamo più una rivelazione. Però Cantù è tornata grande e sono convinto che crescerà ancora. Vogliamo confermarci ad alto livello, ma dovremo essere molto umili».
Un messaggio particolare ai tifosi?
«Abbiamo bisogno del sostegno del pubblico. L'entusiasmo della gente è un'iniezione di fiducia».
Cantù ha perso la sua bandiera: Riva.
«Si sente la mancanza di Nembo Kid. Era un leader in campo e nello spogliatoio. Un modello per tutti. Ma siamo professionisti e ci adegueremo. Di sicuro Jones ci darà più minuti e un diverso apporto all'economia del gioco».
Ai mondiali americani chi salirà sul gradino più alto del podio?
«Usa, of course. Ma la Jugoslavia fa paura».
Paolo Marelli