Conosce Tanjevic, ha giocato con Pozzecco quando il Poz era la sua riserva, a Livorno, è stato allenato da Lombardi. E' reduce da una stagione a Madrid, con il Real, e sa quello che lo aspetta: cosa chiedere di più a Attruia? Stefano, 33 anni, ha giocato in tutti i maggiori club italiani – con due puntate all'estero, al Real, appunto, e all'Aek Atene con Coldebella e Chiacig – non è cambiato. Capello arruffato (ma taglio più sobrio rispetto all'ultima acconciatura rasta), sguardo vivace, risposta pronta. Anche se sui ricordi, Stefano, è un po' smemorato. «L'ultima volta che sono stato qui? Diciamo quattro, forse cinque anni fa. O erano sei?». Il passato remoto, cinque anni or sono, era in Fortitudo, il passato più recente, nella passata stagione, a Madrid e il presente in bianconero. «Con il Real – racconta – è stata una bella esperienza anche se non sono arrivati i risultati che speravamo. Le mie caratteristiche sono sempre le stesse. Non sono cambiato anche se, rispetto a 10 anni fa, sono più sicuro dei miei mezzi».
Assicura la stessa velocità e la stessa elevazione. Quasi un omaggio a Boscia. «Tanjevic lo conosco da tanto tempo. Giocavo a Pavia, ma rientravo a Trieste, dove avevo casa. E quando volevo, il lunedì, andavo ai suoi allenamenti. Mi faceva lavorare con gli altri, anche se ero di un'altra squadra. Boscia riusciva, incredibile, a fare allenare anche 17-18 persone per volte. E ho giocato anche alcune amichevoli».
Tanjevic forse gli chiederà, visti gli acciacchi e le assenze del gruppo bianconero, di dare qualche minuto subito. Anche se lui è fuori forma. »Mi sono fermato – dice – per problemi miei. Ma qua c'è il professor Grandi, c'è Tanjevic, mi rimetteranno in sesto subito». Sarà un'arma o un giocatore tattico? «Non lo so. All'Aek mi fecero fare il tiratore, non me l'aspettavo. Farò quello che mi diranno di fare». Dall'altra parte della barricata ritroverà Pozzecco. «Ho visto suo padre in questi giorni – commenta -. Quella stagione, a Livorno, fu incredibile. Al PalaDozza battemmo la Virtus dopo un supplementare. Era una squadra di ex bianconeri con Bon, Gallinari e Richardson. Eravamo così contenti, per quella vittoria, che non avremmo voluto lasciare l'impianto. Cori contro di me per il mio passato Fortitudo? Non so.
Sono sempre andato d'accordo con tutti».
Alessandro Gallo
Assicura la stessa velocità e la stessa elevazione. Quasi un omaggio a Boscia. «Tanjevic lo conosco da tanto tempo. Giocavo a Pavia, ma rientravo a Trieste, dove avevo casa. E quando volevo, il lunedì, andavo ai suoi allenamenti. Mi faceva lavorare con gli altri, anche se ero di un'altra squadra. Boscia riusciva, incredibile, a fare allenare anche 17-18 persone per volte. E ho giocato anche alcune amichevoli».
Tanjevic forse gli chiederà, visti gli acciacchi e le assenze del gruppo bianconero, di dare qualche minuto subito. Anche se lui è fuori forma. »Mi sono fermato – dice – per problemi miei. Ma qua c'è il professor Grandi, c'è Tanjevic, mi rimetteranno in sesto subito». Sarà un'arma o un giocatore tattico? «Non lo so. All'Aek mi fecero fare il tiratore, non me l'aspettavo. Farò quello che mi diranno di fare». Dall'altra parte della barricata ritroverà Pozzecco. «Ho visto suo padre in questi giorni – commenta -. Quella stagione, a Livorno, fu incredibile. Al PalaDozza battemmo la Virtus dopo un supplementare. Era una squadra di ex bianconeri con Bon, Gallinari e Richardson. Eravamo così contenti, per quella vittoria, che non avremmo voluto lasciare l'impianto. Cori contro di me per il mio passato Fortitudo? Non so.
Sono sempre andato d'accordo con tutti».
Alessandro Gallo
Fonte: Il Resto del Carlino