VARESE — La Metis e i punti playoff: un rapporto difficile ogni volta che si gioca in trasferta, ma oggi è il PalaIgnis a ospitare ancora la squadra di Gregor Beugnot. Varese attualmente è al decimo posto, da sola, ma ha sul collo il fiato di Verona, Biella e Roseto, mentre a quattro punti ci sono l'Avellino di Geno Carlisle (gran debutto il suo, per la rabbia del presidente Gianfranco Castiglioni... ), Udine e Livorno.
Non c'è da scherzare, anche perché l'avversario di questa sera è la Viola Reggio Calabria. L'ex Cenerentola dell'A1, partita ad handicap, è stata modificata grazie al mercato aperto, con gli investimenti di una nuova proprietà che ha faticosamente corretto in corsa le follie del ciclone Barbaro (come dimenticare l'uomo che voleva comprare Recalcati, Myers, Sabonis, Pozzecco e pure la Cacciatori per la squadra di pallavolo?).
Oggi la squadra di Tonino Zorzi - uno che a Varese si ricordano bene quelli con i capelli bianchi - è pericolosa, perché reduce dal successo netto con Trieste e da una serie di prestazioni convincenti anche lontano dal Pentimele, uno dei due palazzetti finora violati da Varese. La Metis, che per la partita di oggi deve rinunciare a Pozzecco e Di Giuliomaria, avrà Cristiano Zanus Fortes con la maschera protettiva per la frattura del setto nasale e «Swarovski» Shabazz ancora dolorante per un colpo ricevuto domenica a Pesaro.
I due punti contro Reggio Calabria sono un imperativo per guardare senza paura alle prossime partite della stagione regolare, perchè se i playoff scudetto sono un obiettivo, il tredicesimo posto in classifica non è così lontano. E chiudere la stagione senza poter disputare almeno un turno degli spareggi che assegnano poi il tricolore sarebbe un fallimento totale, difficile da digerire per i tifosi oltre che per la nuova proprietà.
Attenzione, comunque, alla voglia di rivincita che anima Tonino Zorzi ogni volta che viene a Varese: il «paròn» era il capitano del primo scudetto, nel 1961, quando allenatore era Enrico Garbosi. «Mi piacerebbe proprio vincere per onorare la sua memoria - dice l'esperto tecnico della Viola -: anche stavolta quando entrerò al Palasport guarderò in alto, verso gli stendardi che ricordano i successi di questa società, dove ho giocato e, purtroppo, mai allenato. E' il grande cruccio della mia lunga carriera, lo dico tutte le volte che vengo a giocare a Varese...».
Roberto Pacchetti
Non c'è da scherzare, anche perché l'avversario di questa sera è la Viola Reggio Calabria. L'ex Cenerentola dell'A1, partita ad handicap, è stata modificata grazie al mercato aperto, con gli investimenti di una nuova proprietà che ha faticosamente corretto in corsa le follie del ciclone Barbaro (come dimenticare l'uomo che voleva comprare Recalcati, Myers, Sabonis, Pozzecco e pure la Cacciatori per la squadra di pallavolo?).
Oggi la squadra di Tonino Zorzi - uno che a Varese si ricordano bene quelli con i capelli bianchi - è pericolosa, perché reduce dal successo netto con Trieste e da una serie di prestazioni convincenti anche lontano dal Pentimele, uno dei due palazzetti finora violati da Varese. La Metis, che per la partita di oggi deve rinunciare a Pozzecco e Di Giuliomaria, avrà Cristiano Zanus Fortes con la maschera protettiva per la frattura del setto nasale e «Swarovski» Shabazz ancora dolorante per un colpo ricevuto domenica a Pesaro.
I due punti contro Reggio Calabria sono un imperativo per guardare senza paura alle prossime partite della stagione regolare, perchè se i playoff scudetto sono un obiettivo, il tredicesimo posto in classifica non è così lontano. E chiudere la stagione senza poter disputare almeno un turno degli spareggi che assegnano poi il tricolore sarebbe un fallimento totale, difficile da digerire per i tifosi oltre che per la nuova proprietà.
Attenzione, comunque, alla voglia di rivincita che anima Tonino Zorzi ogni volta che viene a Varese: il «paròn» era il capitano del primo scudetto, nel 1961, quando allenatore era Enrico Garbosi. «Mi piacerebbe proprio vincere per onorare la sua memoria - dice l'esperto tecnico della Viola -: anche stavolta quando entrerò al Palasport guarderò in alto, verso gli stendardi che ricordano i successi di questa società, dove ho giocato e, purtroppo, mai allenato. E' il grande cruccio della mia lunga carriera, lo dico tutte le volte che vengo a giocare a Varese...».
Roberto Pacchetti