COSTATA nell´estate 2000 una trentina di miliardi, la Virtus del Grande Slam resta appesa alla storia come un raffronto inevitabile per le edizioni successive, anche se rimarrà un pezzo probabilmente unico, per felice, quasi magica, rapidità di coesione. In ogni caso, quella Virtus è imparagonabile con questa che nasce oggi, eretta su un budget più ridotto, benchè sempre robusto, e pure con un soffio della sorte più flebile d´allora. La recessione generale dello sport spinge verso politiche di contenimento, laddove due anni ci fu perfino un eccesso di slancio nel neofita Madrigali, poi ripagato dall´aver azzeccato tutti gli acquisti. Né fu usata la lesina l´estate successiva, quando l´ingaggio di Becirovic parve perfino un lusso superfluo, a prescindere da ciò che non si poteva prevedere: e cioè il magro destino del ragazzo, che salterà pure quest´intera stagione.
Ieri Marco Madrigali non era al varo della sua Virtus, veleggiando altrove, e replicando l´assenza già notata nel giorno della nomina di Tanjevic. Dopo i tanti sconquassi visti sotto il cielo bianconero, e rinviati gli esami sulla squadra a collaudi meno precari, non resta, pure a lui, che attendere con ansiosa curiosità la prova del mercato abbonati. Ieri l´hanno attizzata con insistiti proclami i suoi due colonnelli, sommandovi l´autocertificazione di restare il club che più spende in Italia. Alla seduzione dell´antico e pregiato marchio hanno infine aggiunto gli ultimi due acquisti, che completano un organico perfino pletorico, da asciugare a giochi in corso, valutando salute e capacità. Al varo s´è molto lavorato, spesso rabberciando più che progettando, costretti pure dal destinaccio. Si sono pure cambiate molte strade, saltando fra millanta trattative, secondo bussole leggibili probabilmente ai soli titolari.
Cancellando dunque lo scomodo paragone col gruppo dello Slam, andrebbe ora pesata la Virtus che verrà. Senonchè, questa squadra ancora non c´è, se appunto allineare 9 facce nuove (alcune davvero buone) rende duro saldarne un´identità. Se può servire come viatico, anche Messina fece fiorire la Virtus 2000 su una rifondazione: furono 6 i pezzi inediti e 5 i confermati (tanti come ora). Questi, anzi, dovevano essere di più, perché Becirovic nei desideri era un pilone e invece sarà solo un contratto in freezer, da scongelare a integrità ritrovata. E pure la ritardata guarigione di Smodis, efficiente chissà quando, complica il disegno.
Poi, Bowdler arriva per la prima volta a giocare davvero, dopo le minutaglie in Nba, e di Sekularac pochi potranno dire di conoscerlo, fuori dal giro degli addetti ai lavori. Non ha mai fatto l´Eurolega, non è nei 12 della nazionale slava ai Mondiali, offre numeri ricchi in un campionato povero, ma averci scommesso così forte può essere un indizio che l´azzardo vale. Al di là degli scontati paralleli con Danilovic, viene più in mente Ginobili, volendo cercare la suggestione d´una parabola ideale, e anche augurale. Quando Sasha venne a Bologna, ventiduenne, era già uno svettante bi-campione d´Europa (con la Jugoslavia a Roma ´91, col Partizan, fresco fresco, a Istanbul ´92), mentre dal poco al tutto qui s´è visto schizzare in orbita Manu. Dettagli, si capisce, perchè conterà quanto Sekularac produrrà, nell´attacco a tre punte che avrà in Bell una mano già apprezzata e in Avleev un 3-4 di impatto teoricamente sodo, gallonato di buone cifre in Eurolega, ma visto talvolta defilarsi nelle partite grosse (non ultime in questo Mondiale).
Non c´è un play canonico, ma si sa che la cosa non ha mai spaventato Tanjevic: l´ipotesi per i minuti decisivi è riadeguarvi Rigaudeau, da amministrare con misura, poi di ruolo c´è Attruia, e può adattarsi anche Bell. Il sogno di Boscia era Meneghin, e sarà ora Sekularac: per lui, da sempre, chi abita il cielo dei fenomeni in regia può giocare bendato
Walter Fuochi
Ieri Marco Madrigali non era al varo della sua Virtus, veleggiando altrove, e replicando l´assenza già notata nel giorno della nomina di Tanjevic. Dopo i tanti sconquassi visti sotto il cielo bianconero, e rinviati gli esami sulla squadra a collaudi meno precari, non resta, pure a lui, che attendere con ansiosa curiosità la prova del mercato abbonati. Ieri l´hanno attizzata con insistiti proclami i suoi due colonnelli, sommandovi l´autocertificazione di restare il club che più spende in Italia. Alla seduzione dell´antico e pregiato marchio hanno infine aggiunto gli ultimi due acquisti, che completano un organico perfino pletorico, da asciugare a giochi in corso, valutando salute e capacità. Al varo s´è molto lavorato, spesso rabberciando più che progettando, costretti pure dal destinaccio. Si sono pure cambiate molte strade, saltando fra millanta trattative, secondo bussole leggibili probabilmente ai soli titolari.
Cancellando dunque lo scomodo paragone col gruppo dello Slam, andrebbe ora pesata la Virtus che verrà. Senonchè, questa squadra ancora non c´è, se appunto allineare 9 facce nuove (alcune davvero buone) rende duro saldarne un´identità. Se può servire come viatico, anche Messina fece fiorire la Virtus 2000 su una rifondazione: furono 6 i pezzi inediti e 5 i confermati (tanti come ora). Questi, anzi, dovevano essere di più, perché Becirovic nei desideri era un pilone e invece sarà solo un contratto in freezer, da scongelare a integrità ritrovata. E pure la ritardata guarigione di Smodis, efficiente chissà quando, complica il disegno.
Poi, Bowdler arriva per la prima volta a giocare davvero, dopo le minutaglie in Nba, e di Sekularac pochi potranno dire di conoscerlo, fuori dal giro degli addetti ai lavori. Non ha mai fatto l´Eurolega, non è nei 12 della nazionale slava ai Mondiali, offre numeri ricchi in un campionato povero, ma averci scommesso così forte può essere un indizio che l´azzardo vale. Al di là degli scontati paralleli con Danilovic, viene più in mente Ginobili, volendo cercare la suggestione d´una parabola ideale, e anche augurale. Quando Sasha venne a Bologna, ventiduenne, era già uno svettante bi-campione d´Europa (con la Jugoslavia a Roma ´91, col Partizan, fresco fresco, a Istanbul ´92), mentre dal poco al tutto qui s´è visto schizzare in orbita Manu. Dettagli, si capisce, perchè conterà quanto Sekularac produrrà, nell´attacco a tre punte che avrà in Bell una mano già apprezzata e in Avleev un 3-4 di impatto teoricamente sodo, gallonato di buone cifre in Eurolega, ma visto talvolta defilarsi nelle partite grosse (non ultime in questo Mondiale).
Non c´è un play canonico, ma si sa che la cosa non ha mai spaventato Tanjevic: l´ipotesi per i minuti decisivi è riadeguarvi Rigaudeau, da amministrare con misura, poi di ruolo c´è Attruia, e può adattarsi anche Bell. Il sogno di Boscia era Meneghin, e sarà ora Sekularac: per lui, da sempre, chi abita il cielo dei fenomeni in regia può giocare bendato
Walter Fuochi
Fonte: La Repubblica