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Meneghin: «Potrei star fermo»

VARESE — E' uno dei giocatori italiani più famosi e pagati, ma senza squadra. Ha un ricco contratto, ma fra un paio di giorni sarà ufficialmente disoccupato, eccellente e per poco. Una storia strana quella di Andrea Meneghin, cognome pesante e cuore leggero, che non ha retto alle pressioni di Basket City.
Due anni duri a Bologna, dopo una vita e lo scudetto con Varese. Due anni iniziati male e finiti peggio, con un invito secco dal patron della Fortitudo, Seragnoli. «Si cerchi un'altra squadra». Alla faccia dei contratti firmati, anche se il Menego si è dato una bella mano, giocando una finale scudetto sconcertante. I cugini della Virtus lo volevano, ma Andrea non era libero, in più il club bianconero temeva che avrebbe fatto calare gli abbonamenti. Perciò le Vu Nere hanno preso altre strade. Ora la palla ritorna alla Fortitudo, con cui è stato trovato un accordo per uscire dall'impasse, ma solo sulla carta.
«Vado a Bologna domani per definire una situazione che è chiara, ma ancora bloccata» chiosa Tony Bulgheroni, ex presidente della Pallacanestro Varese, amico e procuratore (gratis) di Andrea. Il blocco, evidentemente, riguarda i quattrini promessi a Meneghin. Roba dello scorso anno con una buonuscita per la risoluzione di un contratto che scade nel 2004.
Andrea vive nel 'buen retiro' di Varese la sua situazione, paradossale per uno che è considerato fra i migliori talenti del basket europeo. Il campionato potrebbe partire senza di lui. «Non ho nessuna fretta di ricominciare giocare, e non so ancora dove andrò - confessa Andrea agli
amici - prima si deve risolvere la questione con la Fortitudo, poi penserò alle squadre che mi vogliono». Si allena da solo al Campus, a pochi passi dal Palazzetto dove lavora la Metis di Gregor Beugnot, a cui manca proprio una guardia ala da quintetto per essere davvero competitiva, ma Dodo Rusconi ha escluso il ritorno del figliol prodigo, forse non solo per ragioni di bilancio. «Da Varese ho avuto due offerte: mi vogliono il Daverio in C2 e l'Atletico, in Promozione — è la battuta —- ma c'è ancora tempo per decidere».
In Italia c'è un offerta seria e intrigante di Livorno, società che punta sui giovani, poi il Roseto di Bianchini si è fatto sentire, insieme ad altri due club che Bulgheroni preferisce tenere segreti. Dall'estero chiamano con insistenza Cska Mosca e Gran Canaria, ma Russia e Spagna non sono certo l'America che il Menego sognava. I maligni dicono che la possibilità dell'Nba se l'è giocata lui, andando alla Summer League con un atteggiamento discutibile. Al suo amicone Pozzecco chiedono ogni giorno notizie. «Non sento il Menego da un po' e non so dove si trova. Forse è a Casablanca per l'operazione, così coroneremo il nostro sogno d'amore» la spara grossa il Poz.
Il pronostico per l'immediato futuro non è semplice: Bulgheroni "tifa" per Livorno. «Voglio solo il suo bene, Andrea deve ritrovare l'entusiasmo della gente per rilanciarsi» dice, scuotendo la testa sull'ipotesi Varese. Alla fine deciderà il Menego, da solo, ma quando avrà sul conto i soldi che gli spettano, garantiti da chi, prima delle finali scudetto, gli aveva detto «Tranquillo Andrea, rimani a Bologna, faremo la squadra su di te».
Roberto Pacchetti
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