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Anche Bulgheroni spinge l'azzurro verso Livorno

Ma c'è un'altra squadra italiana che lo tenta

LIVORNO. Tony Bulgheroni, meno di tre settimane e ricomincia il campionato: Andrea Meneghin è ancora senza squadra, come si risolverà la questione?
«Si risolverà in due momenti. Prima di tutto Meneghin dovrà rescindere il contratto con la Fortitudo. Poi comincerà a trattare con chiunque sarà interessato a lui, come ad esempio Livorno».
A
che punto è la separazione da Bologna?
«Siamo vicini ad una soluzione. Spero che entro due, tre giorni giocatore e società risolvano il contratto. Sicuramente non andremo oltre la fine di questa settimana».
Lei è un po' l'assistente spirituale di Menego: come vede l'ipotesi di un suo passaggio alla Mabo?
«Livorno rappresenta una buonissima occasione per Andrea. Gruppo giovane, ambiente pieno di entusiasmo, città dalle grandi tradizioni e una squadra con tre italiani di grande rilievo. Mi ricorda molto la Varese dei vecchi tempi, quella in cui Meneghin ha vinto lo scudetto, con la differenza che da voi giocherebbe la metà delle partite, visto che la Mabo non disputa l'Eurolega. Sono convinto che Livorno rappresenti davvero una bella opportunità. È un'ipotesi che ho consigliato anch'io al giocatore».
E le alternative? Si dice che Roseto avrebbe rilanciato e che la Virtus stia aspettando il momento buono...
«In realtà le squadre italiane interessate al giocatore sono due. Una di queste è Livorno, dell'altra non posso fare il nome, ma posso dirvi che non è nè Roseto, nè la Virtus Bologna che si è ufficialmente ritirata dalla trattativa, sostenendo che non ci sarebbero stati i tempi giusti per concludere l'accordo. Poi ci sono anche due squadre europee che si sono fatte avanti».
Su quale base deciderà il giocatore?
«Ci sono diversi aspetti da valutare, ma ripeto, fino a che non si risolverà la questione con la Fortitudo è prematuro parlarne».
Le condizioni di Meneghin. Pensa che a Livorno potrebbe superare le difficoltà avute a Bologna?
«Credo di sì. Andrea sta bene e ha voglia di giocare. Il fatto è che a Bologna non è mai riuscito ad integrarsi nè con la squadra, nè con il pubblico».
Giulio Corsi
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